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sabato 30 ottobre 2010

quando non c'è la Caritas c'è Silvio...


Ho atteso volutamente un paio di giorni prima di scrivere qualche mia riflessione sulla faccenda bunga bunga. Volevo fare della facile ironia sul presidente del Consiglio (spero sempre ancora per poco) Silvio Berlusconi, il quale, in uno slancio di genuina umanità, si era adoperato lo scorso 27 maggio, scomodando persino il capo di gabinetto della Questura di Milano, per affidare una giovane marocchina di nemmeno diciotto anni (trattenuta in stato di fermo per furto di gioielli e denaro) alle amorevoli cure della sua igienista dentale, che nel frattempo (per meriti di ortodonzia) era diventata consigliere regionale della Lombardia, anche se molti continuano a ritenere che più del trapano del dentista ha funzionato qualcos'altro (http://www.youtube.com/watch?v=K8kqUcpTAJU). Ma poi mi sono detto: è come sparare sulla Croce Rossa. Ed ho desistito, soprattutto perchè qualcuno (anzi qualcuna) ha detto che Silvio si è comportato come la Caritas. Anzi, di più. Ma adesso, a parte tutto e a parte l'acclarata malattia del Pifferaio di Arcore (già ampiamente svelata dalla ex moglie Veronica Lario), cerchiamo di mettere in chiaro una cosa seria e cioè che chi fa veramente del bene agli altri lo fa senza troppi strombazzamenti e senza nemmeno mandare fuori dalle Questure d'Italia le proprie addette alla manicure nè tantomeno le incaricate di togliere calli e duroni dalle preziosi e personali estremità. Prendiamo per buono (con un sovrumano sforzo di volontà) quello che ha dichiarato il buon Silvio: la sua conoscenza della minorenne marocchina è dovuta al semplice fatto che egli aiuta chi ne ha bisogno. La stampa nazionale (e non solo) e la politica si stanno dividendo tra chi crede a questa affermazione e chi invece pensa che si tratti di tutt'altro. A mio modo di vedere la questione importante è un'altra. Ci sono milioni di italiani che aiutano ragazze e ragazzi che hanno davvero bisogno. Molti lo fanno per lavoro, in cambio di uno stipendio esageratamente contenuto. Insegnanti, psicologi, assistenti sociali, educatori. Tutti quanti che, finite le ore pagate, continuano spesso a lavorare gratuitamente perchè sanno che quegli stessi ragazzi e ragazze che seguono negli orari certificati potrebbero trovarsi in difficoltà in altri momenti, avendo bisogno di assistenza continua. Molte volte questi italiani che aiutano il prossimo fanno già altri mestieri. magari lavorano in banca oppure sono imprenditori o magari semplici operai. E magari devolvono il loro denaro e dedicano il loro tempo mettendo a disposizione la loro conoscenza e la loro attenzione emotiva ed operativa. O magari sono dei semplici genitori che fanno parte delle tante forme dell'aiuto reciproco informale che affronta crisi e pericoli della crescita. O finanche sono degli esperti di fondazioni che decidono a quali progetti dare i denari vagliando con accortezza chi li gestirà e chi li saprà usare con equilibrio e sapienza. Ebbene sì, caro presidente del Consiglio (spero sempre per poco), sono davvero tanti gli italiani che aiutano i ragazzi italiani e stranieri (e non soltanto le belle marocchine minorenni). Aiutano le loro famiglie con complesse misure di sostegno, rispettando gli equilibri e motivi e del diritto. Cercano anche di ridurre i danni in caso di assenza delle famiglie stesse, tramite l'affido (ma con quello vero, mica come con quella sua pagliacciata) o con ore e giorni di tempo dedicato. Spesso questi italiani trascorrono parte delle loro vacanze con le giovani persone povere o in difficoltà. E per fare bene queste cose si aggiornano continuamente sul come e sul cosa fare. Studiano, partecipano a weekend di confronto, seguono conferenze di psicologi, pedagogisti, giudici e medici. Affrontano terapie personali o supervisioni di gruppo, pur di evitare errori macroscopici. Vanno all'estero e si confrontano con chi fa le stesse cose altrove (e non fanno come lei che va all'estero giusto per farsi dare il lettone da Putin o farsi dire da Gheddafi come funziona il bunga bunga). Questi italiani di cui le sto parlando, caro presidente del Consiglio (spero sempre ancora per poco), sono credenti e laici. Votano a destra e a sinistra e anche al centro. Perchè quando si tratta di fare davvero queste cose (cioè di aiutare veramente gli altri), le barriere ideologiche cadono e non esistono più nemmeno i giudici politicizzati. E il confronto, naturale ed opportuno, che prevede anche posizioni e indirizzi di pensiero differenti, si sposta sulla comune e difficile riflessione intorno alle cose fatte e ai risultati ottenuti. E ai tanti errori. Il che richiede l'umiltà e la fatica di guardarsi dentro e di domandarsi se si sta facendo il tutto per i ragazzi o per se stessi. Anche perchè educare è un mestiere difficile, ma educare e sostenere chi è giovane e in difficoltà (e non solo se è bella e marocchina) è veramente difficilissimo. Questo è il grande e laborioso esercito di persone perbene, caro Silvio, che aiuta davvero i ragazzi che hanno bisogno. Un esercito che rappresenta la migliore Italia bipartisan. Chi ne fa parte potrà pensare bene o male di lei (forse più male che bene), esimio premier. Ma sono sicuro che nessuno, ma proprio nessuno, di questi italiani ritiene che regalare gioielli o denaro o vestiti di marca a un'adoloscente in difficoltà (per quanto procace e sensuale sia) voglia dire aiutare veramente chi ne ha bisogno. Perchè credo che il solo pensarlo offenda profondamente gli anni di lavoro, le cose fatte e apprese e lo stesso senso della vita e della relazione tra esseri umani, che nel tempo hanno dato significato all'impegno reale e non propagandistico di questo esercito del bene rappresentato da nostri connazionali. Prenda esempio da loro, presidente Berlusconi. E non da Gheddafi e dal suo harem.

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