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venerdì 31 dicembre 2010

BUON ANNO a tutti i lettori


Augurissimi a tutti i lettori di questo blog affinchè il 2011 che sta per arrivare sia veramente un anno felice e carico di salute, sesso e soldi (secondo l'ordine a voi più gradito). Divertitevi più che potete!

venerdì 24 dicembre 2010

BUON NATALE e BUON ANNO


Un sincero augurio, a tutti i miei lettori e alle rispettive famiglie, per un sereno Natale e per un fantastico 2011. Sono stato più che conciso in quanto sto scrivendo con 38,7 di febbre. Spero di non diffondere tramite blog la mia costipazione molto rumorosa e continua. Ancora AUGURONI a tutti!!!

venerdì 17 dicembre 2010

Saviano e le buone (o cattive) abitudini


Per chi, come il sottoscritto, ha compiuto da poco il mezzo secolo di vita, le immagini e il sonoro della guerriglia scoppiata in centro martedì scorso (in concomitanza con il B Day andato a finire, purtroppo, come tutti sappiamo) hanno rappresentato una riproposizione di ciò che personalmente ho vissuto durante il fatidico 1977, l'anno per antonomasia della protesta studentesca del Movimento. Ancora sono in grado di raccontare per filo e per segno quello che successe il 12 maggio dalle parti di ponte Garibaldi, quando una pallottola calibro 22 colpì a morte la studentesssa Giorgiana Masi. Ancora sono in grado, a distanza di 33 anni, di ricordare e farvi assaporare (anche attraverso la tastiera di un computer) cosa si prova nello stare in mezzo ad una carica della polizia, ad inalare nelle narici il sapore acre e disgustoso di un candelotto di gas lacrimogeno, a bagnarsi gli occhi e la bocca per poter respirare e vedere qualcosa di indefinito al di là delle nuvole di fumo nero uniformate alle fiamme di molotov o di barricate incendiarie. Quello che è accaduto martedì pomeriggio a Roma, è inutile che lo ripeta anch'io, è sicuramente da censurare e da biasimare, ma non da condannare integralmente senza se e senza ma. I distinguo, e di questo sono sicuro, ci debbono essere. Anzi, è necessario che ci siano. Non possiamo sempre e comunque criminalizzare studenti e precari, disoccupati e arrabbiati, solo perchè lanciano sampietrini o rompono vetrine. Non dobbiamo sempre e comunque parametrare il tutto con quello che successe nel luglio del 2001 a Genova. Non dobbiamo sempre e comunque generalizzare il tutto chiamando in causa i famigerati black block. Cerchiamo di separare, come in un'ipotetica raccolta differenziata delle idee e dei ragionamenti, i fatti dalle opinioni, le strumentalizzazioni dalla realtà, la propaganda dalla verità. Io non voglio entrare assolutamente in polemica con quanto scritto ieri su Repubblica (http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/16/news/lettera_saviano-10251124/) da un mio personalissimo idolo della comunicazione e della scrittura contemporanea (sto parlando di Roberto Saviano), me ne guardo bene. Ma mi piacerebbe, in questa occasione, portare a conoscenza di quanti, forse, non hanno seguito il dopo discussione: ovvero, quella che è stata la risposta, a mio modo di vedere alquanto azzeccata e condivisibile, di un collettivo studentesco denominato SENZA TREGUA. Di seguito riporto il testo integrale della loro lettera di risposta a Saviano (http://www.liberazione.it/news-file/Il-collettivo--senza-tregua--risponde-a-Saviano---LIBERAZIONE-IT.htm), in modo tale che chiunque legga questo blog possa farsi una sua personalissima idea su quanto accaduto e soprattutto sul dopo, al netto dell'ideologia e dell'appartenenza a questo o a quello schieramento politico. Se qualche mio vecchio compagno di scuola, poi, avrà voglia di farmi pervenire un suo commento, sarò ben lieto di pubblicarlo. Tanto per non perdere le buone abitudini.

domenica 12 dicembre 2010

il mercato delle vacche (politicizzate)


