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venerdì 4 settembre 2009

lotta senza esclusione di colpi


A leggere l'articolo di stamani su Europa del ben informato Francesco Lo Sardo (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=171470) sembra che sia iniziata (e conclusa) la prima battaglia della grande guerra tra le redazioni de il Giornale e di Libero. Di questa prima cannonata chi ci ha rimesso le penne è stato il povero direttore di Avvenire (che comunque con la sua lunghissima lettera di dimissioni, http://www.avvenire.it/Cronaca/boffo+dimissioni_200909031239587930000.htm, ha dato uno schiaffo morale a tanti pseudo direttori), ma si sa la guerra è guerra e non si guarda in faccia a nessuno. Figuriamoci poi se i due generali che si sfidano (Feltri e Belpietro) hanno mai dimostrato in passato di avere il cuore tenero o di farsi scrupolo di qualsiasi cosa. La posta in palio per l'occhialuto Feltri è (editorialmente parlando) alquanto appetibile: strappare a Libero quanti più lettori sia possibile (se sono 30.000 è meglio) e incrementare il suo già più che cospicuo conto in banca. Il Kakà della carta stampata è riuscito a strappare a Paperon Berlusconi un contratto mica da ridere e ora si dà da fare per non deludere il suo padrone e signore. Certo, dovrà stare attento alla reazione della contraerea di Belpietro che si è assicurato, intanto, bombardieri mica da ridere come il mechato Facci e il mastino Bechis. Gente con il pelo sullo stomaco che non ci pensa su due volte a scrivere che magari Renato Farina (il famoso agente Betulla al servizio delle barbefinte) è un culattone e se la fa la sera ai Navigli con qualche viado o che magari lo stesso Feltri è socio onorario del club gay per una notte di Bergamo Alta. In guerra tutto è permesso signori miei. Attrezziamoci per seguire, a debita distanza, le scintille di questa lotta senza esclusione di colpi. Una raccomandazione mi sento di fare ai due direttori: parlate di tutto, ma non del pipino del Cavaliere. Si rischia il licenziamento in tronco.

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