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giovedì 21 maggio 2009

quel solito vizietto del Pifferaio...


Questa volta, giuro, il titolo non l'ho scelto per parlare del testosterone del Pifferaio e delle sue mirabolanti (ipotetiche) imprese a sfondo sessuale, men che meno delle sue preferenze in fatto di anagrafica delle pulzelle con la predisposizione a chiamarlo confidenzialmente papi. No, questa volta il titolo del post si riferisce esplicitamente al vizietto del Pifferaio nel costruirsi su misura (come l'abito del suo sarto preferito) la legge o leggina ad personam. Proprio oggi, conversando sul posto di lavoro con un mio collega durante la pausa pranzo, ho accennato della questione Mills tratteggiandone, a mio modesto avviso, luci ed ombre della faccenda. Mi ero astenuto fino ad oggi dallo scriverne su questo blog, anzi non avevo nemmeno preso in considerazione l'eventualità di parlarne (visto e considerato che già in passato l'affare Mills l'avevo ampiamente trattato su queste colonne e su quelle dell'altro mio blog), ma l'affabile e cortese scambio di opinioni con il mio collega mi ha indotto stasera a riprendere in mano il bandolo della matassa e scoprire una cosa alquanto interessante. In attesa che il premier dica la sua in Parlamento sulle (o meglio contro le) toghe rosse, non mi sembra che il medesimo Parlamento non stia facendo nulla in materia di giustizia. Si dirà: è ovvio, viste le condizioni disastrate in cui versa, bisogna assolutamente riformarla. E in fretta. E infatti, la commissione giustizia del Senato in questi giorni sta esaminando una proposta di legge del governo (ministro Alfano) di riforma del codice di procedura penale. Immagino che a chi sta leggendo sovvenga la naturale domanda: servirà a snellire i processi? A renderli più veloci? A garantire al cittadino il sacrosanto diritto ad una giustizia efficace? Forse. Di sicuro, servirà a dare al premier un altro aiutino per i suoi guai giudiziari. Guarda caso (a volte quando si dice la combinazione...) il testo prevede una modifica dell'attuale articolo 238-bis che, se passerà, lo renderà inapplicabile proprio nei confronti del Pifferaio di Arcore e proprio nella vicenda Mills. Il 238-bis è un articolo che fu introdotto nel codice di procedura penale all'indomani delle stragi dei giudici Falcone e Borsellino, allo scopo di evitare che le conoscenze acquisite nel corso dei grandi processi per mafia andassero perse, permettendone l'acquisizione in altri procedimenti. Vi si prevede infatti che (fatte salve alcune disposizioni) una sentenza irrevocabile (cioè definitiva) possa essere acquisita come prova dei fatti in essa accertati in un altro processo. Il nuovo 238-bis, così come modificato dalla proposta del governo, limita questa possibilità solo ad alcuni reati particolarmente gravi (tratta di schiavi, mafia, sequestro di persona), vietandola di fatto per tutti gli altri. Quindi anche truffa, corruzione e altro. Tradotto: quando il beato Silvio andrà sotto processo (perché non più premier e quindi non più sotto la protezione dello scudo Alfano), i fatti accertati nella sentenza Mills, qualora diventata definitiva, non varranno come prova. I nuovi giudici (perché non possono essere gli stessi che hanno giudicato l'avvocato inglese) «dovranno ricominciare da zero - come osserva il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo IdV nella Commissione giustizia di Palazzo Madama - Sarà inevitabile la prescrizione». Prescrizione che ora (per effetto del Lodo Alfano) è sospesa, ma che ricomincerà a produrre i suoi effetti (resta a disposizione circa un anno) non appena il premier tornerà ad essere processabile. Sarà pure vero che, come sostiene qualcuno, anche così come stanno le cose adesso, ben difficilmente il processo a Berlusconi finirebbe prima della prescrizione. Però resta il fatto che anche questa è una piccola nuova legge ad personam, come denuncia il senatore Li Gotti. Infatti, se fosse vero che il 238-bis pregiudica il principio dell'oralità del processo (ovvero che la prova si forma nel corso del dibattimento in aula), non dovrebbe essere eliminato tout court anziché essere limitato solo ad alcuni reati? Per non dire che una recente sentenza della Corte Costituzionale (gennaio 2009) si è già pronunciata in proposito, ribadendo che il principio dell'oralità del processo non viene scalfito dall'articolo 238-bis, sia perché si tratta comunque di fatti accertati nel corso di un dibattimento (sebbene in un altro processo) sia perché anche gli elementi acquisiti nella sentenza irrevocabile verranno a loro volta valutati e saranno suscettibili di ulteriore riscontri. A conclusione di questo mio post e e nell'ipotesi che questo articolo venga letto dal mio collega di ufficio, do senza indugio la risposta al quesito che lui mi ha posto oggi: sì, a mio avviso questo pasticciaccio Mills determinerà per il Pifferaio l'inizio della fine. Prepariamoci al peggio (o al meglio, secondo la visuale...), ne vedremo delle belle...e stavolta non saranno veline.

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