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lunedì 31 dicembre 2007

Buon 2008 a tutti!




Ormai ci siamo. Mancano poche ore al nuovo anno (http://www.timeanddate.com/counters/multicountdowna.html), e mentre fervono i preparativi per la festa più attesa dell'anno (almeno dal punto di vista del divertimento e della trasgressione), mentre ci prepariamo a indossare qualcosa di rosso (come tradizione impone), mentre nelle cucine di tutta Italia si mescolano odori e sapori, mentre ci accingiamo a far saltare milioni di tappi di spumante nostrano o di champagne francese, mi corre l'obbligo (prima di fare a tutti voi i migliori auguri per l'anno che verrà) di aprire un angolo di memoria e di fermarmi un attimo, magari insieme a chi mi sta leggendo, per dedicare un pensiero commosso ai sette morti sul lavoro dell'acciaieria della ThyssenKrupp di Torino e alle loro famiglie che questa sera non potranno e non vorranno festeggiare. Un pensiero anche a tutti quelli (noti e meno noti) che ci hanno lasciato anzitempo, vuoi naturalmente (Biagi, Sabani, Don Oreste Benzi, Leopoldo Pirelli, Pavarotti, etc...) vuoi per morte violenta (Benazir Bhutto) e che meritano sicuramente un pensiero cristiano e di ringraziamento per quanto di buono hanno fatto nella loro vita terrena. Spero di non avervi rovinato i preparativi della festa con questo inciso. Ancora auguri di cuore a tutti i lettori di questo blog. Buon anno!

domenica 30 dicembre 2007

l'incolmabile assenza di Enzo Biagi




Ho da poco terminato di seguire in tv, su RaiTre, il programma Chetempochefa di Fabio Fazio, interamente dedicato al ricordo e alla figura di Enzo Biagi ed ho deciso, seppur con la vista ancora inumidita da qualche goccia di sana commozione, di mettermi qui davanti al mio computer e ricordare, nel mio piccolo, il grande giornalista e il grandissimo uomo. Sembrerà strano, ma questa volta le parole da battere sulla mia tastiera (contrariamente a tutte le altre occasioni in cui ho scritto) mi vengono meno facilmente da scegliere e da visualizzare sul monitor. E questo, forse, proprio perchè inconsciamente la figura di Enzo Biagi incute un naturale timore reverenziale e un rispetto profondo in chi come me, avrebbe voluto nella vita fare (come lui a 13 anni) il giornalista, il testimone e il cantore dei fatti che accadono, ma che invece la vita ha costretto a fare tutt'altro. Forse questo blog mi sta dando parzialmente un risarcimento psicologico e personale di quanto mi ha impedito di fare realmente, connotandolo con questo post che sto dedicando al Maestro e che rimarrà sempre a mia disposizione (oltre per chi lo vorrà leggere) nel tempo, senza il rischio di vederlo ingiallire (come farebbe un ritaglio di giornale) o peggio ancora disturbato nelle immagini (come farebbe una vecchia videocassetta). Il primo ricordo che ho di Enzo Biagi risale agli inizi degli anni Settanta, quando io frequentavo il quarto ginnasio e in classe mi presentavo la mattina con un copia del Corriere della Sera nella cartella (ed ero l'unico del IV ginnasio sezione A che leggeva un giornale, e mi guardavano pure strano...) e durante l'intervallo mi leggevo, se c'era, un articolo del grande giornalista emiliano. Crescendo l'ho seguito dal 1981 al 1988 a la Repubblica e poi di nuovo al Corriere. Non mi perdevo le sue puntate su RaiDue di "Proibito" e poi "Film Dossier", "Spot", arrivando alla metà degli anni Novanta con la trasmissione più bella e più premiata (come hanno ricordato da Fazio stasera Loris Mazzetti, Marco Travaglio e Bice Biagi) dei cinquant'anni di storia della televisione: "il Fatto", un programma che dovrebbero far vedere all'infinito nelle scuole, per far crescere in maniera sana la coscienza dei giovani d'oggi. So che vi sto tediando con queste mie righe, e chiedo scusa se questa sera ho messo innanzi a tutto le mie emozioni ed i miei ricordi, ma non sono riuscito a rimanere imparziale e distaccato, sentendomi quasi bombardato nell'animo dal ricordo di una persona così speciale, così bella come rarissimamente è capitato nella mia vita. Mi fermo qui, perchè altrimenti starei tutta la notte a scrivere, ma so che non basterebbe ugualmente per riempire un vuoto incolmabile, per cercare di "sentire" ancora di più vicino a me chi ha lasciato un'eredità preziosissima di onestà, moralità e verità allo stato puro. Non inquinabile. Da nessuno.

le furbizie televisive di Mentana


Da un pò di tempo l'ex enfant prodige di mamma RAI, conosciuto nei corridoi di viale Mazzini con l'appellativo di mitraglia (per la sua capacità di eloquio supersonico senza mangiarsi le parole), attualmente uomo di punta dell'ammiraglia Mediaset, vale a dire Enrico "Chicco" Mentana, sta seguendo una nuova strategia comunicativa e televisiva, improntata a dare spazio, nella sua trasmissione Matrix, ad argomenti un pò più leggeri e meno truculenti del passato, quando, per seguire la scìa del suo dirimpettaio Bruno Vespa, si occupava di cronaca nera e di omicidi, inondando la seconda serata di Canale5 con rivoli di sangue e disquisizioni su sgozzamenti e badilate sul cranio. L'inversione di tendenza delle ultime settimane lo sta premiando. Gli ascolti si mantengono sui due milioni di telespettatori, lo share si colloca sempre sopra il 20% (http://www.bilink.it/bilink/mercato/ascolven.html) e gli inserzionisti pubblicitari sono tornati, in gran numero, a fargli la corte. Furbescamente il buon Mentana sta dedicando il venerdì sera proprio al tema della reclame, della pubblicità vecchia e nuova (a proposito, per i cultori del genere vi consiglio questo sito: http://www.torinointernational.com/spot80/) e l'altra sera ha invitato, tra gli altri, il principe delle telepromozioni, il neodottore (honoris causa) in scienze delle comunicazioni Michael Nicholas (detto Mike) Bongiorno, il quale ha ricordato (con la sua solita ammiccante gigioneria) episodi legati al passato dei suoi spot televisivi ormai passati alla storia, come ad esempio la famosa trilogia (per la grappa Bocchino) delle scalate al Monte Cervino, Monte Rosa e Monte Bianco accompagnate dal fatidico slogan "...sempre più in alto!" o come i reiterati consigli pubblicitari per la nota casa di pellicce Annabella di Pavia, sempre presente nei suoi quiz (oggi infatti in declino a causa del divorzio dal mitico Mike), o come il famoso prosciutto Rovagnati, quello del Granbiscotto. Certo, secondo me, con tutto il materiale pubblicitario presente negli archivi televisivi, Mentana potrà campare di rendita fino alla pensione giornalistica con il suo Matrix, e la cosa non mi dispiace poi tanto, visto che anche io sono un pubblivoro di vecchia data, con il pallino per la pubblicità realizzata come un piccolo capolavoro del cinema, firmata da nomi famosi e con la mano e il genio dell'artista di razza. Bravo "Chicco". Continua così...

