tpi-back

domenica 9 novembre 2008

l'informazione che (a volte) non c'è


Generalmente non sono uno che voracemente si ingozza di informazioni durante il giorno. Ho i miei tempi, le mie pause, le mie priorità, anche nello scegliermi quale notizia sia più o meno meritevole di attenzione. Anche perchè tenere un paio di blog (compatibilmente con i miei impegni giornalieri di lavoro) non sempre mi dà la possibilità di censire con giudizio ed obiettività tutto lo scibile dell'informazione nazionale e oltre. Ma una notizia (sfuggita ai più) mi ha fatto riflettere su quel tritacarni infernale e non sempre gestibile che risponde al nome di mondo dell'informazione. Capisco e comprendo che lo stesso problema che nel mio piccolo può interessare il mio modo di attingere alle notizie per preparare un post, alla fine possa diventare un problema di difficile gestibilità per chi il giornalismo lo esercita come professione. Ma questo silenzio che ha avvolto la morte (come tante morti analoghe, purtroppo) di una straniera travolta da un'auto pirata non mi è andato giù e mi ha alquanto indispettito.
Di Sofia Smirnova, 37 anni, ucraina, arrivata in Italia con regolare passaporto e uccisa da un pirata della strada la notte tra il 5 e il 6 novembre sulla statale di Pomigliano d'Arco, alle porte di Napoli, non ha parlato nessuno o quasi. Colpa di quella maledetta data, dirà qualcuno: il destino ha scelto di farla morire la stessa notte in cui un'altra donna, di 27 anni, ma italiana, è stata scippata e strattonata da due adolescenti a Napoli. A pochi chilometri, cioè, dal luogo in cui Sofia veniva travolta da un'auto che non si è mai trovata.
Francesca (la donna scippata), per fortuna, non è morta: è finita in coma, però, e solo dopo 24 ore ne è uscita. I suoi scippatori sono stati acciuffati subito. Anche grazie alle testimonianze della gente, che stavolta nella centralissima piazza Dante ha parlato, eccome.
Ma il destino per la giovane ucraina, stavolta, ha voluto farsi beffa giocando con i tempi e con la stessa informazione: qualche ora dopo la sua morte un giovane Rom di origine croata ha travolto con la sua Bmw 13 persone che aspettavano l'autobus ad una fermata di Acilia, alla periferia di Roma. Tre sono risultate subito gravissime. Per fortuna anche in quest'ultimo caso nessuno è morto. Risultato? Per Sofia non c'era davvero spazio. L'immagine del suo corpo coperto da un lenzuolo sul ciglio della strada è apparsa nelle edizioni dei Tg delle 13 (e neanche di tutti). Il Tg3 ad esempio le ha dedicato solo una "macchia", come si dice in gergo, ovvero una notizia breve letta da studio, con le immagini che scorrevano. Non un servizio vero e proprio. Ma già nei tg della sera di Sofia non c'era più traccia. Peggio, molto peggio, è andata con la carta stampata. Nessun quotidiano nazionale (almeno nessuno dei principali) le ha dedicato una riga. Semplicemente la morte di Sofia, causata da un pirata della strada presumibilmente italiano, per i giornali non è avvenuta. O se anche è avvenuta, non meritava certo un doveroso spazio. Meglio, non e' una notizia cui dedicare il giusto spazio. A Francesca, uscita dal coma, sono state giustamente dedicate aperture di pagina e atrettanto al Rom di origine croata che ha investito 13 persone. E allora è inutile negare: nella trappola ci siamo caduti tutti, proprio tutti. Nella trappola del luogo comune, del razzismo strisciante, della disattenzione, dei due pesi e delle due misure. E il teorema è diventato regola: Sofia ucraina, uccisa da un pirata (forse italiano) non vale quanto le 13 persone ferite da un Rom croato. Nè quanto Francesca, finita in coma dopo uno scippo. Tutto italiano, stavolta.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page