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giovedì 20 marzo 2008

Alitalia & la solita commedia all'italiana


La questione Alitalia, al centro dei commenti e delle polemiche di questi giorni, sta assumendo sempre di più una fisionomia caricaturale dei mali endemici dell'Italia, pseudopotenza industriale e settimo Paese mondiale in una ipotetica scala economica, politica e sociale. E' da mesi oramai che si cincischia su questo argomento spinoso e purtoppo estremamente serio (ne avevo già parlato in due post, http://tpi-back.blogspot.com/2007/12/alitalia-senza-ali.html e poi http://tpi-back.blogspot.com/2007/12/matrimonio-alla-francese.html). Non è certamente da oggi che si sa in quale stato economico preagonico versa la nostra compagnia di bandiera. I governi che si sono avvicendati in questi ultimi tre lustri (ed i relativi ministri dell'Economia e dello Sviluppo industriale) hanno plausibilmente preso nota dello stato comatoso di Alitalia dovuto ad uno scientifico saccheggio della sua gestione economica, depredata dei suoi averi, affondata nei suoi debiti, spolpata fino all'osso e anche di più. Tutto sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole, nemmeno con una parvenza di pudore politico o di uno straccio di assunzione di responsabilità. A partire dal 1990 si sono alternati nei ruoli di Presidente e di Amministratore Delegato della compagnia di bandiera ben 13 persone (da Michele Principe a Giovanni Bisignani, da Renato Riverso a Roberto Schisano, da Fausto Cereti a Domenico Cempella, da Giuseppe Bonomi a Francesco Mengozzi, da Berardino Libonati a Marco Zanichelli, fino a terminare al top dei top, quel Giancarlo Cimoli unico nel ricoprire il doppio incarico, insuperabile nel buco di bilancio lasciato ai posteri), con una media approssimativa di un dirigente ogni due anni e sei mesi. Non c'è che dire: un modo di gestire e di condurre un'impresa (a capitale pubblico) in un'ottica da top management, da non plus ultra dell'economia aziendale, da tenere corsi alle università inglesi e americane le più rinomate. Nel 1997 Alitalia, ben conscia delle difficoltà economiche e gestionali già allora più che evidenti, intavolò una trattativa con la compagnia di bandiera olandese, la KLM. Una fusione che appariva agli occhi di tutti risolutiva ed efficace. Infatti non se ne fece niente. Successivamente KLM confluì in Air France ed ora, paradossalmente, Alitalia si ritrova sul punto di essere acquistata (a condizioni purtroppo da capestro) proprio dal gigante franco-olandese. E a questo punto della commedia all'italiana chi ti viene fuori? Ma certo, il cavaliere. E chi altrimenti. La massima espressione del capitalismo e della beneficenza all'italiana, il mentore della caritas industriale si è fatto largo tra la folla di politici , banchieri e uomini dal conto a sette zeri ed ha declamato: "Sono intenzionato a fare una cordata italiana con Air One e anche con i miei figli" lasciando intendere che i soldi ce li ha, che oltre le televisioni e i giornali avere anche una bella flotta di Airbus o MD80 o Boeing non gli dispiacerebbe affatto. Mica può andare sempre in giro con il suo vetusto Falcon...E così si chiude questo primo tempo (in verità molto lungo, spero che il secondo sia molto più breve) del film Alitalia, con i personaggi e gli interpreti non sempre in ordine di apparizione, ma tant'è, non stiamo qui a sottilizzare sulla buona fattura del film. L'importante è che ci siamo fatti un bel pò di risate. Anche se ci sarebbe tanto da piangere...

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