sabato 29 dicembre 2007

una vacanza movimentata




Vorrei tornare a scrivere di un argomento abbastanza leggero, di cui mi ero già occupato nel post del 20 dicembre scorso ("amori presidenziali") e che riguarda la ormai arcinota love story (non si capisce ancora quanto sia realmente "amorosa" o "mediatica") tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e una delle quarantenni più glamour del pianeta, vale a dire Carla Bruni. Sembrava, all'inizio, la tipica storiella ad uso e consumo delle copertine dei settimanali rosa, bisognosi di incrementare, nel periodo natalizio, il numero delle copie vendute. A quanto pare, invece, gli sviluppi della liaison italo-francese stanno orientando i commenti e le interpretazioni degli esperti di gossip verso un probabile e non scontato "lieto fine", con fiori d'arancio e nuova first lady all'Eliseo. La caccia ossessiva, dei paparazzi e dei giornalisti, alla foto cult che incornicia a dovere l'amore (e la passione da tombeur de femme di Sarkozy) tra i due protagonisti, sta movimentando notevolmente questi giorni di vacanza che i piccioncini si sono regalati sul Mar Rosso. Ogni loro sguardo, ogni loro espressione, ogni loro camminata (abbracciati o mano nella mano) sono, in questo periodo, sotto l'occhio impietoso e curioso (a volte troppo) degli obbiettivi delle macchine fotografiche e telecamere dei media di mezzo mondo. Ma addirittura arrivare a sparare colpi in aria d'arma da fuoco mi sembra perlomeno eccessivo. E' accaduto ieri, al largo delle acque vippaiole di Sharm el Sheikh, dove un nutrito gruppo di fotoreporters d'assalto (è proprio il caso di dirlo), in stile piratesco e a bordo di un'imbarcazione, tallonava un pò troppo da vicino quella di Sarkozy e della Bruni. Essendo un capo di Stato (ed essendo un pochino emulo delle dotazioni di Berlusconi riguardo ai bodyguards) Sarkozy si è fatto scortare praticamente da un esercito egiziano che, alle prime avvisaglie di flash troppo vicini e troppo inopportuni, hanno cominciato a giocare come gli indiani e il generale Custer, sparando a destra e a sinistra (fortunatamente in aria), e facendo rapidamente rinculare la "zattera" dei paparazzi. Ora dico, va bene che la sicurezza di un presidente della Repubblica e della sua compagna debbono essere tutelati in maniera prioritaria, ma rischiare grosso in queste scene da Far West del mare mi sembra alquanto pericoloso e soprattutto improponibile. Non credo che un flash "sparato" sul fondoschiena della Carla Bruni possa far più male di una pallottola sparata sul serio, seppur in aria. Il tombeur de femme dovrebbe darsi una regolata. E anche raffreddare i suoi bollenti spiriti, seppur attizzati da una bella topa...

il padoa-schioppismo paga


Devo dire che per la seconda volta, nel giro di una settimana, mi trovo completamente d'accordo con l'analisi, intelligente e acuta, fatta dal vicedirettore de la Repubblica Massimo Giannini a proposito della conclusione, positiva, dell'affare ALITALIA/Air France-KLM e del decisivo intervento del ministro Tommaso Padoa-Schioppa, che ieri ha sciolto la riserva (anticipando la decisione prevista per metà gennaio) dando, a nome del Governo, il suo placet alla vicenda. A margine della notizia, inutile parlare delle solite, nauseanti e becere polemiche del partito del Nord, con Roberto Formigoni in testa, seguito a ruota dall'onnipresente Calderoli, dall'ormai rottamabile Bossi e da tutta la schiera degli insoddisfatti (per i loro mancati, personali interessi) che vedono ormai la loro roccaforte di Malpensa praticamente espugnata. L'editoriale di Massimo Giannini sulla prima pagina de la Repubblica di oggi, intitolato "il partito del mercato", contiene anche un'implicito riconoscimento (che mi trova pienamente d'accordo) al laborioso, difficile, criticato e, quasi sempre, osteggiato percorso operativo del ministro dell'Economia. Debbo confessare che l'ex vicedirettore generale della Banca d'Italia, nonchè ex presidente della Consob, non risulta di primo acchito uno particolarmente simpatico e divertente. Certo, non avrà la verve trascinante di un Fiorello, non avrà il sorriso a 84 denti come il caimano di Arcore, non avrà la faccia da insegna di macelleria come Calderoli, ma almeno ha una qualità inconfutabile il nostro ministro: la cocciutaggine e i rigore morale di chi non guarda in faccia a nessuno e di chi non ha nessuna tessera di partito in tasca. Tanto è vero che Padoa-Schioppa è l'unico tecnico della compagine governativa di Prodi. E i risultati si sono visti. La situazione disastrosa dei conti pubblici, ereditata dalla bella coppia Berlusconi-Tremonti, ha impegnato allo spasimo il sessantasettenne economista di Belluno, che a testa bassa, senza ascoltare nessuna sirena adulatoria, e con la forza di un carroarmato, ha praticamente raso al suolo il vecchio edificio degli evasori fiscali di ruolo. Ha rideterminato la nuova politica fiscale ed economica del governo Prodi, ha di fatto mandato in pensione i figli (e figliastri) del sarchiapone Tremonti. Non male per una perfetta e semisconosciuta eminenza gigia del pianeta economia. Così facendo ha anche creato di fatto una nuova corrente di pensiero, una sorta di partito-non partito, un neologismo politico: il padoa-schioppismo (con il trattino, come il suo cognome). E senza nemmeno bisogno del finanziamento pubblico destinato ai partiti, il padoa-schioppismo ha innalzato il vessillo della trasparenza dei conti, e del rigore sulla spesa pubblica, sul ministero di via XX settembre, facendo intendere agli inquilini del palazzo che l'aria è cambiata e di molto. E non è più viziata e maleodorante (e senza nemmeno più la erre moscia...) come era prima.

