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domenica 15 febbraio 2009

ma lo sceriffo Mori cosa fa?


L'ultimo episodio di violenza carnale accaduto a Roma (http://roma.repubblica.it/dettaglio/Fidanzati-aggrediti-da-due-stranieri-stuprata-una-quattordicenne/1590553) ha di fatto ripristinato quell'odioso clima di insicurezza e di paura che alimentò la campagna elletorale dello scorso aprile per la poltrona di primo cittadino della Capitale. E proprio il vincitore di quella "battaglia" oggi si dovrebbe sentire chiamato in causa dall'opinione pubblica, non solo romana, per quanto sta accadendo e per render conto delle sue scelte in materia di sicurezza. Durante la campagna elettorale del 2008, la parola d'ordine che apre a Gianni Alemanno le porte del Campidoglio è «sicurezza». Il candidato del centrodestra la declina soffiando sulle paure. A pochi giorni dal ballottaggio, lo stupro di una ragazza nella periferia di Roma, diventa il tema centrale di ogni suo intervento. Coerentemente nel programma di mandato, approvato il 5 giugno, il neoeletto sindaco spiega che «il miglioramento oggettivo e verificato della sicurezza è una priorità dell'amministrazione». E, in nome di quell'obiettivo, il 24 settembre rivoluziona, nella disattenzione generale, il corpo amministrativo capitolino per fondare un nuovo ufficio che dipende in modo diretto da lui. Lo chiama "Ufficio extradipartimentale Coordinamento delle Politiche per la Sicurezza". Lo stesso giorno la supervisione è affidata al generale Mario Mori, prefetto in pensione, già comandante del Sisde, il servizio segreto civile, e del Ros dei carabinieri. Uno dei pezzi da novanta della sicurezza nazionale. «L'esperienza maturata in particolari e delicati settori - spiega la delibera - lo rende una professionalità esclusiva e assolutamente non reperibile all'interno dell'Amministrazione». Tanto esclusiva e unica (ma questo naturalmente la delibera non lo dice) che non è considerato un impedimento che il generale Mori sia stato appena rinviato a giudizio per favoreggiamento nei confronti del capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano (per maggiori informazioni, http://l-antipatico.blogspot.com/2009/01/il-processo-invisibile.html). Da allora sono passati quasi cinque mesi. Oggi Roma si è svegliata con una nuova aggressione shock ai danni di una quattordicenne. La domanda allora nasce spontanea: ma lo sceriffo Mori cosa fa? Non si hanno notizie al riguardo per ora. E, d'altra parte, Mori non è mai stato convocato dalla commissione consiliare per la sicurezza per parlare dei risultati del suo lavoro. L'unica sua apparizione in commissione risale a settembre. Se si sa poco del lavoro del generale, anche meno si sa del suo ufficio. La sede non è indicata nei documenti comunali, il sito internet che dovrebbe garantire informazione e trasparenza è «in allestimento». La struttura si è insediata in un palazzo con vista su piazza Venezia, in fondo a via delle Botteghe Oscure. Il portone è sempre sbarrato. A giudicare dai tabulati della Ragioneria Generale non sembra che in quelle stanze si sia prodotto granché: nemmeno le risorse stanziate dalla precedente amministrazione sono state impegnate. Né c’è traccia nei bilanci capitolini dei 10 milioni con cui il Comune si era impegnato a sostenere gli interventi previsti dal Patto per Roma sicura e affidati all’Ufficio di Mori. Eppure, fin dalla campagna elettorale, Alemanno aveva presentato l’ex generale come testimonial e garante di ciò che la nuova amministrazione sarebbe stata capace di mettere in campo per aumentare il senso di sicurezza in città. Dopo le elezioni in effetti, strategie e interventi sembravano fissati, almeno sulla carta. A questo doveva servire almeno il «Patto per Roma», così viene chiamato, che a fine luglio mette attorno allo stesso tavolo Comune, Provincia, Regione e prefettura. Si tengono una serie di incontri preparatori ai quali partecipa anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. Lo scopo del Patto è dare più mezzi alle forze dell'ordine, definire l’impiego di un numero limitato di militari, programmare una serie di azioni anti-degrado, migliorare il coordinamento nell'ambito dei poteri e delle funzioni ordinarie. Il generale Mori, che non ha ancora alcun incarico ufficiale, dietro le quinte è presente fin da allora. Nessuno rivela la stranezza. Fino a quando, il 15 luglio, Alemanno si presenta alla stipula finale con un documento interamente riscritto. Un vero e proprio blitz: il coordinamento degli interventi non è affidato al prefetto, come appariva scontato, ma a «un delegato del ministro dell'Interno». Una sorta di super-commissario, una specie di sceriffo. In effetti Alemanno, durante la campagna elettorale, l'aveva già evocato proprio nella persona dell'ex direttore del Sisde. Ma qua ci sono altri enti: non è propaganda, è attività istituzionale. Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, e Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, si oppongono. Il prefetto Carlo Mosca rivendica la sua funzione di garante e alla fine riesce a mantenere le redini dell’applicazione del Patto. Ma un'idea suggerita da Mori sopravvive nella versione definitiva siglata il 29 luglio: far confluire tutti i dati delle telecamere posizionate in città in una «Sala Sistema Roma», gestita dal Comune e collegata alle Centrali operative delle forze dell'Ordine. Ufficialmente, però, Mori compare solo un mese dopo. Il 23 agosto succede un fatto molto grave, il primo da quando Alemanno è sindaco: due cicloturisti olandesi vengono aggrediti in un casale dove si sono accampati. Alemanno tre giorni dopo si reca sul posto. Al suo fianco, il generale Mori. Il sindaco gli affida il compito di mettere in sicurezza i casali. E il 27 agosto con un'ordinanza gli attribuisce «a titolo gratuito» l'incarico di suggerire «progetti e misure per garantire la sicurezza». La formalizzazione arriva in fretta, dopo meno di un mese. Siamo alla «rivoluzione» di settembre. L'incarico di Mori smette di essere gratuito. Il compenso è di quasi 300.000 euro in tre anni. Al neoistituito dipartimento viene affidata l'attuazione del Patto Roma Sicura: l’attivazione di illuminazione, colonnine Sos, in generale di «strumenti di contrasto al degrado». E la creazione della Sala Sistema Roma. Per ora il Comune non ha nemmeno onorato l'impegno di 10 milioni di euro (come invece hanno fatto Provincia e Regione). Ma della Sala Roma si è parlato, qualche tempo fa, in una riunione sul Patto in Prefettura. L'idea di Mori è che in quella centrale, sotto la sua supervisione, confluiscano anche informazioni provenienti da carabinieri e polizia. Proprio il punto chiave del mancato blitz di luglio. Quello bloccato da Regione e Provincia. E dal prefetto Mosca che però nel frattempo, il 13 novembre su pressione di Alemanno, è stato rimosso. Intanto l'ufficio di Mori si è ingrandito, ha avuto in assegnazione 10 vigili, e ha assunto altri ex dei Servizi. A dirigerlo, infatti, viene chiamato Mario Redditi, già capo di gabinetto al Sisde. Il suo compenso è di 365mila euro in tre anni. Ad affiancarlo arriva anche un docente della Polizia di Stato, Giuseppe Italia (compenso 235mila euro). E, ultimo, il 20 dicembre, Luciano Lorenzini (272mila euro). Cosa abbiano prodotto finora non è dato saperlo. Di Mori si è tornato a parlare un pò di tempo fa per il famoso "processo invisibile" di cui sopra. Alemanno e AN hanno fatto quadrato intorno a lui. Il sindaco ha nicchiato di fronte alle richieste del PD (Morassut e Rutelli) di riferire in aula. D'altra parte la notizia del suo rinvio a giudizio al sindaco era già nota quando lo ha chiamato in Campidoglio. Con quale disegno? Delle due l'una. O i compiti dell'ufficio non sono quelli indicati negli atti ufficiali dell'amministrazione. O se sono quelli, non si capisce perché chiamare un ex capo del Sisde (per giunta indagato per fatti gravissimi) a coordinare i vigili urbani e la videosorveglianza dei luoghi insicuri della città. Misteri della politica...

2 Commenti:

  • Alle domenica 15 febbraio 2009 alle ore 19:48:00 GMT+1 , Blogger rossaura ha detto...

    Ma per caso sei del Sisde? :-)
    Ottimo e chiaro articolo su fatti misteriosi di casa nostra (o dovrei dire Cosa nostra?).
    Non ne sapevo nulla e tu hai spiegato bene, ora basterebbe fare uno più uno.... sarà mica davvero che è messo lì per fare dell'altro? Difficile sapere cosa, ma qualcosa sicuramente.

    Ciao Ross

     
  • Alle domenica 15 febbraio 2009 alle ore 21:33:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Ebbene sì, maledetto Nick Carter: anche questa volta mi hai scoperto. Non sono nomadus, ma Stanislao Moulinsky! Giù la maschera, Rossaura. Non te l'aspettavi eh? Comunque il dubbio te lo voglio lasciare...Ognuno di noi ha un segreto...Un saluto alquanto circospetto da nomadus (quello vero!)

     

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