tpi-back

sabato 29 gennaio 2011

ultime erezioni


In questi ultimi giorni mi sono divertito a navigare sul Web per capire, con il caso Ruby in pieno svolgimento, come ci vedono gli osservatori internazionali, gli opinion leader, la stampa estera. In pratica l'Italia è diventata la fucina delle prostitute, il Paese delle orge e del bunga-bunga, la culla delle trombate e delle fellatio. In parole povere un gran puttanaio (e lo dice pure Gelli, http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=X2T0, una sorta di mentore del puttaniere di Arcore). Ma tutto questo sembra non scalfire minimamente la coscienza e l'anima del cavaliere trapanatore, anzi ingigantisce il suo smodato orgoglio a sfondo sessuale e ne certifica la sua faccia da culo. E quel che è peggio sta nel fatto che una buona metà di italiani lo assolve e lo invidia, lo coccola e quasi lo invita subliminalmente a continuare nelle sue avventure a luce rossa, chiedendogli solo il nominativo dell'azienda produttrice della famigerata "pompetta" che glielo fa ancora addrizzare. Tutto questo, cari miei lettori, è talmente surreale e disgustoso da rasentare la follia. Qui ci troviamo al centro del ludibrio internazionale, della compassione forzata degli altri Paesi, dello schifo generalizzato da parte di chiunque non sia in possesso di un passaporto italiano. Eppure sembra tutto talmente normale da sfiorare il ridicolo oltre che il vergognoso. Per fortuna che in questi casi viene in soccorso la materia cerebrale e il buon gusto: credo che ognuno di noi (se in possesso delle normali facoltà di intendere e di volere) possa prendere atto della circostanza che Berlusconi è un uomo sempre più disperato, sempre più solo e proprio per questo sempre più pericoloso. E lo sono anche i suoi fedelissimi, i suoi tanto adorati yes men, che ormai faticano (e molto) a seguirlo, a giustificarlo, ad avallarne le gesta e gli scriteriati attacchi alla magistratura. Ne ho avuto prova anche giovedì sera quando, durante la puntata di Annozero (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f198b07d-2c11-482a-a65f-326e64a0440b-annozero.html), il tono dimesso e preoccupato del direttore generale della RAI Mauro Masi ha certificato il tormento di un soldato che sta eseguendo, senza convinzione, l'ordine di un generale impazzito. Gli ultimi colpi di coda di un caimano ferito e isolato stanno a testimoniare la sua paura di una perdita del potere e di conseguenza dell'inevitabile oblìo al quale il trapanatore di Arcore è ineluttabilmente destinato. Berlusconi è fortemente preoccupato perchè sa che questa volta gli odiati inquirenti di sinistra (come li ha sempre etichettati lui) hanno in mano qualcosa di terribilmente sostanzioso dal punto di vista probatorio: immagini e filmati che alcune delle sue ancelle predilette, dedite alla pratica famigerata del bunga-bunga, hanno messo a disposizione di chi sta indagando. E Berlusconi sa perfettamente (da smaliziato uomo dell'immagine e della comunicazione) che una bella istantanea compromettente può fare molto più male di cento verbali infarciti da mille intercettazioni. E poi c'è la ben nota Nicole Minetti che ha deciso di presentarsi all'interrogatorio previsto per il prossimo 1° febbraio e che potrebbe determinare l'impossibilità di proseguire la marcia giudiziaria in compagnia del suo attempato ex benefattore. Ovvio, dobbiamo tenere in debito conto il fatto che Berlusconi ha risorse economiche tali da essere in grado di comprarsi quasi tutto: un patrimonio di qualche decina di miliardi di euro trasforma in spiccioli quelle somme che per i comuni mortali sono colossali. Per Silvio berlusconi dieci milioni di euro sono equivalenti ai 500 euro di un normale signore benestante con un patrimonio da mezzo milione. E così, immagino, Ruby e le altre hanno fatto un semplice e giustificato ragionamento, e cioè che i 5.000 o i 10.000 euro che trovavano nelle buste consegnate loro dall'efficiente ragionier Spinelli, corrispondevano all'obolo che normalmente si dà al lavavetri al semaforo di viale Monza o all'incrocio della Paullese. La scoperta di questa banale realtà ha determinato, nell'animo delle procaci giovani escort, la tentazione di potersi sistemare per sempre grazie ad un semplice ricatto fotografico o video. Non sempre, come recita un'abusata pubblicità, per tutte le altre cose basta avere una Mastercard. Certi vizietti non hanno prezzo. E per le ultime erezioni del premier non sempre basta avere una pompetta a comando. La paura della magistratura, dei processi o addirittura di fare la fine di Cuffaro hanno provocato una messa in mora del suo adorato compagno di giochi. No, no. Non sto parlando di Fede o di Apicella. Mi riferisco a quello che ha in mezzo alle gambe. O perlomeno a quello che ne rimane.

