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giovedì 2 aprile 2009

il direttore giusto al posto giusto


Non ci voleva poi tanto a capirlo. Il recente giro di valzer per le poltrone da direttore, che ha portato Ferruccio De Bortoli al Corriere della Sera e Gianni Riotta al Sole24Ore, ha liberato inopinatamente la prestigiosa poltrona da direttore del telegiornale più seguito in Italia, vale a dire il TG1. E secondo voi, chi poteva avere le migliori carte in mano per aggiudicarsi l'appetibile posta mediatica? Ma è naturale, l'ennesimo uomo-megafono del Pifferaio di Arcore: l'ex direttore di Panorama, il simpaticissimo Maurizio Belpietro. La decisione è oramai presa: sarà proprio il direttore della famiglia Berlusconi, il più arcigno dei polemisti di casa Mediaset e dintorni, a guidare l'ammiraglia dell'informazione (o della disinformazione, a seconda dei casi) della RAI. Sissignori! Proprio lui. Colui che si scagliò (teleguidato dal Pifferaio) contro Romano Prodi, con lunghe campagne giornalistiche a titoli cubitali, con le bufale del caso Mitrokhin e di Telekom Serbia. Capolavori di giornalismo investigativo caduti nel nulla. Una volta pubblicò in prima pagina su il Giornale la notizia che Livia Turco da ministro voleva l’eutanasia (sbagliò di persona, dovette scusarsi). Famoso altresì per le copertine di Panorama che negavano la crisi economica (prima che Berlusconi annunciasse tre anni di sofferenze). Umiliò il portavoce di Prodi (Silvio Sircana) pubblicandone foto, made in Corona, che tutti gli altri avevano rifiutato. Non ho dubbi: Maurizio Belpietro è dunque la persona adatta per la testata principale del servizio pubblico. Ha il pedigree per essere attendibile per tutti i telespettatori. Questa è stata anche (credo di aver capito) l'idea del caimano che ha deciso senza neanche aspettare ministri e capipartito, convocati a palazzo Grazioli martedì sera per discutere appunto della spartizione della Rai. Ci saranno posti quasi per tutti, fra Saxa Rubra e viale Mazzini, ma con acute sofferenze nella ex Alleanza Nazionale: così imparano a sciogliersi. Il PD protesta per questa gestione privatistica delle nomine che, diversamente da quella del presidente della RAI, non richiedono maggioranze qualificate e quindi non devono essere concordate. Di Pietro prende in giro quelli che definisce gli ingenui del PD, ma lo fa dopo aver tentato invano, a suo tempo, di infilarsi nel consiglio d’amministrazione. La verità è che tale esito era prevedibile e inevitabile con una legge come la Gasparri che incentiva l’occupazione partitica della RAI. Di tutto ciò se ne avvantaggia oggi Belpietro, ex paladino antipartitocratico: in passato era toccato ai suoi predecessori. Due piccole annotazioni personali su Belpietro: per chi non lo conoscesse approfonditamente è consigliata la lettura di questo suo mirabile articolo alla vigilia dello scontro televisivo Berlusconi-Prodi del 2006 (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=79073). Per chi, al contrario, volesse farsi una reale idea di com'è può godere di questo intervento di Piero Ricca (uno che ammiro e che diede del buffone al Pifferaio) sul suo blog: http://www.pieroricca.org/2008/02/23/maurizio-belpietro/. In chiusura, intanto, ieri è stato approvato il bilancio 2008 dell RAI, radio televisione italiana. Coi guai che ci sono in giro, al management di Mauro Masi (neo direttore generale) viene lasciata una buona eredità. Almeno in termini finanziari, perché invece la credibilità per la RAI è sempre una conquista difficile. Certo, se da adesso il TG1 verrà impaginato come Il Giornale e Panorama...Stiamo freschi!

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