venerdì 28 dicembre 2007

la retromarcia del giudice


Questa sì che è una bella notizia. Qualche ora fa avevo scritto del Giudice di Sorveglianza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Della Pietra, che aveva rigettato l'istanza del difensore di Bruno Contrada volto ad ottenere una misura alternativa al carcere. Pochi minuti fa, invece, c'è stata la clamorosa (ma doverosa) retromarcia. L'avvocato di Contrada, Giuseppe Lipera, in una dichiarazione rilasciata a SKYTG24, ha fatto sapere che il giudice Della Pietra ha ordinato il ricovero in una struttura ospedaliera (il Cardarelli di Napoli) dell'ex superpoliziotto. Da quanto si è appreso, il giudice ha motivato la sua decisione sulla base di nuove "informazioni mediche" da lei ricevute, che hanno permesso di valutare meglio le condizioni di Contrada. Forse qualche buon "luminare" della medicina ha illuminato in modo egregio sia la mente che la coscienza della dottoressa Della Pietra, che, contraddicendo il suo cognome, ha dato retto anche al suo cuore, oltre che ottusamente al codice di procedura penale. Certo, ora penso a tutti quei detenuti che non si chiamano "Contrada" ma che si trovano in condizioni di salute altrettanto gravi e che, purtroppo, non avendo un principe del foro a disposizione, e non disponendo degli stessi "riflettori" mediatici accesi sul "caso Contrada", continuano a marcire in cella, rischiando di morire, senza che nessuno intervenga in loro favore. C'è sempre l'altra faccia (brutta) della stessa medaglia, anche se c'è chi fa finta che non ci sia...

il malato immaginario


Da qualche giorno infuriano le polemiche sulla possibile concessione della grazia a Bruno Contrada, ex numero tre del vecchio SISDE ed ex superpoliziotto della Squadra Mobile di Palermo degli anni Ottanta. Dopo cinque gradi di giudizio (due Cassazioni) è stato condannato, in via definitiva, a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Contrada ha 76 anni, il suo fine pena è ottobre 2014, attualmente si trova nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e le sue condizioni di salute (stando a quanto dichiarato dal suo avvocato Giuseppe Lipera) sono veramente gravi. Mi ha fatto impressione leggere oggi sulla stampa la dichiarazione del Giudice di Sorveglianza del tribunale casertano, Daniela Della Pietra (il cognome è tutto un programma), che ha rigettato l'istanza del legale di Contrada, adducendo i motivi di compatibilità della malattia (immaginaria secondo il nuovo Molière in gonnella) dell'ex superpoliziotto con la detenzione in carcere, nonostante un parere favorevole del tenente colonnello medico del penitenziario che, nella sua relazione, sottolinea "...ancorchè le patologie presentate dal detenuto Contrada non configurino una condizione di imminente pericolo di vita, si ritiene che lo stato detentivo costituisca una prevedibile causa di grave peggioramento..." ed unito alle malattie (immaginarie, sempre secondo il Giudice di Sorveglianza) elencate dal legale di Contrada (ischemie cerebrali, tachicardia, incessante agitazione, caviglie e gambe gonfie, diabete, difficoltà a deambulare, eczema, patologie broncopolmonari, depressione) fanno ritenere alla dottoressa Della Pietra che l'ex superpoliziotto sia solo un tipo un pò ipocondriaco...Per fortuna di Contrada, la pratica istruttoria per la richiesta della grazia passerà per la scrivania del ministro Mastella, e non da quella della dottoressa Della Pietra. Io capisco che certi giudici di sorveglianza non vogliano prendersi eccessive responsabilità (anche soprattutto dopo casi clamorosi di decisioni "affrettate") su istruttorie oggettivamente difficili da trattare, vuoi per la risonanza mediatica che ne consegue, vuoi per il nome pesante di alcuni detenuti, ma obiettivamente la decisione della dottoressa Della Pietra (alla luce delle informazioni che si conoscono) mi sembra alquanto incomprensibile e fuori luogo, visto che stiamo parlando di un uomo di 76 anni, non di un ventenne condannato a 30 anni e che ci prova. A corollario di tutto ciò ci mancava anche la polemica tra Antonio Di Pietro ("...le sentenze vanno rispettate e l'età di Contrada non è una giustificazione necessaria per farlo passare da vittima...") e Clemente Mastella ("...non ho mai definito la concessione della grazia un atto dovuto...valuterò la situazione e formulerò il parere previsto dalla legge...") che ancora una volta hanno perso un'ottima occasione per astenersi da commentare (inutilmente) una vicenda che non ha bisogno di commenti, ma solo dell'intervento (spero tempestivo) del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

giovedì 27 dicembre 2007

le speranze di Romano...


Ho seguito con attenzione la consueta conferenza stampa (http://www.skylife.it/html/skylife/tg24/articolo/0712_dicembre/071227-conferenza-estratto.html) di fine anno del presidente del Consiglio, Romano Prodi. C'era molta attesa, tra i giornalisti accreditati, sull'eventuale risposta politica del premier all'attacco del senatore Dini (che aveva parlato di un Prodi da "sfiduciare" in quanto non rappresenta più la maggioranza del Paese) e la replica del Professore non si è fatta attendere. Al leader dei liberaldemocratici Prodi ha fatto notare che "...un governo si abbatte con un voto di sfiducia, non con le parole o con le interviste...Bisogna pensare a quel che viene dopo e immagino che tutti, a cominciare dal senatore Dini, facciano queste riflessioni..." e, in un altro passaggio del suo intervento, Prodi sottolinea che "...è vero che abbiamo la maggioranza esigua al Senato. Ma è anche vero che abbiamo una cospicua maggioranza alla Camera. E che qualsiasi altro governo dovrà avere la fiducia anche dalla Camera, cosa che vedo è dimenticata dal dibattito politico e che pregherei di riprendere in esame..." facendo intendere così, ai suoi avversari politici, che non sarà certo una passeggiata di salute per qualsivoglia futuro governo. Il Professore mi è sembrato abbastanza fiducioso e ottimista sul prossimo anno: lui, in prima persona, si impegna a varare nuove misure per l'ambiente (pannelli solari negli edifici pubblici), a ridurre i tempi della giustizia, a mettere in opera un piano straordinario per impedire la fuga di cervelli e per dotare le scuole di laboratori, a riprovare a far passare una legge sul conflitto di interessi, a far crescere la produttività e a far diminuire il peso delle imposte sui salari medio bassi dei lavoratori. Un ottimo "pacchetto" di buone intenzioni che, mi auguro, il Professore riesca a mettere in pratica, a realizzare fino in fondo, sperando che il nuovo anno non cominci così come è terminato. Con le solite liti da condominio politico. E con il solito amministratore di palazzo bersaglio costante di tutte le critiche e di tutte le lamentele dei condomini...

meglio Grillo blogger o comico?


