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lunedì 3 agosto 2009

l'odore dei soldi (intascati da Feltri)


Certo, non ha fatto una gran bella figura il bergamasco doc Vittorio Feltri se è vero (e le cronache dicono che è vero) che è stato sbattuto fuori dalla redazione di Libero, in viale Majno a Milano, in modo alquanto sollecito dal presidente della società editrice del quotidiano (di proprietà della famiglia Angelucci che tra l'altro detiene anche la maggioranza delle quote de il Riformista) fondato nel luglio del 2000. Arnaldo Rossi, un pò a brutto muso, l'altro ieri ha detto a Feltri di sloggiare entro 15 minuti dalla stanza e di riconsegnare telefonino e carta di credito aziendale; un modo come un altro per far capire che questa volta il cane da tartufi (come lo definisce Giampaolo Pansa in questo editoriale, http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/78051/) l'ha fatta sporca, comunicando nel famoso fondo dell'altro giorno la sua volontà di abbandonare la baracca per tornarsene sul suo amato incrociatore da guerra editoriale che risponde al nome de il Giornale. Ma la cosa che mi ha fatto ancora una volta pensar male di Feltri è stata la notizia (fonti ufficiale bergamasche, http://www.bergamonews.it/politica/articolo.php?id=14066) che i soldi sono i veri, inseparabili amici dell'occhialuto giornalista. Non certo l'ideologia o la voglia di fare una guerra mediatica contro la Repubblica (come afferma, un pochino velenosamente, Pansa nel suo pezzo) e men che meno il prestigio di una poltrona da direttore di un quotidiano che vende più copie rispetto al giornale appena lasciato. Il suo personalissimo superenalotto della carta stampata Feltri l'ha centrato e pure bene. Assicurarsi tutti quei milioni di euro solo per sparare cazzate sulla sinistra (ora che il suo bersaglio preferito del passato, Prodi, è a riposo) credo sia il sogno di altri frequentatori di redazioni di giornali. Ma anche delle maestraenze, dei poligrafici, degli uscieri, dei fattorini...Comunque, una cosa vera forse l'ha detta andando via da Libero: si annoiava. Lo credo bene. Ripetere tutti i giorni, per nove anni, la solita cantilena pro-Berlusconi, sbertucciare tutti quelli ostili al suo padrone e dire di essere un liberal e magari anche figlio (illegittimo), giornalisticamente parlando, di Montanelli era proprio una gran bella stronzata.

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