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giovedì 4 dicembre 2008

il censore puritano




Faccio pubblica ammenda per non essermi ricordato del compleanno di un uomo di cultura (anche se gossippara) che seguo fin da quando faceva il disc-jockey (che peraltro ho fatto anch'io in illo tempore...). Un uomo di successo e molto apprezzato per la feroce ironìa con cui giornalmente, oramai da più di 8 anni, mette alla berlina i "supercafonal" sul suo sito Dagospia. E' pacifico che sto parlando di Roberto D'Agostino, 60enne dal look paragiovanile (o paraculistico, fate vobis), ricordato negli anni che furono per le sue lezioni da tuttologo nel programma di RENZO ARBORE "Quelli della Notte". Ma diventato famoso, ahilui, più per il ceffone con Vittorio Sgarbi (http://it.youtube.com/watch?v=c2Ehsmc3XwA) che per i missaggi in consolle. Ma tornando ai giorni nostri, debbo ammettere che D'Agostino, in fondo, è diventato un moralista. Prova ne sia la sua meticolosa rassegna dell’osceno, la sua certosina ricerca dell’orrore rappresentato senza sconti, il suo essere puritano e censore dei costumi e delle scostumatezze, espresso apertamente su quel blog multiforme riconosciuto dalla non sibillina sigla di «Super-Cafonal», con la dépendance del cafonalino. Il suo killer, oramai seriale, Umberto Pizzi, s’incarica per lui d’impallinare l’Italia godereccia ritratta spietatamente nella sua spudorata sincerità. L’insieme, ottimamente calibrato di sacro e profano (lì dove il sacro è l’immagine disgustosa e il profano la notizia in anteprima profusa senza censure), ha regalato al sito «Dagospia» un’aureola di religioso rispetto. Oramai si interroga il suo sito come una sibilla cumana. E si spia dal buco della serratura di una certa società magnacciona. E visto che siamo «sull’orlo del burino» il più volgare dei reality trova la sua acconcia fine in un libro, ovviamente fotografico, che raccoglie il meglio dello schifo mediatico e salottiero. Quattrocentoquaranta pagine rilegate da Mondadori sullo stile di un catalogo d’arte. Il titolo «Cafonal» la dice lunga. I due autori, D’Agostino & Pizzi, fanno il resto. Il libro, a sfogliarlo, sembra un trattato di sociologia. O meglio, di antropologia culturale scritto con le facce, i corpi debordanti, le tette rifatte, le labbra a canotto, il potere esibito nelle mani forchettate. Perché è la grande abbuffata il filo conduttore che unisce i «morti di fama». Ci si rimpinza a bocca piena e a gambe larghe (per tenere il piatto in equilibrio), ci si ingozza come se fosse l’ultimo buffet, l’ultimo bucatino prima del deliquio. D’Agostino, sadico oltre che moralista, mentre condanna s’indigna e si diverte, conia aforismi graffianti, s’affida a Pizzi per l’affondo finale. Una cosa va però detta: il mondo qui magistralmente rappresentato fa parte di Roma e da Roma non prescinderà mai. Anche quando oltrepassano i Castelli, sono sempre i cafoni del generone capitolino a essere Pizzicati. Ma non per mania campanilistica: è che oltre quel confine quell’universo non c’è. Una volta una signora torinese molto in vista fu ospite d’onore in una festa romana d’alto lignaggio. Tutti finirono su Dagospia e lei se ne adontò. Tale reazione stupì molto la padrona di casa che le disse. «Ma come, tutti vogliono finire sul Cafonal». L’altra non capì; adoperava canoni di comportamento che s’adattavano ovunque, tranne che a Roma. Alcuni giornalisti sprovveduti s’inorgogliscono di vedere il loro articolo ripreso da Dagospia. Non sanno i poveretti che D’Agostino sceglie per amore di paradosso ciò che più gli piace, dunque il peggio sulla piazza, l’articolo più ridicolo, il tema più inutile (e Dio ci salvi dalle dovute eccezioni). Perciò, sempre restando fedeli allo stesso sistema di misura, grazie a D’Agostino & Pizzi si ha la misura del potere che sale e che scende le scale di un salotto. Che a sua volta, sale e scende d’importanza a seconda di chi lo frequenta. I politici sono mazzolati comunque, in un perfetto dileggio bipartisan. Fassino, Berlusconi, D’Alema, la sedicente contessa, l’attricetta, la velina, tutti nello stesso calderone, tutti con il boccone in bocca, tutti indecenti. Il potere, si dirà, non alberga solo a Roma. Certo, ma i potenti a Roma ci vanno e sono pochissimi quelli che resistono alla tentazione di presenziare. In agguato troveranno Pizzi. Il quale, da moralista anche lui, non fotografa mai sua moglie e non ha fotografato la festa dei 60 anni di Roberto D’Agostino. Il Cafonal non entra in casa di chi l’ha creato. Per fortuna...

2 Commenti:

  • Alle venerdì 5 dicembre 2008 alle ore 10:14:00 GMT+1 , Blogger rossaura ha detto...

    Facevi il disc-jockey??????? Bella questa! Come ben sai vengo da una città dove non esistono discoteche e dove parlare di DJ e di ragazze/i cubo è come bestemmiare in latino :-)
    A parte queste considerazioni anche a me D'Agostino piaceva ai tempi di Quelli della notte, poi me ne sono dimenticata, certo è ritornato in auge al tempo dello schiaffone, ma si sa sono soddisfazioni passeggere.
    Non sapevo però che dagospia era il suo blog..... vedrò di visitarlo, so che da dagospia sono uscite delle vere chicche del web, che però non ho seguite troppo, tipo notizie farlocche che sono state riprese dai quotidiani.... Lo frequenterò, tempo permettendo.
    Oggi ho preso una giornata sabbatica, visto che piove tristemente e che sto aspettando un idraulico per un intervento "risolutore", sto lavorando al cellulare, qualche volta si può, ma non lo dire in giro perdo la mia immagine di efficiente donna in carriera... hehehehe (maquandomai!)
    Ciao Ross

     
  • Alle venerdì 5 dicembre 2008 alle ore 13:23:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Se ti può consolare anche io sono sotto la pioggia (metaforicamente, s'intende), cerco di lavorare pur non dovendo preservare la mia immagine di "uomo in carriera" e aspetto qualche intervento "risolutore" per la mia caldaia che fa i capricci. Come vedi anche qualche elemento negativo di natura casalinga ci accomuna (mal comune mezzo gaudio? bah...), oltre alla reciproca amicizia telematica sviluppata esponenzialmente in questi ultimi giorni, anche grazie all'Antipatico...Ti sei sorpresa dei miei trascorsi da DJ? Beh, ti dirò: rimpiango non poco quei tempi andati (e spensierati) che purtroppo non torneranno più! Un affettuoso saluto.

     

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