Leggendo il blog di Beppe Grillo (uno dei più letti in senso assoluto) si ha sempre la sensazione di trovarsi davanti una tranche dei famosi spettacoli televisivi degli anni Ottanta, in cui il comico genovese massacrava, a suo modo, gli usi e i costumi (politici e culturali e sociali) dell'Italia di quegli anni. Mi sono trovato quasi sempre d'accordo con le iniziative del blogger Grillo, volto a sensibilizzare e, soprattutto, ad informare l'opinione pubblica (del web e non) su fatti e misfatti della società moderna. I suoi attacchi al vetriolo, a destra come a sinistra, lasciano sempre una sorta di scìa da "capopopolo" moderno, da "Masaniello" dei giorni nostri, ma è indubbio che l'effetto dirompente (polemico e dissacratorio) provocato, sia benefico e salutare, anche per smuovere le stagnanti acque dell'informazione, oltre che per pungolare le nostre coscienze, critiche o meno che siano. Ma oggi, leggendo quello che Grillo ha scritto sul suo blog a proposito del "caso Contrada", non posso proprio essere d'accordo con lui. Non è che con il solito gioco dell'insulto, a priori e a prescindere, il blogger-comico riesca sempre a centrare l'obiettivo prefissato. In questo frangente proporre "...uno scambio al ceppalonico: Renato Vallenzasca al posto di Bruno Contrada: Vallanzasca almeno non era pagato da noi per delinquere nei servizi segreti e si è sempre esposto in prima persona..." non mi sembra un esercizio "corretto" di informazione (o almeno di coerente valutazione del fatto), anzi. Preferisco il pensiero più equilibrato e meno duro espresso dall'Antipatico nel suo blog (http://l-antipatico.blogspot.com/2007/12/meritarsi-la-grazia.html) a quello duro e ad effetto di Grillo. Così oggi ho deciso di rivedermi una bella antologia degli interventi televisivi del comico Grillo: ve lo consiglio caldamente (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=3940&idCnt=13151&path=RaiClickWeb^Spettacolo^Home) per potersi fare delle belle, sane e rigeneranti (soprattutto nello spirito e nella mente) risate intelligenti. Io lo preferisco così. Non so voi. Fatemelo sapere. La pagina dei commenti è sempre a vostra disposizione...

una Raffica di ricordi


Ancora appesantito da tortellini, cappone, panettoni e torroni vari, inizio questa mattinata post natalizia dedicando il mio nuovo post ad un'artista che ha scandito la mia adolescenza (e quella di molti altri miei coetanei) a forza di sigle televisive e motivetti orecchiabili: sto parlando della Raffaella nazionale (Carrà, naturalmente o per meglio dire Pelloni, com'è registrata all'anagrafe) che ancora oggi, alla bella età di 64 anni, si mostra in video (con qualche bella ruga che ne accentua il fascino) con tutta la sua verve, la sua vitalità, la sua voglia di fare ancora programmi in tv. L'ho vista ultimamente da Michele Santoro in Annozero polemizzare con Norma Rangeri (critico televisivo del Manifesto) a proposito della qualità dei programmi in tv e difendere a spada tratta le sue ultime creature più o meno riuscite (Carramba, Sogni, Amore). L'ho apprezzata domenica scorsa in Speciale TG1, sollecitata nei ricordi dall'ottimo Vincenzo Mollica, dove ha ripercorso (promuovendo per l'occasione il dvd e doppio cd Raffica uscito in questi giorni) tutta la sua carriera televisiva, discografica e anche le apparizioni al cinema (ammettendo in parte la sua famosa liaison con Frank Sinatra). E l'ho apprezzata ancora di più nello speciale che le ha dedicato La Storia siamo noi, su RAIDue (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=458) . Un lungo percorso professionale che mi ha fatto pensare e riflettere sulla "inconsistenza" televisiva di molti personaggi (del giorno d'oggi) che vengono etichettati come "star" del piccolo schermo, senza averne nè le qualità (umane e professionali) nè tantomeno le connotazioni di carisma e popolarità che hanno caratterizzato la mitica Raffaella. Per gli estimatori dell'artista bolognese consiglio una visita al suo sito, pieno di notizie e curiosità (http://www.raffaellacarrafans.com/default.html), anche per rivedere le ormai introvabili copertine dei suoi vecchi dischi a 33 e 45 giri. Nel corso dell'intervista di Mollica, l'unico rammarico che Raffaella ha fatto emergere è stato quello relativo alla mancanza della maternità: un figlio l'avrebbe proprio voluto, ma ha ovviato a questo adottando bambini a distanza e dedicandosi ad opere di beneficenza nei loro riguardi. Tornando con la memoria alla mia infanzia in bianco e nero (associandola alla tv di quei tempi) ecco riaffiorare il famoso ombelico scoperto di Raffaella in Canzonissima, con le tante polemiche che i bacchettoni dell'epoca provocarono; ecco ritornare in mente il famoso Tuca tuca, ballo censurato della tv oscurantista e democristiana di Bernabei, che solo l'inarrivabile e compianto Alberto Sordi riuscì a sdoganare in un famoso sabato sera. E a proposito di quella tv, quella in bianco e nero, quella del Carosello, del primo canale e dei varietà con le calzamaglie delle gemelle Kessler che turbavano i sogni degli italiani, consiglio di andare a rivedere la storica prima puntata di Doppia coppia (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/streamHome.srv?id=3482&idCnt=8868&path=RaiClickWeb^Home) per capire com'era la nostra tv di quasi 40 anni fa. Che nostalgia!

lunedì 24 dicembre 2007

happy christmas


Con questo post, il sottoscritto vuole ringraziare tutti i lettori del blog (sempre più numerosi e la cosa mi riempie di orgoglio) augurando di cuore a tutti voi e alle vostre famiglie un sereno Natale e un riposante Santo Stefano. Ci si rilegge il 27 prossimo. Un abbraccio a tutti.

