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mercoledì 4 marzo 2009

il sistema (malato) dell'informazione


Un bellissimo articolo scritto da Piero Ottone (ex direttore del Corriere della Sera degli anni Ottanta) per le pagine del Venerdì di Repubblica, dal titolo "Telegiornali, ogni sera un triste compitino", mi ha indotto ad alcune riflessioni sul sistema radiotelevisivo e della carta stampata cronicamente malato a causa della sempre maggiore (ed insostenibile) pressione dei politici (io direi sostanzialmente a causa del controllo del caimano) sui direttori delle varie testate, costretti (salvo rare eccezioni) nel ruolo di inermi megafoni nelle mani del potere politico. A mio modesto avviso esiste una gerarchia tutta speciale, nella nostra società politica, nel modo in cui si forma la graduatoria dei problemi del Paese, emergenze comprese. Anche quando ci si trova nel mezzo di una tempesta economica dalle conseguenze inesplorabili, come quella attuale. Una crisi che fa dire a tutti gli esperti di cose economiche che una sola cosa è certa: cambieranno le abitudini di tutti. Proprio di tutti? Per ora, c’è un’abitudine che non cambia, perché c’è un tema che se la batte sempre da pari a pari con l’emergenza del giorno, anche quando questa è reale (c’è un’abilità tutta italiana alla fabbricazione di emergenze distraenti) e drammatica come quella di oggi. Manco a dirlo, è il tema dell’informazione televisiva. Emergenza permanente, con punte di parossismo quando come ora, è il momento di ridisegnarne gli assetti. Di rinominare tutto e tutti, per dirla senza giri di parole. Basta pensare alla vicenda, comica (oggi si può dirlo) della Commissione di Vigilanza della RAI, che si è intersecata senza complessi per alcuni mesi con questioni quali lo spettro della disoccupazione di masse, se non di massa. Allora, se il tema è ineludibile e irriducibile (non riducibile) alle sue giuste dimensioni, si potrebbe almeno fare lo sforzo di svecchiarlo un po’, di togliergli di dosso un po’ di polvere fatta di luoghi comuni. A partire da quello, logoro ma soprattutto deviante, che nel nostro sostanzialmente intatto duopolio ci siano un soggetto che fa informazione e politica, e un altro che bada agli incassi e basta. Una televisione commerciale da una parte, e una detentrice esclusiva della comunicazione e del dibattito politico dall'altra. Continuare a pensarlo, o peggio a sostenerlo, sarebbe un po’ come seguitare a pensare che il capo del nostro governo è semplicemente un fantastico uomo d’affari, un geniale imprenditore. Nulla più. Uno sforzo che tocca un pò a tutti, alla politica, ma anche a quell’Autorità che sta lì per garantire, la legge dice con spirito indipendente, un minimo di correttezza informativa nel settore. Può sembrare una banalità, in realtà è piuttosto un assioma: la televisione di un uomo politico, tanto più di un leader, tanto più se lo stesso è quasi sempre capo del governo, è ineluttabilmente uno strumento politico. Un’arma affilatissima per acchiappare i consensi. Come i suoi giornali. Lo si potrebbe dimostrare con una quantità di esempi che sono offerti giorno dopo giorno, ma è sufficiente la vicenda del licenziatissimo (difficile esserlo più rapidamente e definitivamente), forse perché singolarmente indipendente, ex direttore del Tg 5 e ideatore di Matrix: Enrico Mentana. Che fare? La prima idea che viene, ad esempio, è quella di considerare un unico, complessivo problema quello dell’informazione televisiva, ed imparare a esaminarlo globalmente. Se non per discutere degli assetti di entrambi i soggetti (questo appare al momento un pò eversivo, va ammesso), quantomeno per chiedere un pò di astinenza, dalla frugale tavola di tutti, a chi dispone ogni giorno del proprio banchetto personale, da consumare in solitudine o tra pochi amici fidati. Banalità, o assioma che sia, l’idea verrà subito eliminata come provocatoria o, peggio, eversiva. Ci si è un pò disassuefatti, a pensare in termini di parità di posizioni tra i soggetti della politica, a pensare che gli interessi particolari non debbano prevalere, e altre amenità del genere. Non resta, allora e per ora, che tornare al tema dell’assetto del servizio pubblico. Dove c’è il rischio che l’una parte privilegi maturi gentiluomini vecchio stampo e l’altra agguerriti combattenti. Il massimo che si può chiedere alla minoranza (compresa quella, sul tema, interna alla maggioranza) è di essere all’altezza della situazione. E a chi ha il compito di proporre una figura di garanzia, di ricordare che le figure di garanzia sono merce rarissima nel nostro panorama pubblico. E che per la prima volta, nel nostro servizio pubblico, chi è entrato con il compito di garantire gli uni e gli altri, si presenta al termine di un mandato intero e per di più ampiamente prorogato, con l’etichetta intatta, per generale, incontestata opinione. Si arriverà mai, in futuro, alla completa guarigione di questa informazione cronicamente malata? Ai posteri l'ardua sentenza...

