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martedì 29 agosto 2017

L'acqua scarseggia...e la papera non galleggia

Oggi voglio iniziare la ripresa dei miei post (dopo la pausa estiva) riscrivendo parola per parola, virgola per virgola, punto per punto, l'articolo che ho letto sulla Repubblica edizione Roma di stamattina a firma dello scrittore Marco Lodoli. A proposito della paventata riduzione notturna del flusso d'acqua a Roma in alcuni quartieri. Mi ci riconosco in questo spassoso articolo perché anch'io abito all'attico...Buona lettura.
La siccità di quest'anno ha fatto danni immensi, le campagne attorno a Roma sono inaridite, assetate, sgretolate dal sole e dall'assenza di pioggia; i laghi si ritirano a vista d'occhio, rischiando di trasformarsi in malinconiche pozzanghere; il Tevere sembra invece un serpentello scorticato che fugge tra i sassi sporgenti, sempre meno maestoso, sempre più stretto per colpa di una siccità che non molla.
Tutto è giallo, crepato, sabbioso: nell'agro romano le autobotti portano sorsi d'acqua alle coltivazioni prosciugate, le mosche e le vespe impazzite dal caldo funestano la nostra estate e tutto sembra solo una lunga attesa dell'acquazzone benedetto che riporterà pace, umidità nella terra e nell'anima, liquida dolcezza. Ma l'acquazzone come Godot non arriva. Lo aspettiamo chiacchierando, lamentandoci, immaginandolo, ma non c'è niente da fare, le nuvole non si stringono, non si oscurano, non precipitano. E così si è arrivati a un razionamento notturno dell'acqua.
Di giorno potremo continuare a bere a garganella, a farci le nostre belle docce, a innaffiare i gerani in terrazza: ma di notte di acqua ce ne sarà poca, la pressione sarà ridotta al minimo e bisognerà stare attenti anche a tirare la catena dello sciacquone. La cosa più strana è che chi soffrirà di più per questa carenza notturna saranno gli abitanti dei piani alti. Diciamo che fino al secondo, al terzo piano, la pressione sarà sufficiente a far salire l'ospite prezioso, magari dai rubinetti non uscirà un fiotto veemente, ma comunque fino a metà palazzo l'acqua dovrebbe arrivare. Saranno guai solo per i signori dell'attico e superattico, quelli un po' sdegnosi, quelli con il grande terrazzo strapieno di piante verdissime e fiorite, quelli là, insomma, l'avvocato e la sua signora, la commercialista e il marito giovane, il manager con moglie e quattro figli biondi e un po' antipaticucci: quelli dei piani nobili, che non sempre salutano con cordialità, che partono con l'ascensore senza attendere, che se la tirano un po' troppo.
Ecco, a quanto pare stavolta saranno proprio loro a patire maggiormente per l'acqua razionata. Sotto potremo tirarci i gavettoni, potremo rovesciare ettolitri nei vasetti delle piante grasse, potremo farci bagni sontuosi in vasche traboccanti: sopra moriranno di sete, dovranno cavarsela con le taniche, dovranno centellinare ogni bicchierino notturno. E' così, la vita gira, fa dispetti, ribalta l'ordine stabilito, toglie e dà capricciosamente o secondo regole imperscrutabili. Fatto sta che stavolta i fortunati dei piani alti invidieranno i poveretti dei piani bassi. Sotto si farà festa, sopra si andrà a letto con la gola secca e un po' di rabbia in corpo. 

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