L'abigeato politico potrebbe, a buon diritto, entrare a far parte degli usi e costumi della cosiddetta Seconda Repubblica. Per chi non lo sapesse posso ricordare che l'abigeato è il furto di bestiame; quello politico è, ovviamente, il furto di voti, il cambio inopinato di casacca politica, il voltagabbana. Che ultimamente va di gran moda. Il tutto sempre grazie all'onnipresente Berlusconi. Certo, questo estemporaneo mercato delle vacche politicizzate non mi sembra granchè una novità, visto e considerato che già all'alba della famigerata discesa in campo del Pifferaio di Arcore ci fu, eccome, una spudorata compravendita di voti. Per chi avesse la memoria in naftalina vorrei ricordare che nel marzo del 1994 mister B. vinse alla Camera, non certo al Senato. A Palazzo Madama, infatti, Berlusconi era sotto di tre voti ma, grazie ad un inopinato regalo di un senatore di nome Luigi Grillo, riuscì a far nascere il governo di allora. Grillo, eletto nelle liste del fu PPI, si astenne (insieme ad altri tre senatori voltagabbana) e permise così a Berlusconi di rovinare l'Italia. Molta acqua è passata sotto i ponti della politica da allora. Gli spostamenti, individuali o di gruppo, hanno da sempre costellato la vita travagliata della nostra Repubblica, determinando consequenzialmente vita e morte di non pochi governi. Questa volta, però, il gioco sporco di mister B. è molto più esplicito e spudorato. I banchetti del mercato dei voti sono allestiti in pieno giorno, manco fossero gazebo del PdL. I prezzi sono noti a tutti, con tanto di tariffario ufficiale. Le variazioni del valore dei consensi in vendita sono seguite pubblicamente, manco si trattasse di quotazioni ufficiali di Borsa. E' questa la cifra inevitabile da pagare per la nefasta incidenza avuta sul nostro Paese ad opera del signor Berlusconi. L'affermazione del vergognoso acquisto di voti (pratica non più periferica e nascosta ma esibita sfacciatamente su vasta scala) è una diretta conseguenza della possibilità di coniugare liberamente prebende politiche e quattrini sonanti. E questo grazie sempre alla magica formula made in Arcore escogitata da mister B. la cui personalità, plasmata dal potere aziendale e da quello economico, va sempre più a braccetto con la sua incontenibile intemperanza, dovuta anche al fatto che sta inesorabilmente invecchiando. E pure di brutto. Altro che bunga-bunga. Il fenomeno del mercato delle vacche è praticamente il gemello di quello già verificatosi sul fronte delle nomine per meriti di alta cortigianeria (chiedere in merito a Cicchitto, Bonaiuti e Capezzone). Nepotismo e clientelismo in politica ci sono sempre stati. Ma Berlusconi è riuscito a sdoganarli con nonchalance, rendendoli non più una distorsione della vita di Palazzo ma la ineluttabile norma. E, di conseguenza, il modello da imitare. Forse, e sottolineo forse, quando la Seconda Repubblica sarà finalmente solo un brutto e imbarazzante ricordo, si troverà il modo per fermare i frontalieri della politica, ovvero quella massa di politici e di politicanti che del saltare a piacimento da un fronte all'altro dello schieramento politico, ne hanno fatto una lucrosa e invidiata professione. Certo, sarà difficile sbarazzarsi di un'abitudine ormai tanto radicata ma credo che, affinchè si possa affrontare anche uno solo dei nodi scorsoi annodati nell'ultimo quindicennio targato mister B., la prima condizione necessaria per resettare il tutto sia quello di liberarci definitivamente di Berlusconi. Sapendo che, ovviamente, una cosa è Berlusconi e un'altra è il berlusconismo. Sapendo però anche che, fino a quando Berlusconi sarà in circolazione, il berlusconismo rimarrà intangibile. E la cosa non è che ci faccia proprio esultare.