criminalità, peste bubbonica del XXI secolo


La tragica notizia del ritrovamento, questa notte a Bassano del Grappa, del cadavere di Iole Tassitani, figlia di un notaio di Castelfranco Veneto scomparsa il 12 dicembre scorso, ha raggelato questa vigilia del Natale 2007, facendoci ripiombare in una sensazione di costante e inevitabile stato di paura. Erano trascorse un pò di settimane da quei giorni, cupi e orribili, seguiti all'uccisione a Roma di Giovanna Reggiani per mano del clandestino romeno Nicolae Romulus Mailat: ci si augurava che quel crescendo di stupri, rapine, furti in appartamenti con violenze e omicidi si fosse interrotto. Invece non è stato così. I delitti si sono susseguiti come se fossero grani di un interminabile rosario nelle mani delle forze dell'ordine, che cercano in tutti i modi (preventivi e repressivi) di arginare questa piaga sociale che sta infettando il ventunesimo secolo, peggio dei tempi della lebbra di manzoniana memoria. Proprio stamani, in un reportage della solita e brava Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della Sera, ho letto i numeri, impressionanti, relativi al totale dei reati commessi in Italia in questo anno che si sta concludendo: 2.791.279. Una cifra che ci deve far riflettere, indicandoci la via più giusta e perseguibile per cercare di sradicare questa gramigna sociale così pericolosa e così letale. A volte mi chiedo (soprattutto quando ci sono eventi tragicamente impressionanti come le morti violente di donne e bambini, orrendamente seviziati e gettati come fossero spazzatura) se sia giusto pensare a una soluzione cruenta come (in extrema ratio) la pena capitale per determinati assassini; mi soffermo a valutare la contropartita che lo Stato impone, con le sue leggi che prevedono al massimo l'ergastolo, a chi si macchia di un orrendo delitto. Non basta (a mio modesto avviso) privarlo della libertà, non è sufficiente metterlo in galera e buttare la chiave, perchè tutto ciò ha un costo per la comunità, per i cittadini. Sembra quasi un premio dato al criminale, offrendogli un tetto, un vitto e un alloggio, seppur con le sbarre alle finestre. Lo so, a volte si ragiona sull'onda dell'emozione e della rabbia, scaturite dall'apprendere notizie come quella dell'omicidio di Iole Tassitani, ma la sopportazione e il livello di guardia della nostra capacità evangelica di "porgere l'altra guancia" è ormai tracimata. Non vogliamo una società giustizialista o forcaiola, ma vorremmo tanto trascorrere, ogni tanto, un Natale un pò più sereno. E tranquillo, per noi e per i nostri figli. Non chiediamo certo la luna.

domenica 23 dicembre 2007

Bertinotti e il Grillo incalzante




Questa storia delle intercettazioni, riguardante le conversazioni tra Berlusconi e Saccà, sta facendo andare il panettone di traverso a più di uno. Oltre ai diretti interessati ( e al corollario di vallette, marchette e attricette), che si sentono deupaperati del loro "diritto" alla privacy (ma se sanno che i telefoni sono intercettabili, perchè non usano i pizzini tra di loro, considerando il congruo numero di postini-bodyguard al servizio del cavaliere?), ci sono anche i "paladini" delle garanzie, costituzionali e non, alla riservatezza e alla prerogativa del diritto alla privacy che, ultimamente, stanno utilizzando giornali e blog per dire la loro. L'ultima , eclatante polemica è quella tra il presidente della Camera Fausto Bertinotti (non nuovo a questo genere di "uscite" mediatiche) e il campione dei blogger Beppe Grillo. L'ex sindacalista ha preso le difese di Berlusconi esternando, sulle colonne del Corriere della Sera, il suo pensiero riguardo "...la violazione dei diritti del cittadino e delle persone. Bisogna bandire il fatto che vengano fuori nomi e cognomi, impedendo il riemergere del fenomeno del trasformismo che ha fatto parte della storia italiana, evidenziandone il generale degrado del costume politico..."; di rimando il comico-blogger gli risponde per le rime sottolineando come il presidente della Camera si sia "preoccupato per la privacy di un signore che voleva comprare un senatore. Invece di espellere questo (basso) insulto alla democrazia dalla Camera, ne tutela la privacy..." proseguendo, nel suo noto e colorito linguaggio, ad attaccare i politici immorali che hanno fatto della legalità (parole testuali di Grillo) carne da porco. La querelle non credo si esaurirà molto presto: sono in gioco, secondo me, interessi politici e personali da tutelare ad ogni costo, ci sono troppi scheletri negli armadi (delle segreterie di partito ma anche di casa...) che non possono essere tirati fuori, da destra come da sinistra. Non conviene a nessuno rigirare troppo il mestolo nella pentola piena di letame (morale e personale), aumentandone, a dismisura, il fetore sotto le narici del popolo italiano intento a trangugiare il panettone o il pandoro, che di questi tempi è già tanto. Non abbiamo bisogno delle reprimende nè dei rappresentanti del popolo, nè tantomeno dei cosiddetti qualunquisti (che comunque hanno almeno il coraggio di scoperchiare il pentolone maleodorante), ma avvertiamo solo il bisogno, legittimo e pacifico, di poter avere una classe politica migliore, che ci rappresenti davvero e che, soprattutto, la smetta di giocare a palle di neve tra di loro, in virtù del fatto che il colore delle palle scagliate è di un marrone scuro, anzichè bianco...

Don Gelmini e i peccati


La notizia della imminente chiusura delle indagini su Don Pierino Gelmini e dei presunti abusi sessuali sui tossicodipendenti , ospiti della sua Comunità "Incontro" di Amelia, non è stata riportata con grande enfasi (ad eccezione stamattina del Corriere della Sera, in prima pagina a firma Fiorenza Sarzanini) dalla stampa italiana, al contrario dell'enorme clamore che suscitò il fatto quando, il 3 agosto scorso, la procura di Terni iscrisse l'ottantaduenne sacerdote nel registro degli indagati. Debbo confessare (mi si perdoni il gioco di parole, ma con un sacerdote è d'uopo...) il mio piccolo peccato di supponenza, ma la storia che i rappresentanti dell'Onnipotente abbiano un qualche vizietto recondito sotto la tonaca non mi è propriamente nuova. A sostegno di ciò viene in soccorso anche la mia personale memoria storica dei tempi del chierichetto e dell'oratorio, delle carezze non sempre pastorali del sacerdote di turno e delle "confessioni" degli altri miei amichetti dell'epoca, un pò turbati per situazioni non esattamente coerenti con la pubertà e con la naturale adolescenza. Certo, i miei ricordi personali non inficiano la costituzionale certezza che nessuno può essere considerato colpevole di qualsivoglia reato fino alla pronuncia della Corte di Cassazione. Ma il sospetto, legittimo, che qualche peccatuccio lo si possa labilmente associare alle accuse dei ragazzi (anche se tossicodipendenti non è detto che debbano essere considerati mendaci per forza) ospiti della comunità di recupero di Don Gelmini, non è così lontano anni luce dalla realtà. Non sarebbe la prima volta, nè in Italia nè nel mondo. Le cronache di questi anni hanno quasi anestetizzato il dolore morale e fisico che si prova nello scoprire questo brutto volto della fede e della religione. Le partitelle all'oratorio sono meno frequenti di una volta, le carezze e gli sguardi lascivi forse un pò di più. Personalmente, però, confido nella buona fede di Don Pierino e spero vivamente che quello che ha scritto nella lettera al Papa qualche giorno fa ("...difendo l'operato di quanti lavorano nella mia comunità...non le sto a parlare di grandi cose, ma dirò con le parole del Vangelo ciò che i miei occhi hanno visto e le mie mani hanno toccato") sia solo ed esclusivamente riferito ad attività ecclesiali e nulla più. Almeno spero.


