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venerdì 1 agosto 2008

tutte le stanze del presidente


Il problema della casa nel ventunesimo secolo è davvero un gran bel problema. Alzi la mano chi non ha avuto mai difficoltà (e non ne ha ora) a cercare di abitare in una casa, sia in affitto sia in proprietà, considerati i prezzi astronomici sia in un verso che nell'altro. Eppure c'è qualcuno che non ha nessuna difficoltà non dico ad abitare, ma addirittura ad espandere a macchia d'olio la sua faraonica magione. Inutile dirvi nome e cognome, ci mancherebbe. La notizia di oggi (http://www.corriere.it/politica/08_luglio_31/arcore_raddoppio_villa_san_martino_102cf6f0-5eda-11dd-89c2-00144f02aabc.shtml) è di quelle che riappacificano con il mercato immobiliare. E leggendola non mi è stato difficile immedesimarmi nei panni del padre di famiglia che oramai sul viale del tramonto (inteso solo ed unicamente come età anagrafica) si preoccupa di sistemare la numerosa prole, avuta da due matrimoni, in alloggi non troppo spartani e dalla metratura risicata, ma anzi raddoppia lo spazio della sua già fantasmagorica residenza annettendosi (verbo a lui caro dal punto di vista napoleonico...) due spazi abbandonati e non più abitati e trasformando il tutto in una sorta di Eden meneghino. Ovviamente per le licenze e relative autorizzazioni il nostro eroe non deve faticare più di tanto, visto e considerato che gli amministratori locali sono suoi sudditi politici. Ma quello che più mi ha incuriosito della faccenda è stato il rileggere come il signorotto sia venuto in possesso, nel lontano 1980, di questa fantastica dimora denominata Villa San Martino. Ve la vorrei riepilogare in breve. Roma, domenica 30 agosto 1970, attico di via Puccini 9, vicino Villa Borghese. Il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, quarantatré anni, abbatte con un fucile da caccia la moglie Anna Fallarino, quarantun anni, e lo studente Massimo Minorenti, venticinque anni, suo amante; quindi s'ammazza. Chi dei due coniugi è morto per ultimo? Da un respiro dipende la destinazione dell'eredità (i giornali favoleggiano di tre-quattrocento miliardi) che comprende una villa in Brianza: LA VILLA DI ARCORE. Se per ultima è morta Anna Fallarino, sua sorella e i genitori erediteranno la loro parte. Se per ultimo è morto il marchese, erediterà tutto la marchesina Annamaria, nata nel 1951 dal primo matrimonio con Letizia Izzo. La sorella di Anna Fallarino è una buona conoscente del giovane avvocato Cesare Previti, trentasei anni, nato a Reggio Calabria ma romano dall'infanzia, che l'incarica di patrocinare gli interessi dei Fallarino. Le perizie medico-legali tolgono presto ogni dubbio: l'ultimo a morire è stato il marchese, tutto andrà alla giovane figlia Annamaria. Ma Previti non esce per questo di scena. "Benché disponga del mandato per la tutela dei Fallarino", si propone alla marchesina Annamaria, che ne accetta l'assistenza legale. Vi è un problema però: Annamaria ha diciannove anni (per la legge dell'epoca è minorenne), il Tribunale minorile l'affida, lei consenziente, a un vecchio amico dei Casati, l'avvocato Giorgio Bergamasco, senatore liberale. Bergamasco tutore, Previti pro-tutore. Sarà la sua rovina. Sconvolta dalla tragedia, braccata dai giornalisti, Annamaria lascia l'Italia (vivrà stabilmente a Brasilia dopo aver sposato Pier Donà Dalle Rose). Il 26 giugno 1971 il tutore Bergamasco, buon tributarista, presenta all'Ufficio delle imposte la denuncia di successione, inventario analitico dei beni ereditati dalla marchesina minorenne: valore dichiarato, compresi liquidi, titoli azionari, mobili e gioielli, 2 miliardi 403 milioni; che si riducono a un miliardo 965 milioni tolti i debiti e le tasse e imposte da pagare. Compiuti i ventun anni il 22 maggio 1972, l'ereditiera è libera ormai di occuparsi delle proprie cose da sé; ma per la difficoltà obiettiva di amministrare il patrimonio in Italia da Brasilia, crede di trovare una soluzione nominando il 27 settembre 1972 procuratore generale, "rimossa ogni limitazione di mandato", l'ex-tutore Bergamasco. L'ex-pro tutore Previti resta suo avvocato. Gli si rivolge nell'autunno del 1973 incaricandolo di vendere la villa di Arcore, "con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere". Il compratore è presto trovato. In una telefonata a Brasilia, Previti annunzia tripudante, e confidando nell'esultanza della marchesina, il nome dell'acquirente, il magnate Silvio Berlusconi, largo il prezzo, 500 milioni (largo? per una villa settecentesca di 3 mila 500 metri quadri, completa, in difformità dall'incarico, di pinacoteca con tele del Quattrocento e del Cinquecento, di biblioteca con diecimila volumi antichi e d'un parco immenso?). Il valore di un comune appartamento nel centro di Milano. Un raggiro; tanto più che Berlusconi dilazionerà il pagamento negli anni, e le tasse continua a pagarle la marchesina. Tra lei e Previti i primi dissapori. Il 4 maggio 1977 è costituita a Roma l'Immobiliare Idra, della galassia berlusconiana. Entrano nel collegio sindacale Umberto Previti e, sino al 28 giugno 1979, il figlio Cesare. Alla Immobiliare Idra sarà intestata la villa di Arcore. "Previti è sì l'avvocato di fiducia della venditrice marchesina Casati Stampa, ma, al tempo stesso, e all'insaputa della sua assistita, ha diretti interessi nel gruppo berlusconiano". L'atto pubblico di vendita innanzi a notaio è sottoscritto sei anni dopo la cessione, il 2 ottobre 1980. Rappresenta Annamaria, parte venditrice, il procuratore generale Bergamasco; rappresenta l'Immobiliare Idra, parte acquirente, il suo amministratore unico, Giovanni Del Santo, commercialista prestanome. La villa settecentesca già residenza dei conti Giulini e dei marchesi Casati Stampa è così indicata nel rogito: "Casa d'abitazione con circostanti fabbriche rurali e terreni a varia destinazione". Subito dopo la "casa di abitazione" pagata mezzo miliardo a rate sarà ritenuta dalla Cariplo garanzia congrua per un finanziamento di 7 miliardi 300 milioni (fidejussione dell'Immobiliare Idra in favore della Cantieri Riuniti Milanesi: da Berlusconi a Berlusconi) e dal Monte dei Paschi di Siena per un ulteriore finanziamento di 680 milioni all'Immobiliare Idra. E siamo ai giorni nostri. Per amore dei figli (e delle loro comodità) il cavaliere mette mano al gonfio portafogli e raddoppia Villa San Martino. Con buona pace di quelli che vivono in trenta metri quadri, con vista discarica.

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