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domenica 23 novembre 2008

Simone Baldelli, sconosciuto ma indispensabile


Nella variegata e poliedrica composizione della Casta, ci sono anche personaggi non propriamente conosciuti dal grande elettorato ma effettivamente indispensabili alla causa politica del partito cui appartengono. E' il caso di Simone Baldelli, 36enne romano laureato in Scienze Politiche, il più giovane consigliere mai eletto alla Regione Lazio. Nel 1998, a soli 26 anni, Baldelli ricopriva il ruolo per nulla trascurabile di coordinatore nazionale del Movimento giovanile di Forza Italia. Attualmente ricopre il ruolo di "sentinella del Popolo della Libertà". Ed è presto spiegato. A lui basta un'occhiata per fare rapidamente un calcolo: quando vede che i banchi della maggioranza, a Montecitorio, sono mezzi vuoti, lui comincia a parlare, a parlare, a parlare. Non smetterebbe mai. D'altronde, gli argomenti non gli mancano mai. Riuscirebbe a discettare su qualsiasi tema pur di consentire ai suoi colleghi del PdL di far rapidamente rientro nell'aula di Montecitorio per pigiare il bottone e votare. E' grazie alla sua abilità che spesso la maggioranza è riuscita a evitare clamorosi scivoloni, come non manca mai di sottolineare Roberto Giachetti, il suo dirimpettaio del Partito Democratico. I loro duelli verbali sono delle autentiche gag nel grigiore dei resoconti parlamentari. A Baldelli tocca infatti l'arduo compito di impedire che la maggioranza di centrodestra vada "sotto" nelle votazioni e la presidenza del gruppo le sta studiando tutte per tentare di persuadere i suoi deputati a fare i deputati: dalla multa di 10 euro da devolvere in beneficienza, alla pubblicazione dei dati sulle presenze (Brunetta docet). Nell'attesa, lui si esercita nell'arte oratoria. A sinistra un tempo esisteva la "frusta", in genere il parlamentare più anziano ed esperto. Famoso nel PCI era Mario Pochetti: non guardava in faccia nessuno e senza tanti complimenti richiamava all'ordine perfino i "big", andandoli a scovare addirittura in bagno, nell'esercizio delle loro funzioni "fisiologiche". Oggi, grazie agli sms, l'ordine del "tutti dentro" arriva quasi in tempo reale. Nel frattempo ad intrattenere l'aula ci pensa il giovane Baldelli che, a differenza della vecchia "frusta", ha nientepopodimenoche il rango di vicepresidente con delega dell'aula: di fatto è il numero tre del principale gruppo parlamentare. Niente male per un semisconosciuto carneade della politica. La sua specialità è quella di prendere sempre la parola prima che la votazione venga indetta, giusto in tempo per far riempire i banchi della maggioranza. Ovviamente lui è il più presente. Dall'inizio dell'attuale legislatura sarà mancato sette volte: tutte giustificate. Occhialini trendy, fisico atletico, faccia da ragazzo perbene, nonostante la sua giovane età il Parlamento per lui non ha segreti: sa come si scrive una mozione e come ci si comporta con emendamenti e sub emendamenti. Conosce tutte le tecniche legislative e anche i trabocchetti parlamentari. Il colpo d'occhio non lo dà soltanto all'aula, ma anche alla bouvette o al cortile di Montecitorio dove si radunano i fumatori: sa che spesso i deputati di opposizione spariscono dall'emiciclo per poi, con un blitz, ricomparire al momento giusto e votare. Del resto Baldelli è cresciuto in quella formidabile scuola politica che è il Partito Radicale. E anche se è deputato da soli tre anni, bazzica Montecitorio fin da ragazzo: aveva 21 anni quando ha calpestato per la prima volta il pavimento del Transatlantico. Nato socialista, al dissolversi del PSI per l'effetto Mani pulite, Baldelli è approdato al partito di Pannella che del primo governo Berlusconi era alleato. Poi, alla rottura, è rimasto con Forza Italia diventando assistente parlamentare del gruppetto Marco Taradash - Elio Vito - Giuseppe Calderisi - Benedetto Della Vedova che non seguì Pannella nell'uscita: con loro ha imparato a destreggiarsi tra i tecnicismi parlamentari. E' con Scaloja coordinatore di Forza Italia che fa però il grande salto, diventando nel 1998 coordinatore dei giovani azzurri. Da quel momento ha cominciato a lavorare con tutti i "big" di Forza Italia, da Paolo Bonaiuti a Sandro Bondi. Di Berlusconi si definisce il collaboratore perfetto: "Non lo cerco mai, quando mi capita di parlarci non gli chiedo nulla e quando sta con me lo faccio pure divertite", racconta il novello comico del ventunesimo secolo. Esilaranti sono infatti le sue imitazioni, da Tremonti a Prodi: "Berlusconi dice che faccio benissimo tutti, tranne lui ovviamente". Con il premier condivide però un'altra passione: il canto, quello da piano bar (e le donne, presumo). Oltre al fatto che tutti e due hanno studiato dai Salesiani. Nato ai bordi della periferia romana, figlio del ceto medio impiegatizio, frequentatore di sale giochi dove da studente si rifugiava per giocare con la sua amata stecca, a Baldelli il pallino per la politica è venuto sui banchi di scuola e l'esordio è stato quello del perfetto politico della prima Repubblica, con tanto di corso alla scuola di formazione quadri "Walter Tobagi". Una laurea in Scienze Politiche all'Università di Urbino, qualche viaggio studio negli USA e nel frattempo l'impegno politico. Esercitato anche attraverso la collaborazione con L'Opinione, il quotidiano diretto da Arturo Diaconale, sul quale per anni ha pubblicato le vignette satiriche. nel 2000, a soli 28 anni, viene eletto nelle file forziste al consiglio regionale del Lazio. Poi nel 2006 il salto a Montecitorio: "Ero così emozionato all'idea di sedere nei banchi di Nenni e Berlinguer che partecipavo a tutte le sedute, anche a quelle del lunedì dove in genere non si vota mai". Secchione al punto giusto (suo è il manualetto del perfetto parlamentare distribuito ai novizi della pattuglia del PdL di questa legislatura), gran lavoratore e pure di bella presenza: la carriera di Baldelli sembra oggi essere destinata a mete ancora più ambiziose. Nella nazionale parlamentari di calcio gioca nel ruolo di mediano, ma in quella della politica sta studiando da centravanti. Senza però sgomitare, come ha sempre insegnato la vecchia scuola radicale. "Sei il nostro Ronaldinho", lo ha appellato giorni fa un vecchio volpone forzista come Gioacchino Alfano. Lui sorride e nel frattempo parla, parla, parla...

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