sabato 22 dicembre 2007

matrimonio alla francese




Dal colore scelto per questo post si può intuire per chi ha fatto il tifo, chi vi scrive, nella partita Air France-KLM contro Air One per acquistare il 49,9% di ALITALIA. Io, da subito, avevo capito che l'offerta francese (35 centesimi di euro ad azione, contro un misero centesimo di Carlo Toto e Intesa-SanPaolo) era di gran lunga la più appetibile e fattibile, senza nulla togliere alla nazionalità dell'offerta del patron di Air One. Ed infatti, ieri sera, a mercati finanziari chiusi, il CdA della nostra compagnia di bandiera ha dato il via libera (dopo sette ore di discussione, ma decidendo all'unanimità) al colosso franco-olandese per l'acquisizione di Alitalia, fermo restando che l'ultima parola spetterà al governo italiano, che scioglierà la "riserva" entro il 15 gennaio 2008. La stragrande maggioranza dei commenti, apparsi questa mattina sui principali quotidiani nazionali (da segnalare in particolare l'editoriale di MASSIMO GIANNINI su la Repubblica), danno per ottimale la scelta aziendale del consiglio d'Amministrazione di Alitalia. Non solo per la maggiore offerta economica e per il piano industriale di sviluppo (circa sei miliardi e mezzo di euro d'investimenti a lungo termine, acquisizione di nuovi velivoli per la flotta di medio e lungo raggio, significativi interventi sull'allestimento e sui servizi di bordo), ma anche per il peso specifico che ricopre Air France-KLM nel mercato internazionale dei vettori aerei. Bisogna, infatti, considerare soprattutto le rotte europee e mondiali che la compagnia franco-olandese copre nel medio e lungo raggio; bisogna evidenziare il numero dei passeggeri trasportati all'anno e la redditività tra costi di gestione e ricavi aziendali. La summa di tutti questi elementi (e la fragilità dei conti e dei numeri aziendali presentati da Air One) ha fatto pendere l'ago della bilancia verso i nostri "cugini" francesi, che si sono detti onorati (come ha dichiarato il grande capo Jean-Cyril Spinetta) della scelta italiana. Ho notato dal tono delle dichiarazioni che alcuni politici (Berlusconi, Formigoni, Moratti et similia) non hanno granchè apprezzato la decisione del CdA di Alitalia, ma si sa, in questi casi il campanilismo e l'antiromanità viscerale (che ormai non è più una novità) la fanno da padrone, a scapito della lucidità intellettuale ed economica mancante (purtroppo) nelle testoline dei citati soggetti politici. Fortunatamente al governo c'è chi ne capisce di strategie aziendali e di mercato (non per niente il ministro dell'Economia è un "tecnico") con la conseguenza di una positiva decisione, saggia e conveniente, che verrà presa in gennaio. Altrimenti, se avesse vinto ancora una volta la logica del mercato padano, staremmo qui a piangere una ennesima ammainata di bandiera...

venerdì 21 dicembre 2007

lo zingaro e l'agente (di spettacolo)




Questo mio post si interseca (per il genere di notizia) con quello precedentemente pubblicato, in una sorta di tornello mediatico, un pò casuale e un pò capriccioso. La notizia è quella che ci aspettavamo (in particolare se l'aspettavano i genitori dei quattro ragazzi morti ad Appignano) e cioè che Marco Ahmetovic, lo zingaro che con un furgone travolse e uccise quei poveri giovani, è tornato nel luogo più appropriato, nel carcere di Marino del Tronto. L'ordinanza del giudice Falco (la casualità dei cognomi), su richiesta del sostituto procuratore Ettore Picardi, ha fatto immediatamente scattare di nuovo le manette ai polsi di Ahmetovic, che se ne stava beatamente ai "domiciliari" in un residence con vista sul mare. L'inasprimento (giusto ed insindacabile) si è avuto a seguito di una intercettazione tra lo zingaro e un suo degno compare, arrestato il 29 novembre scorso, in cui si parlava di una pistola-giocattolo, rinvenuta dai carabinieri nel campo nomadi in cui viveva Ahmetovic fino all'aprile scorso, prima del pluriomicidio. Con questo atto si chiude, si spera, la lunga polemica a proposito dell'esiguità della pena comminata allo zingaro e, soprattutto, del dopo: i "domiciliari" concessi, l'intervento di Alessio Sundas (propostosi come agente di Ahmetovic per lanciare una "linea zingaresca" di orologi e jeans) di cui avevo già scritto nel post del 5 dicembre scorso ("una proposta indecente") e che era già conosciuto, non certo in bene, alle cronache televisive di Mi manda Raitre e di cui si parla (immaginate come) in un sito: http://forum.alfemminile.com/forum/carriere1/_f5552_carriere1-Agenzia-allessio-sundas-di-firenze.html e di cui potrete farvi un'idea del bell'Alessio. E' di oggi un'altra bella notizia: Sundas ha revocato il suo mandato di "agente" ad Ahmetovic. Della serie la mia faccia è più di bronzo della tua...

il vizietto segreto di Alberto


Ci voleva una grossa novità per ravvivare la fase di stanca che sta caratterizzando il delitto di Garlasco. La relazione degli investigatori informatici (consegnata al PM Rosa Muscio) sul computer Compaq di Alberto Stasi (l'unico indagato fino ad ora per il delitto di Chiara Poggi) ha dato una svolta all'indagine, consegnando il presumibile movente che sta alla base dell'omicidio. Sono state trovate, nella memoria del computer, 13 fotografie a carattere pedopornografico e 9 filmati hard dal tenore inequivocabile (la presenza di minori in pose sessuali esplicite). Come se non bastasse, la perizia ha svelato che il pc, la mattina del delitto, è stato acceso (ma senza interazione uomo-macchina) dalle ore 10.15 alle ore 12.30, invalidando così l'alibi fornito da Alberto. Ora, che la pornografia abbia invaso il nostro mondo relazionabile e privato, che chiunque navighi su Internet (a prescindere dai parental-control) possa imbattersi, consapevolmente, in filmati e foto pornografiche è pacifico e fuori discussione. Ma che un laureando bocconiano in economia possa uccidere (in quel modo) la sua fidanzata solo perchè scoperto nel suo "vizietto" personale, mi sembra un pochino forzato. Comprendo che gli investigatori, dopo più di quattro mesi di incessanti indagini, vogliano mettere la parola fine al giallo di Garlasco (che anche troppa visibilità mediatica ha avuto in questi mesi) ma la prudentia giurisprudenziale impone verifiche e inconfutabili prove che reggano in un processo in Corte d'Assise. Non credo possano bastare quattro o cinque foto hard depositate sul tavolo del Giudice per condannare un ragazzo, seppur "viziosetto"...