giovedì 2 dicembre 2010

gli scansafatiche (superpagati) di Stato


Davvero possiamo dire che, alla fine della fiera, dare dei ladri alla maggioranza dei politici nostrani è come dire che dopo la vita c'è inevitabilmente la morte. Ovvero una banalità. Già il fatto che gli onorevoli e i senatori percepiscano emolumenti a 5 cifre (escluse quelle dopo la virgola) fa venire in mente, in tempi in cui lo stipendio medio di una buona fetta di lavoratori supera di qualche spanna l'asticella dei mille euro mensili, l'iniquità di trattamento per gente che si candida non già per rappresentare i cittadini (a prescindere dal credo politico) ma solo ed esclusivamente per rinpinguare il proprio conto corrente bancario, evitando di affaticarsi oltre misura. E proprio per questo motivo (ovvero doversi dare troppo da fare) i capigruppo di Montecitorio hanno deciso di andarsene in vacanza fino al fatidico giorno destinato (mi auguro di cuore) a sfiduciare il Pifferaio di Arcore. Francamente è alquanto scandaloso che un deputato, tranne la giornata del 14 (e forse qualche altra sporadica giornata), si ritrovi a non far niente fino al prossimo 10 gennaio, sorpassando in durata anche le classiche pause scolastiche dovute alle festività natalizie e di fine anno. Ovvio che la paga di questi "signori" della politica non subirà ferie di sorta. Ci mancherebbe altro. Altrimenti come potrebbero comprarsi il panettone e il torrone come i comuni mortali? Battute a parte, bisogna riconoscere a un esponente della maggioranza (Cicchitto) la qualità della trasparenza e della verità. Ha infatti candidamente ammesso (l'ex piduista di razza) che era meglio chiudere baracca e burattini onde evitare il rischio di qualche altra brutta figura (tipo la sfiducia al ministro Bondi) prima del redde rationem fissato per il 14 dicembre. Bisogna anche dire che l'allarme (se così vogliamo chiamarlo) sulla scarsa produttività del Parlamento è stato lanciato non certo da oggi nè tantomeno da qualche post del sottoscritto, ma da tesi di laurea, saggi, commissioni e tavole rotonde varie che, da tempo, filosofeggiano sul problema della inefficienza delle Camere e sullo svuotamento dell'istituto parlamentare in genere. Qui la dottrina (anche quella spicciola) non c'entra nulla. Qui la questione è puramente politica. La verità, a mio modesto giudizio, sta nel fatto che il Parlamento NON funziona soprattutto per ragioni squisitamente politiche. I provvedimenti non arrivano, le leggi non hanno copertura (Fini qualche tempo fa "chiuse" Montecitorio proprio per quest'ultima ragione) e via elencando. Se vogliamo essere pignoli (e in certe occasioni è d'obbligo esserlo), nell'ultimo semestre la Camera dei Deputati ha di fatto approvato la legge di stabilità e la riforma dell'Università. Punto. Un pò pochino, mi sembra. E tutto ciò è avvenuto in un contesto altamente drammatico per la nostra economia, per l'euro in generale e per altro ancora su cui non sto a dilungarmi. Ci si sarebbe atteso, da parte dei parlamentari, un surplus di lavoro. Altro che vacanze. In chiusura vorrei evidenziare tre mie annotazioni. La prima è sulla scelta (fatta il 16 novembre scorso dal Capo dello Stato e dai presidenti di Camera e Senato) di fissare la data sulla fiducia al governo Berlusconi un mese dopo, il 14 dicembre per l'appunto. A me pare, francamente, un lasso di tempo un pò troppo lungo. Secondo rilievo: i finiani si potevano benissimo dissociare dalla proposta dei capigruppo di sospendere i lavori alla Camera. Sarebbe stato un bel segnale di un'idea diversa e non omologata circa la politica e i lavori parlamentari. Terza osservazione: il PD. Riconosco che Franceschini ha alzato la voce e giustamente si è battuto contro questa sciagurata proposta di interruzione dei lavori a Montecitorio. Ma qualcosa mi dice (udito il generale silenzio del partito di Bersani) che forse anche il PD rischierà di venire travolto dall'ondata di sdegno e di riprovazione da parte di quegli italiani che le vacanze (superpagate) stile Camera dei Deputati proprio non se le possono permettere. Poi non ci lamentiamo se i cittadini tendono sempre di più a prendere le distanze dalla politica o se lanciano insulti, ortaggi e uova. Eventualmente ci sono sempre le monetine da tirare, stile Hotel Raphael di qualche lustro fa...