sabato 22 gennaio 2011

ma che aspettiamo a cacciare Berlusconi?


Dopo aver visto l'altra sera la puntata di Annozero dedicata al caso Ruby e alle evoluzioni pecorecce dell'attuale presidente del Consiglio (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6aa91fa7-0e48-400c-9b65-6aaed640d1f9-annozero.html) mi è venuta una tale voglia di espatriare e di non dover così più dire che vivo in un Paese governato da un maniaco sessuale certificato e acclarato, che alla fine ho dovuto rinunciare solo per non aver trovato il biglietto aereo a prezzo competitivo. A parte le battute, questa situazione generata dall'ennesimo scandalo a luci rosse che vede Berlusconi in pole position non fa altro che aumentare la necessità che qualcuno si prenda la briga di fare un qualcosa di definitivo, di risolutorio, mandando a casa il satrapo di Arcore e ripristinando una situazione di normalità in un'Italia che attualmente viene vista dal di fuori come Sodoma e Gomorra, come un immenso puttanaio, come un Paese in cui si fa sesso a non finire, dove le giovanissime donne dell'harem berlusconiano non fanno troppa fatica nell'aprire le gambe e concedersi al Sultano di Arcore. Ma a parte tutto ciò, quello che francamente più mi ha impressionato nell'appendice di questa disgustosa vicenda è stata la violenza delle parole usate da mister B. in televisione, nella "sua" televisione. Le palesi menzogne del suo puerile tentativo di difesa, unitamente alla campagna mediatica scatenata dai suoi sgherri sia in RAI che su Mediaset, sono a mio avviso da allarme rosso. Menzogne usate artatamente per ingannare il Paese, dividere l'Italia e circuire quella fetta di italiani che ancora lo identificano (a 74 anni suonati) come un'icona dalla straordinaria potenza sessuale (che poi sappiamo tutti costituita dall'impianto idraulico da ventimila euro che permette l'erezione). Menzogne che provocano, tra l'altro, una spaccatura negli italiani non solo sulla persona del presidente del Consiglio, ma anche su due questioni decisive sancite dalla nostra Costituzione: l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e la separazione dei poteri dello Stato. E questo accade perchè un solo uomo (nella fattispecie Berlusconi) e un gruppo di potere strettamente a lui connesso si considerano padroni di quello Stato che vogliono piegare alle proprie ambizioni e ai propri disegni. In buona sostanza l'affare Ruby ha rivelato, più di ogni altra vicenda, l'essenza stessa del cosiddetto "berlusconismo", ovvero un autoritarismo padronale che si tramuta in regime politico autoritario. L'Italia, e non credo di esagerare scrivendo ciò, sta correndo un serio pericolo. Questa vicenda legata a Ruby e alle altre rischia di degenerare in qualcosa di drammatico per il nostro Paese. Non ritengo che si possano più fare troppi calcoli, in particolare se convenga o meno andare alle elezioni anticipate. Reputo invece che la prima cosa da fare sia quella di togliere Berlusconi da Palazzo Chigi, esautorandolo dal suo attuale potere. C'è in ballo l'interesse dell'Italia, la salvezza della democrazia, il decoro della Repubblica, la dignità della politica, il rispetto delle donne. E non mi pare che sia poca cosa. Questa storia del bunga-bunga rivela uno stile di vita e una concezione dello Stato (oltre a rapporti e relazioni umane) che non sono compatibili con un qualsiasi ruolo pubblico intrisa com'è di mercimonio, sesso, abusi e violenze. Non era stato forse proprio il trapanatore di Arcore, qualche giorno fa, a dire che era orgoglioso del suo stile di vita? Benissimo. Se lo tenga. Ma se fossero di autentico esempio i comportamenti prossenetici altamente degradanti di cui abbiamo avuto conoscenza da Arcore, verrebbero da fare cattivi pensieri sulla natura umana. Ma per nostra fortuna la natura umana è molto più ricca di quella che abbiamo visto rappresentata in questi giorni. Ma a parte questo rimane il fatto che Berlusconi se ne deve andare, rassegnando le dimissioni. Il modo c'è. E' sufficiente bloccare in Parlamento gli atti del Governo, a cominciare dal federalismo tanto caro alla Lega. Basta una presenza permanente, costante e senza eccezione alcuna da parte dei parlamentari delle opposizioni. In men che non si dica ritengo che la maggioranza imploda, sfasciandosi definitivamente. Si tratta di una scelta politica dura e straordinaria, ne convengo, che sottolinea l'eccezionalità del momento e la necessità di farvi ricorso. Ora, e soltanto ora, è necessario uno scatto di passione civica, punto di partenza imprescindibile per ricostruire questo nostro Paese, così impoverito e immiserito, dandogli obiettivi non contingenti e speranze non effimere. E' forse chiedere troppo agli italiani? Non credo.