giovedì 20 dicembre 2007

viva la RAI







Dopo le feroci polemiche delle scorse settimane per le intercettazioni RAI-Mediaset, ecco a voi un bel documento (un pò lunghetto per la verità, ma chi ha pazienza e tempo ne troverà spunti interessanti) che potrà farci capire quali saranno le strategie future del colosso del servizio pubblico: (http://www.primaonline.it/allegati/file13411425171695.doc). A volte tra le righe si riesce anche a leggere quello che evidentemente non tutti i capi aziendali vorrebbero far sapere (o almeno non totalmente). Spero di avervi fatto, ancora una volta, cosa gradita. Buona lettura.

amori presidenziali




Una volta tanto mi voglio occupare di qualcosa di leggero, ai confini del gossip, per la felicità delle lettrici di questo blog. La ormai famosa liaison tra il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy e la ex fotomodella Carla Bruni (sorella della brava e impegnata attrice Valeria Bruni Tedeschi) ha incuriosito ed entusiasmato i cultori delle storie d'amore quasi impossibili (o perlomeno non usuali), quelle tra l'uomo di potere e la bella per antonomasia, la modella inarrivabile ed algida, quasi irreale ma a quanto pare con il cuore tenero e propenso all'innamoramento alto di gamma. Sarkozy, secondo me, ci ha guadagnato (e di molto) nel cambio tra l'attuale compagna e la sua ex moglie Cecilia, certo non brutta ma alquanto meno charmante della Carla e soprattutto un pò più in là con gli anni (il che non guasta mai, a vantaggio di Nicolas ovviamente...), oltre a recuperare punti e piccati sentimenti d'invidia tra gli altri capi di Stato, non sempre attorniati da cotante bellezze. Da sottolineare, in questa bella storia d'amore, la passione e l'affinità cultural-istituzionale tra due esempi di primi della classe, in politica e nello show-biz. Una nota a nostro favore (mi si perdoni lo sciovinismo e il campanilismo) è senza ombra di dubbio aver portato in Francia l'ennesima ed indiscutibile realtà italiana di bellezza e fascino senza confini, dopo quello di Monica Bellucci. Una bella soddisfazione per noi italiani, sempre un pò bistrattati dai cugini francesi, soprattutto all'indomani della vittoria dello scorso anno a Berlino, L'amaro calice lo abbiamo fatto mandare giù ai francesi anche grazie a queste belle pillole italiane, che un pò tutti noi vorremmo avere sempre a disposizione...Vive la France...e l'Italie!

mercoledì 19 dicembre 2007

una persona per niente Speciale


Mi rincresce dedicare questo post all'ex comandante della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, sollevato dall'incarico con una decisione (forse giusta nella sostanza, poco elegante nella forma) del ministro dell'Economia Padoa Schioppa che ancora oggi genera polemiche nel governo, anche alla luce della recente sentenza del TAR sul ricorso dell'ex generale. I giudici del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio hanno dato ragione a Speciale, riammettendolo nelle funzioni di comandante della GdF, ma l'eclettico alto ufficiale ha fatto retromarcia ed ha rinunciato all'incarico, sostenendo (davanti alle telecamere di SkyTG24) di fare un passo indietro per spirito di servizio, per riguardo alla Guardia di Finanza e per chiudere questa vergognosa (così l'ha definita) polemica, oltre ad affermare che non intendeva collaborare con questo governo. Dicevo all'inizio che mi rincresce dedicarmi al generale, perchè secondo me ci sono tanti altri fatti ed accadimenti molto più importanti della vicenda Speciale. Ma mi sono ripromesso di parlarne anche perchè trovo perlomeno inusuale che un attrito tra governo (nella figura di Padoa Schioppa e del suo vice Visco) e una così alta carica delle forze armate porti ad un logoramento istituzionale e politico di così ampia portata da far ritenere, al sottoscritto, che tutto ciò sia stato (dietro le quinte) architettato e fomentato ad arte dall'opposizione (in primis Forza Italia, o ciò che ne rimane di esso, e AN) per trovare il classico grimaldello politico-istituzionale per mettere in difficoltà l'Esecutivo e più in particolare il ministro dell'Economia, uno che sta randellando ben bene il derma del tessuto sociale, fino ad ora immune da siffatti eventi di pulizia morale e politica, al fine da dare una scossa positiva alla società dei falsi moralizzatori e dei politici da grancassa, di quelli cioè che predicano bene e razzolano male, di cui il quinquennio appena trascorso ci ha lasciato un percepibile e incontestabile tratto. Certo, il generale Speciale (uno che ha servito per 46 anni lo Stato) poteva evitarci i suoi viaggi, con elicotteri ed aerei della GdF, che niente avevano a che fare con ragioni di servizio; men che meno il seguito di mogli e amici degli amici per mangiare spigole e pesce fresco sulle Dolomiti o chissà quant'altro a noi ignoto. Un servitore dello Stato, secondo una giustificata usanza, quando viene a sapere di essere sotto inchiesta, dalla procura militare e dalla Corte dei Conti, per accadimenti poco chiari e poco istituzionali immediatamente rassegna le proprie dimissioni dalla carica, soprattutto per sgombrare il campo da sospetti e da equivoci di sorta, e per permettere il naturale decorso dell'attività investigativa. Questo normalmente avviene quando si tratta di personaggi politici o militari normali. Certo, quando uno si chiama Speciale...

