tpi-back

mercoledì 16 febbraio 2011

le donne, croce e delizia del Cavaliere


Che a un attempato signore ultra settuagenario piacciano le donne può anche sembrare un'ovvietà. Ma che allo stesso ultra settuagenario piaccia fare sesso (dietro corrispettivo di 50 mila euro) con una marocchina minorenne, credo proprio che rappresenti l'apice dello schifo. E di conseguenza mi sembra più che giustificabile la decisione del presidente dei GIP milanesi, la dottoressa GABRIELLA MANFRIN, che ieri mattina, uscendo dal suo ufficio al settimo piano del palazzo di Giustizia di Milano, ha annunciato, con voce abbastanza emozionata, la notizia che tutti attendevano: la richiesta di giudizio immediato, per i gravi reati di concussione e prostituzione minorile, a carico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questa volta per il trapanatore di Arcore sarà dura evitare la gogna mediatica e giudiziaria: siamo di fronte alla genesi di uno dei processi più semplici (con accuse semplici e probanti) che mai l'Italia abbia visto nei suoi 150 anni di vita. Accuse semplici e circostanziate che, normalmente, richiederebbero risposte altrettanto semplici e dettagliate che, immagino, questa volta Berlusconi non potrà dare. Una concussione nei confronti di alcuni funzionari e agenti di polizia per far liberare una giovane prostituta minorenne marocchina (fatta passare per la nipote di Mubarak...) con la quale, dice l'accusa, il premier avrebbe avuto plurimi rapporti sessuali. A pagamento. Roba da rotocalco, da giornali rosa se di mezzo non ci fosse la più alta carica politica del Paese, il capo del Governo. Tutto nasce dalla strada, come in genere accade quando di mezzo c'è una mignotta. Una giovane prostituta accusata di furto di 3 mila euro. Un'altra prostituta adulta brasiliana che avverte al telefono il premier (quante prostitute possono disporre del numero privato del presidente del Consiglio...?). Una consigliera regionale (igienista dentale personale del premier) accusata di fare la maitresse che si presenta in Questura a Milano per ritirare la minorenne in affido abbandonandola subito dopo nel luogo da dove proveniva: la strada. E poi una rissa tra prostitute, l'intervento della polizia, le relazioni di servizio, i verbali. Una serie di casi e di coincidenze. C'è però un certo sincronismo in questo avvicendarsi di donne e prostitute nei destini e nella vita di Silvio Berlusconi. Donne che lo seguono in Parlamento (lasicamo stare se per le loro qualità politiche o per quelle sessuali). Donne che lo lasciano. Donne che fingono di amarlo e poi lo mettono nei guai parlandone malissimo al telefono. Donne che gli chiedono soldi. Donne che se lo contendono. E donne in divisa che debbono subire le sue pressioni. Donne che lo mettono sotto inchiesta. Donne che vagliano la sostanza delle accuse. Donne che lo contestano in piazza e donne che dovranno giudicarlo. Questa volta Berlusconi, con il suo endemico vizietto per le donne, è stato vittima di se stesso. E del suo potere. Che si è infranto incredibilmente di fronte alla relazione di servizio di alcuni poliziotti che hanno voluto caparbiamente far rispettare la legge e hanno colto in un abuso la sua debolezza. Una segnalazione in Procura su questa minorenne marocchina che andava in giro dicendo di frequentare il presidente del Consiglio e che forse voleva ricattarlo. Un controllo incrociato e l'ineluttabile precisione dei tabulati telefonici che ricostruiscono implacabilmente date, percorsi e intrecci. Per ben 13 volte, secondo l'accusa, Ruby (al secolo Karima El Mahroug) avrebbe trascorso le sue infuocate nottate in quel di Arcore. E non era certo perchè non sapeva dove andare. Così è nata l'inchiesta che sta facendo perdere il sonno al Caimano. Quasi per caso, per colpa di una mignotta minorenne, questa storia di sesso sembra un granellino di sabbia capace di bloccare un gigantesco ingranaggio. Un'inchiesta che doveva chiudersi con quella telefonata fatta nella notte del 27 maggio dell'anno scorso e che invece ha aperto una falla immane, con le intercettazioni, le convocazioni dei testimoni, l'individuazione delle ragazze facenti parte dell'harem di via Olgettina. E poi conti correnti, i bonifici bancari eseguiti a nome di Silvio Berlusconi (che pirla!), i racconti disgustati delle giovani ragazze arrivate per caso ad Arcore, incredibilmente univoci nel raccontare le stesse scene, gli stessi riti del bunga-bunga, oramai famosi in tutto il mondo. Adesso è arrivata la resa dei conti. Berlusconi è chiamato a difendersi in un'aula di Tribunale per raccontare la sua versione, per spiegare il perchè, in una calda sera di maggio, chiamò la Questura di Milano per far liberare una minorenne accusata di furto, spacciandola per la nipote di Mubarak. Questa volta, credo, nessuna foto, nessun altro verbale potrà aggiungere molto a questo pesante (e allo stesso tempo semplice) quadro di accuse. Auguri Presidente...

sabato 5 febbraio 2011

un Bocca d'annata come non l'avete mai letto


A volte capita di leggere tutto, ma proprio tutto, dell'autore che preferiamo, del giornalista che ammiriamo e che seguiamo o del notista politico che ci garba. Ma a volte può anche succedere (come nel mio caso) che qualcosa ci sfugga, che un articolo al vetriolo passi inosservato, perchè magari pubblicato su un mensile che non può certo vantare tirature nell'ordine delle centinaia di migliaia di copie. E' successo proprio così riguardo all'articolo veramente imperdibile che GIORGIO BOCCA scrisse più di 25 anni fa su Frigidaire, all'epoca una delle punte di diamante delle pubblicazioni satiriche della sinistra, tipica alternativa al famigerato settimanale Il Male, una sorta di must dell'editoria anticonformista e accentuatamente politicizzata degli anni a cavallo tra il 70 e l'80. Bocca scrisse quel pezzo magistrale infarcito di satira, ironia, cattiveria, nonchè di intelligente e graffiante sarcasmo, che letteralmente si potrebbe fotocopiare e pubblicare anche domani mattina, in prima pagina sulla Repubblica, al posto dell'editoriale di Scalfari. Quello che sorprende, nell'articolo del giornalista piemontese, è la straordinaria contemporaneità dei fatti citati all'epoca (le seratine piccanti dell'allora imprenditore Silvio Berlusconi), con quella di strettissima attualità, quella odierna del bunga-bunga. Credo che mai come in quell'articolo (che potrete leggere integralmente in chiusura di questo post) Bocca abbia dato il meglio di sè, forse anche perchè non necessariamente "legato" alle direttive editoriali di una Repubblica o di un Espresso. Si è sentito totalmente "libero" e autorizzato a dire e scrivere quel che effettivamente pensava riguardo alle seratine di piacere in casa Berlusconi. E adesso, cari lettori, gustatevi questo articolo che definire magistrale mi sembrerebbe anche riduttivo. E grazie al Barbiere della Sera per averlo scovato e rispolverato. (http://www.ilbarbieredellasera.com/documenti/GBocca1985.pdf)