sabato 15 gennaio 2011

le molte (troppe) verità di via Poma


Credo sia giusto spiegare ai miei lettori il motivo di questa lunga assenza da questo blog. Non ho scritto nessun articolo oramai da circa un mese (l'ultimo era quello su Saviano e la querelle con i giovani manifestanti anti-Gelmini datato 17 dicembre) e la cosa, debbo confessarlo, mi ha creato un leggero sintomo di inquietudine, di imbarazzo. Non ero abituato ad astenermi dallo scrivere, mi mancava quel semplice contatto con le decine di lettori che entravano abitualmente su questo sito. Ma il motivo era semplice e facilmente comprensibile: come ho spiegato sull'altro mio blog (http://l-antipatico.blogspot.com/2011/01/il-sogno-lestasi-come-innamorarsi-50.html) ultimamente sto vivendo una splendida ed imprevista storia d'amore che mi ha totalmente assorbito, privandomi (fortunatamente) di tutto quel tempo libero che normalmente dedicavo alla gestione di questo e dell'altro blog. Detto ciò (la premessa era d'obbligo) eccomi a scrivere di un fatto di cronaca che, credo, ha colpito profondamente non soltanto i romani e che personalmente ho seguito (da semplice lettore, ma ultimamente anche da provetto giornalista) sin dall'inizio: da quel tragico 7 agosto del 1990. Ovvio che mi sto riferendo al delitto di via Poma, di cui ho già scritto in altre due occasioni (http://tpi-back.blogspot.com/search?q=via+poma). Ieri sono stato nell'aula bunker di Rebibbia per seguire da vicino le ultime battute del processo che vede come unico imputato il fidanzato dell'epoca di Simonetta Cesaroni, quel Raniero Busco che ho intravisto in aula sempre fisso nel suo atteggiamento freddo e conservatore di una verità che solo lui potrebbe finalmente rivelare, addossandosi quelle enormi responsabilità che vent'anni di oblìo giudiziario non hanno potuto (e voluto) far dimenticare alla pubblica opinione e alla giustizia italiana. Anche la città di Roma e i romani in particolare sentono questa necessaria esigenza di sapere la verità sull'atroce delitto di via Poma e l'avvocato Andrea Magnanelli, nella sua lucida e appassionata arringa di ieri mattina, l'ha puntualmente sottolineata: Busco ha ancora la possibilità di dire la verità, ovvero di confessare e di far calare il sipario su questa angosciosa vicenda che troppe volte è stata sul punto di azzerarsi e ricominciare dal nulla facendo in modo che il vero colpevole potesse farla franca. Busco, se davvero è stato lui a commettere l'atroce delitto, ha il dovere di alzarsi in piedi (prima che la Corte si ritiri in camera di consiglio il prossimo 21 gennaio) e dire la verità, ammettere le sue responsabilità, accettare serenamente il verdetto e pagare così il suo debito con la giustizia. Non credo che lo farà. Non mi sembra il tipo fornito del