7 Commenti:

  • Alle mercoledì 4 marzo 2009 alle ore 19:30:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    Buonasera,mi piacerebbe un'informazione dove tutti abbiano le stesse possibilità.Una informazione non asservita a chi comanda.Una informazione pluralista dove anche la più piccola forza politica abbia il proprio spazio.Forse sono un utopista,ma lo squallore di questi tempi mi sta un pò stretto.MAURO.

     
  • Alle mercoledì 4 marzo 2009 alle ore 20:01:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    La tua utopia di un'informazione pluralista, libera e non asservita è la speranza di tutti gli italiani onesti e non berlusconizzati. Purtroppo lo squallore, come giustamente lo definisci tu caro MAURO, c'è e credo che resterà ancora per molto tempo. Almeno finchè campa il Pifferaio di Arcore...

     
  • Alle giovedì 5 marzo 2009 alle ore 16:41:00 GMT+1 , Blogger rossaura ha detto...

    Guarda un pò.... oggi come oggi mi accontenterei di Informazione e basta...... ;-)

    Un caro saluto di corsa
    Ross

     
  • Alle giovedì 5 marzo 2009 alle ore 20:21:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Ed è un bell'accontentarsi mi sembra. Un affettuoso saluto da nomadus.

     
  • Alle venerdì 6 marzo 2009 alle ore 13:29:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    Carissimo,sulla mia e-mail è apparso un messaggio di un'organizzazione denominata e-policy,dove afferma che il parlamento italiano sta approvando delle leggi limitative e censorie sull'uso di internet.Che cosa ne pensi?MAURO

     
  • Alle venerdì 6 marzo 2009 alle ore 20:28:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Caro amico mio, non è la prima volta (e non sarà purtroppo nemmeno l'ultima) che spifferi censori e fascistoidi arrivano fino a me, con tanto di mail anonime (o dagli indirizzi improbabili) con accuse, minacce e quant'altro per dirmi di smetterla di scrivere sui miei blog del Pifferaio di Arcore. In questo caso io cestino immediatamente il tutto, ci mancherebbe altro, ma il senso di amaro in bocca (o per meglio dire, nella mente) rimane tutto. E non basta certo il pensiero di uno spritz, gentilmente offerto dalla nostra comune amica ROSSAURA, a farmi passare il malumore. Ma noi, caro MAURO, siamo tosti e non ci facciamo certo impressionare. Un affettuoso saluto.

     
  • Alle venerdì 6 marzo 2009 alle ore 21:29:00 GMT+1 , Blogger rossaura ha detto...

    Limitazioni..... beh dovranno faticare un bel po' credo.... almeno su questo mi sa che la maglia è piuttosto larga e chesarà difficile chiudere il sacco.

    Credo che almeno la rete sia un luogo dove la limitazione di libertà sia assolutamente inacettabile, almeno questo mi sembra sicuro, tra tante altre cose nefaste.
    Con lo sciopero virtuale si potrebbe inventare anche una rivoluzione virtuale no?

    Nel caso in cui ci dovessero far "chiudere" ma si sa troveremo il modo di "riaprire" vi invito ad un complotto in piena regola, tratteremo le modalità in un ottimo caffè nella mia città, spritz e salatina, pago io! ;-)

    Un bacio coraggioso
    Ross

     

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