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domenica 20 gennaio 2008

orgoglio napoletano & monnezza partenopea




Un bell'articolo dello scrittore napoletano Raffaele La Capria, pubblicato oggi a pagina 28 del Corriere della Sera, mi ha fatto riflettere sulla situazione e sulle caratteristiche "storiche" del popolo partenopeo. L'ottantacinquenne saggista e romanziere (Premio Campiello alla carriera) ha evocato nel titolo del pezzo giornalistico ("Napoli e i tre flagelli biblici che insidiano tutta l'Italia") il pesante fardello che la città deve sopportare quasi fosse una sciagura biblica. Anzi tre. La Camorra, la Classe Dirigente e la Classe Politica. Tre gravissime menomazioni sociali e secolari che affossano la Napoli più orgogliosa, più vera, meno truculenta e assetata di potere di quanto la storia abbia scritto fino ad ora. L'ultimo colpo di maglio è stato inferto dal "caso Pianura" e dalla rivolta di frange "cooptate" dalla Camorra e dai poteri politici corrotti per sfruttare l'emergenza rifiuti (e tutto ciò che ne consegue) affinchè rimanga tutto com'è (e come sempre è stato), con le inefficienze delle Istituzioni, il controllo sul territorio della Malavita, la corruzione a macchia di leopardo, la volontà di chi comanda nel voler far apparire Napoli come un corpo "estraneo" nel tessuto sociale ed economico dell'Italia. Le critiche feroci, gli articoli al veleno della stampa nazionale ed estera, il degrado e la sporcizia, l'invivibilità e gli incendi ai cassonetti, la violenza contro le forze dell'ordine e i vigili del fuoco hanno disegnato (agli occhi del mondo) un volto di Napoli (e di tutta la Campania) che non è quello dei napoletani onesti, orgogliosi della loro storia e del loro modo di "arrangiarsi" in qualunque situazione, anche quelle più estreme e disperate. Non si può chiedere a Napoli e ai napoletani di cambiare sistema se poi è il "Sistema" che non vuole far cambiare Napoli. Non si può pretendere di invocare un cambiamento nella gestione della città e della sua classe politica se poi è da 30 anni che chi ha il potere si appropria del denaro pubblico (o lo sperpera) con appalti, concessioni, sovvenzioni e subappalti truccati grazie alle infiltrazioni camorristiche. Il tanto criticato Antonio Bassolino, nei primi anni della sua amministrazione, fece ripulire piazza Plebiscito dal traffico, dalle macchine e dalla monnezza, restituendo alla piazza e a Palazzo Reale l'aspetto della Napoli nobile e civile, suscitando l'entusiasmo e la partecipazione attiva dei cittadini, facendo rivivere una sorta di neo Rinascimento culturale e sociale, ripulendo monumenti, riaprendo chiese e musei, organizzando eventi internazionali e concerti dalle folle oceaniche. Tutto ciò riuscì a far risorgere l'orgoglio napoletano, quello genuino e radicato nel DNA di tutti quelli nati all'ombra del Vesuvio. Tutto sembrava così bello da apparire quasi irreale. E difatti il bel sogno non durò molto. Le "teste" tagliate al drago dell'inettitudine e della corruttela pian piano ricrebbero, i gangli vitali del potere camorristico e politico a poco poco si impossessarono di nuovo della Città e tutto tornò come era, come la storia aveva sempre consegnato ai posteri e ai sognatori, svegliati bruscamente dai soliti morti ammazzati della Camorra e ammorbati dal nauseabondo olezzo della "munnezza" che accompagna, senza soluzione di continuità, la vita (o la morte) della Napoli che ci piacerebbe avere e che invece purtroppo non abbiamo.

2 Commenti:

  • Alle lunedì 21 gennaio 2008 alle ore 08:41:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    Carissimo,oggi mi dai modo di parlare di una citta' e di una regione che ,in un certo senso,ho in simpatia.Purtroppo,tutti i mali italiani,a Napoli sono amplificati per molte ragioni,ma il principale è,senza dubbio,è la mancanza di una classe politica nazionale e locale che affronti decisamente e senza collusioni le cause del degrado napoletano e campano.Mauro

     
  • Alle lunedì 21 gennaio 2008 alle ore 09:41:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Non credere caro MAURO, anche a me Napoli in particolare (e la Campania in generale) ispirano simpatia, allegria, gioia di vivere e quant'altro grazie alle mie amicizie partenopee che risalgono a una ventina d'anni fa. Ma non per questo bisogna chiudere gli occhi, o magari essere meno obiettivi in virtù di una generale predisposizione per tutto quello che è napoletano. La classe politica (come ho scritto) ha pensato solo a fare la "sanguisuga" sulla pelle del tessuto campano, la camorra ha fatto il resto. E purtroppo, per quanti volenterosi sforzi stiano facendo attualmente, non vedo una "soluzione" lineare e definitiva al "problema" di Napoli e della Campania.

     

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