necessario coraggio e del dovuto senso di giustizia per fare un passo che lo riabiliterebbe, se non altro, agli occhi della famiglia Cesaroni (la mamma e la sorella di Simonetta, il papà è morto stroncato dalla lunga attesa alla ricerca della verità) e già questo non mi sembra poco. L'ultima verità processuale evidenziata dalle risultanze investigative parlano di un delitto d'impeto successivo ad un gesto di reazione di Simonetta nei confronti di Raniero (con il quale stava amoreggiando nell'ultima stanza degli uffici dell'AIAG, al terzo piano della scala B di via Poma 2, in quell'afoso pomeriggio del 7 agosto di 20 anni fa), colpevole di averle morso il capezzolo sinistro in un momento di estasi violenta risultante dall'eccesso di impeto sessuale del giovane fidanzato della bella impiegata romana. Un tipico rapporto sessuale tra ventenni che vedeva lei sentimentalmente coinvolta, lui molto meno visto e considerato che Raniero tendeva più al mero rapporto intimo piuttosto che a sviluppi emozionali scaturiti da un normale legame giovanile. Il morso sul capezzolo fece schizzare fuori di testa Simonetta che, istintivamente, afferrò un tagliacarte a portata di mano in quella stanza e lo puntò contro il suo fidanzato, il quale riusci ad afferrarlo e immediamente sferrò le famose ventinove coltellate in quel raptus omicida che tanto ha fatto dannare psichiatri e giuristi, commentatori e inquirenti. Il Pm Ilaria Calò l'ha definito, nella sua lunga e implacabile requisitoria, un omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e non ha potuto esimersi dal chiedere il massimo della pena previsto dal nostro attuale codice: l'ergastolo. Questa richiesta sarà al centro della probabile e prevedibile lunga camera di consiglio che la Corte dedicherà, immagino, alla contrapposizione e valutazione delle molte (forse troppe) verità emerse in questi 11 mesi di dibattimento. Così siamo venuti a conoscenza che Simonetta si lamentava con le sue amiche perchè sentiva di ricevere da Raniero solo indifferenza e sesso, un Raniero troppo spesso guascone e manesco che, per l'accusa, si è costruito un alibi fasullo, indicando tre suoi amici come possibili "corteggiatori" di Simonetta e che poi si recava negli uffici di via Poma per fare sesso con lei. Adesso siamo alla fase finale, al redde rationem. Non ci si potrà più nascondere, non si potrà più far finta di nulla. C'è un preciso dovere umano e giudiziario, quello di dare a Simonetta la giustizia che per vent'anni molti, in maniera ostinata e incongrua, hanno cercato di negarle. Raniero Busco, lo ripeto e lo sottolineo, è ancora in tempo a rendere giustizia alla sua Simonetta (se sua mai lo è stata), a dire la verità umana e personale, prima che sia la Corte d'Assise a farlo. Il prossimo 21 gennaio.