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domenica 6 dicembre 2009

la piazza che fa paura a mister B.


Le dichiarazioni del giorno dopo hanno sempre il retrogusto del dèjà vu, o meglio del dèjà entendu. Avviene soprattutto all'indomani di una manifestazione del popolo del centrosinistra (con o senza trattino) rappresentato in questo caso dai giovani (e non) della Rete che hanno promosso il No B Day conclusosi nella meravigliosa piazza San Giovanni di Roma. I politici ostinatamente abbarbicati alle terga neanche troppo preziose di mister B. sostengono che è stato un flop, che non è successo niente, che le grida contro Berlusconi loro nemmeno le hanno udite. Solita patetica manfrina di chi nasconde invece il senso di paura e di incertezza tipico di chi si sente sfilare da sotto le chiappe il trono del comando e dell'assolutismo. Ieri ho seguito in diretta (tramite RAINEWS24) lo scorrere impetuoso ed elettrizzante del magnifico corteo abbagliante di viola, accompagnato dagli slogan e dai cori tutti indirizzati verso Berlusconi per fargli capire che è ora di togliere il disturbo. Ieri, per le vie di Roma, si è visto davvero qualcosa di nuovo, di inedito. E di promettente. Quella generazione che si è inseguita per settimane sulla Rete, che ha via via preso coscienza di sé, della possibilità di un agire politico diretto si è ritrovata in piazza, per dire che Berlusconi e con lui tutto il marcio che ammorba questo sderenato Paese se ne deve andare. Un corteo impressionante, per la quantità delle persone che hanno raccolto l'appello e, ancor più, per l'intensità di una partecipazione che emanava consapevolezza di una responsabilità collettiva. Tutto il contrario di quella passività rassegnata che abbiamo temuto potesse prendere il sopravvento nel clima di degenerazione che si sprigiona dai palazzi del potere. Chi abbia seguito il serpentone fin dentro una piazza San Giovanni per una volta troppo piccola non può non aver ricavato un'impressione profonda. Perché la protesta corale, la richiesta condivisa di giustizia, di uguaglianza, di pulizia, era declinata in mille modi diversi, come se ognuno volesse dirlo in un modo proprio, con un segno, un cartello, uno slogan, un drappo del vestito. C'era il viola, colore adottato dagli organizzatori della manifestazione. E c'era il rosso delle bandiere di una sinistra alla ricerca di una fondamentale unità e pluralità. E che ora è attesa al compito più impegnativo, quello di mettere radici in tutto il Paese e divenire (senza supponenza) interlocutrice dei movimenti, del variegato conflitto sociale, di una domanda di democrazia rimasta per troppo tempo inascoltata e men che meno rappresentata. La nottata non è certo passata. Ma forse qualcosa comincia a cambiare davvero.

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