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lunedì 21 aprile 2008

la satira (preventiva) di Michele Serra




Lo leggo quotidianamente (o quasi) su la Repubblica nella pagina dei commenti con la sua Amaca; è uno dei giornalisti della mia generazione che preferisco, per l'intelligenza, la verve e l'ironia che caratterizza la sua satira velenosa. Michele Serra da sempre è attento alle malefatte del pianeta berlusconiano, non si lascia sfuggire l'occasione di rimarcare eventuali defaillances di chi gravita intorno al cavaliere. E così avviene anche con l'ultimo articolo scritto per L'espresso in edicola da venerdì. Il pezzo s'intitola "Lo stalliere e altre fiabe", godibilissimo e da leggere tutto d'un fiato. Io ve lo ripropongo. Che lo stalliere Mangano sia stato un eroe, e non un pregiudicato mafioso come fin qui affermato dalla propaganda comunista, era già noto da tempo, ben prima che Marcello Dell'Utri ce lo ricordasse così autorevolmente. Per concimare la bordura di petunie, nella villa di Arcore, percorrendo ginocchioni cinque chilometri di vialetti di ghiaia, ci voleva infatti una tempra eroica. Uguale attitudine al sacrificio fu necessaria a Mangano per accompagnare a scuola ogni mattina i figli di Berlusconi, che lo costringevano a cantare tutte le canzoni di Cristina D'Avena e i jingle pubblicitari di Mediaset. Alcuni dei quali, secondo gli studiosi di otometria, possono far sanguinare le orecchie dopo pochi secondi. Ma molti altri luoghi comuni imposti dalla sinistra stanno per essere definitivamente smascherati. Vediamo i principali. MAFIA. La Mafia è un fenomeno di costume. Il suo stesso, diffuso radicamento popolare in vaste zone della nostra bella Italia, smentisce l'assurda ipotesi che si tratti di un'organizzazione segreta. Le intemperanze occasionali di alcuni suoi membri, lungi dall'avere quel significato eversivo loro attribuito dai pubblici ministeri comunisti, sono solo eccesso di zelo correzionale per ricondurre alla ragione quei membri della comunità che vogliono negare la Famiglia Tradizionale, l'autorità del padre e le profonde radici cristiane del nostro meridione. Le pile di santini ritrovate, insieme alle provole e a innocue collezioni di armi da fuoco, nei rifugi dei padrini, sono la testimonianza della retta attitudine e della formazione religiosa di questi italiani perseguitati dal pregiudizio laicista. Non ultima prova a discarico della cosiddetta Mafia è l'attaccamento al lavoro e ai superiori di tutti i suoi impiegati. lo conferma il bassissimo numero di iscritti al sindacato: la Cgil-Killer conta un solo iscritto, per giunta deceduto pochi istanti dopo il suo tesseramento. RESISTENZA. Nei felici anni Quaranta, con il pretestuoso alibi dell'occupazione nazista e della Seconda guerra mondiale in corso, alcune bande di sfaccendati abbandonarono senza permesso il posto di lavoro e risalirono le montagne, nel tentativo di rubare le casse di viveri paracadutate dagli anglo-americani per le loro truppe. I novantamila caduti partigiani sono tutti periti nel corso delle sanguinose risse per accaparrarsi cioccolata e sigarette. Il cosiddetto 25 aprile, spacciato dai comunisti come Festa della Liberazione, fu in realtà un giorno come tanti altri: fucilazioni, bombardamenti, deportazioni di ebrei, canzoni di Rabagliati alla radio, donne che stendevano i panni sulle terrazze dopo avere rammendato in gruppo i buchi della mitraglia, insomma la serena routine dell'Italia popolare. Quell'Italia semplice e schietta i cui sentimenti già allora erano sconosciuti alla sinistra, chiusa nei salotti snob a diffamare il Cavaliere, quello di allora. COSTITUZIONE. Si tratta di alcuni fogli sparsi, malamente rilegati con un elastico, rinvenuti a Roma al termine di una inconcludente riunione politica di antifascisti, divisi su tutto tranne che sul gettone di presenza. Farne la carta fondamentale dello Stato è un arbitrio inaccettabile, quella gente era così fuori dal mondo che la sedicente Costituzione non fa neanche menzione delle tre "i": Inglese, Internet e Imponibile zero. Lo sanno tutti che la vera Costituzione venne dettata dalla Vergine Maria a una contadinella, emana un intenso profumo di rose e consta di un solo articolo, che incarica il papa di formare un governo di salvezza nazionale. REPUBBLICA. E' del tutto inaccettabile che il nostro sistema politico possa chiamarsi come il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Forse che in Francia vige un sistema chiamato "Le Monde", o la regina d'Inghilterra regna su uno Stato chiamato "Economist"? L'assurdità di questa situazione è evidente. La Repubblica italiana ha urgente bisogno di cambiare nome mediante concorso pubblico, e televoto finale. Per scongiurare i soliti brogli, il voto popolare sarà affiancato da una giuria di qualità formata da un manager, un pubblicitario, un vescovo e una donna di Forza Italia, che cucina per loro.

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