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martedì 26 gennaio 2010

Massimo Scattarella, ovvero la figura del "chigghione"


E' uscito dal reality nel modo più inglorioso e deprimente. Come se un gigantesco spillo lo avesse sgonfiato in un nanosecondo, mettendolo a nudo di fronte all'Italia intera. Dentro la casa aveva dato del chigghione a destra e a manca, ma la figura del vero chigghione l'ha fatta proprio lui. Ieri sera Massimo Scattarella, il bodyguard con il fisico liofilizzato dopo 92 giorni di astinenza da palestre e bombe, è uscito dalla casa del Grande Fratello per una blasfemia, intercalata nel suo linguaggio da scaricatore di porto, pronunciata qualche sera fa durante un cinguettoso colloquio con la sua amata cubista romana amante di Saffo (e non solo di Sarah). Il rumore mediatico seguito alla bestemmia pronunciata dal rozzo pugliese (http://www.youtube.com/watch?v=NH1yv3jlSdw&feature=related) non poteva non provocare la giusta e sacrosanta decisione di espellerlo dalla casa adottata ieri sera dagli autori del GF, già memori dei precedenti di Guido Genovesi nella quinta edizione (http://www.youtube.com/watch?v=fZGrVV37e1Q) e di Mirko Sozio nell'ottava (http://www.youtube.com/watch?v=XcamBm7cUE0). Non è una questione di essere cattolici o credenti, non è neanche quella di urtare la sensibilità cristiana di chicchessia. E' semplicemente un caposaldo del genere umano, quello dell'educazione e del rispetto nei confronti del prossimo. In particolar modo quando si bestemmia di fronte alle innumerevoli telecamere di un reality seguito da milioni di telespettatori (ieri sera erano addirittura in sette milioni e mezzo), con anziani o bambini, uomini o donne delle più disparate estrazioni sociali. Ma tutti, indubbiamente, potenzialmente lesi e offesi da un intercalare blasfemo usato come fosse un condimento per la pasta. Non è possibile transigere su di un comportamento che ogni concorrente di un reality (basti ricordare gli esempi di Ceccherini all'Isola e di Roberto Da Crema alla Fattoria) sa, al momento della sottoscrizione di un contratto per la sua partecipazione, che dovrà inevitabilmente adottare. In nome della buona educazione e della civile convivenza e non in quello del menefreghismo e dell'altrui dileggio. Credendo di far passare gli altri per chigghioni. E non sapendo di essere loro i veri e stupidi chigghioni.

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