sabato 15 dicembre 2007

Ali...talia senza ali


Non tutti hanno seguito (o stanno seguendo) la "telenovela" Alitalia. Il ministero dell'Economia (proprietaria della compagnia di bandiera) aveva incaricato, nell'estate del 2006, degli advisors internazionali per collocare la vendita del 49,9% del pacchetto di proprietà. All'epoca ci furono varie compagnie interessate all'acquisto (tra cui Air France, Lufthansa, Air One e altri) ma, dopo poco tempo, il governo ritirò l'offerta in quanto non valutò d'interesse le avances economiche presentate. Dopo un periodo di stasi, quest'anno si è ripresentato lo stesso modus operandi; altra collocazione e, finalmente, due cordate ammesse all'acquisto: la prima quella di Air France e la seconda quella del proprietario di Air One, l'abruzzese Carlo Toto insieme a una banca italiana. Giovedì scorso, il cdA di Alitalia ha deciso, ancora una volta, di rimandare al 18 dicembre (ma forse ci sarà un nuovo slittamento a dopo le feste) la decisione definitiva. Sul tavolo della trattativa Air France ha messo 38 centesimi di euro ad azione, contro la non eclatante offerta di Air One (1 centesimo). Considerando che il titolo Alitalia è quotato in Borsa, e prevedendo fluttuazioni anche di natura speculativa, sarebbe stato più opportuno non rimandare oltremodo la querelle, soprattutto per evitare di dare, in ambito europeo, uno spettacolo poco edificante di pressapochismo e di incertezza istituzionale sul da farsi. Alla luce anche del fatto che le contraddizioni (di pensiero e di comportamento) di alcuni membri del governo, sul loro dire liberalizzatore e sul loro fare conservatore, stanno causando un'incertezza insostenibile sia nei lavoratori della compagnia di bandiera e sia sugli investitori (italiani e stranieri) che operano in Borsa e che avranno pur diritto di sapere come andrà a finire questa lunga e snervante partita, con il fondato rischio di "manipolazioni" informative e di "abusi" da libero mercato. Alla fine, è bene ricordarlo, senza ali...non si vola.

venerdì 14 dicembre 2007

le tragedie annunciate




Ho notato in questi giorni come la tragedia di Torino, della ThyssenKrupp con i quattro operai morti nell'incendio, abbia non solo sconvolto l'opinione pubblica, non soltanto inondato giornali e telegiornali con foto, interviste, inchieste (le ultime trasmissioni di Matrix, L'Infedele e annozero sono state interamente dedicate alla sciagura torinese) e quant'altro, ma hanno (e questa è la cosa fondamentale, a mio avviso) scosso e risvegliato le coscienze intorpidite di molti cittadini, e di qualche raro politico. Certo, credo sia un crudele paradosso attendere le morti (molto spesso annunciate) in un cantiere o in un'acciaieria per indignarsi, protestare e chiedere immediati provvedimenti nei confronti dei responsabili, che non hanno osservato le più elementari norme di sicurezza, magari per risparmiare sui costi o per un maggiore profitto. Ma, in questi casi, la responsabilità non va solo scaricata sugli altri, come se fossero un corpo estraneo alla società, ma va più razionalmente e giustamente addebitata a noi stessi, a tutti noi: alla comunità nella sua interezza. La sufficienza, il pressapochismo, l'ignavia, il menefreghismo sono tarli ormai annidiati nella società moderna e ci accompagnano nei nostri pensieri e nei nostri comportamenti. Non basta, purtroppo, spendere una lacrima o una preghiera cristiana per i morti (quasi 900 dall'inizio dell'anno) sul lavoro o per le migliaia di feriti (che si porteranno per sempre questa cicatrice nel cuore). No, non è sufficiente questa scrollata di coscienza interessata e tardiva. Serve una partecipazione e una condivisione dei problemi da affrontare e delle risoluzioni da trovare; serve una delega morale dei cittadini nei confronti della classe politica, che si faccia carico della situazione e pensi a legiferare e controllare nel modo più opportuno, affinchè tragedie annunciate, come quelle della ThyssenKrupp e di molte altre, non si ripetano mai più. Per non dover piangere altri morti. Evitando così anche inutili ed imbarazzanti lacrime da coccodrillo!

giovedì 13 dicembre 2007

per non dimenticare


Ieri, 12 dicembre, ricorreva una data purtroppo tragica per la nostra memoria storica. Non tutti, credo, presi dalla frenesia e dalla febbrile preparazione dei giorni di festa natalizi, hanno lasciato uno spazio nella memoria e nel cuore per ricordare il sacrificio di 17 persone, morte e orrendamente maciullate dall'esplosione della bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana, a Milano. La foto che ho scelto per questo post è simbolica e, allo stesso tempo, induce alla riflessione. Il buco che si vede al centro della fotografia, oltre a testimoniare l'effetto della deflagrazione, è in un certo senso un onirico "buco" nella nostra memoria collettiva, che, a distanza di 38 anni, ha voluto inghiottire nello stesso tempo la verità (mai completamente rivelata sui mandanti e sugli autori della strage), la dignità di un Paese (lordata dal sangue innocente di quei 17 morti) e anche la sicurezza reale dell'Italia. Infatti, da quella data e da quel tragico avvenimento, il Belpaese ha conosciuto l'era della strategia della tensione (rossa e nera), ha iniziato a percorrere una via crucis del terrore e del sangue, lastricata di tritolo, raffiche di kalashnikov, attentati sanguinari a cose e a persone, che ci ha portati fino ai giorni nostri. Quel "buco nero" della foto ci deve far riflettere, invece, e ci deve dar coraggio al contempo: deve farci capire che la destabilizzazione delle stragi e degli attentati non potrà mai smembrare il senso della collettività e della democrazia reale, unica, vera. Quella della nostra società, di tutti noi. Ma solo se la nostra memoria non inghiottirà tutto il nostro doloroso passato riusciremo a dare ai nostri figli e ai nostri nipoti una società giusta, libera e democratica, scevra di odio e di rancore, di contrapposizioni politiche e di falsità. Un'Italia che tutti noi vogliamo. In cui riconoscerci e amarci. Sempre.

mercoledì 12 dicembre 2007

+ sesso e - soap opera...


Ho letto stamani del nuovo grattacapo giudiziario (chiamiamolo così) che sta rovinando le imminenti feste natalizie del cavaliere di Arcore. Tralasciandone il merito e la sostanza (tanto c'è chi ne parla ampiamente: http://l-antipatico.blogspot.com/2007/12/le-consuetudini-del-cavaliere.html), anche per non annoiarvi, vorrei dare un consiglio a Silvio (se tante volte gli capitasse di leggere questo blog...eheheh...) sulla base, soprattutto, di una divulgazione scientifica uscita in questi giorni in Gran Bretagna. Si chiama Teach yourself training your brain, è stato scritto a quattro mani da due studiosi, Terry Horne e Simon Wootton, e tratta in poche parole di come il cervello vada "allenato" per sfruttarlo al meglio. Mangiare cioccolato, fare sesso, non guardare soap opera e ridere tanto. Alcune di queste cose il cavaliere già le fa (a voi immaginare quali) ma, secondo me, regalarsi per Natale questo libro non dovrebbe fargli male...Questi dettami da seguire, per stimolare il cervello, in inglese si chiama Bliss, ed è un acronimo che in italiano si traduce in 5 regole per vivere meglio e per avere la mente più ricettiva. Primo, fare delle cose che fanno piacere al corpo; secondo, ridere; terzo, essere aperti agli altri; quarto, cercare di essere soddisfatti e quinto, fare (o cercare di fare) molto sesso. Il cioccolato fondente e il sesso aumentano la produzione di serotonina: dopo aver mangiato il cioccolato o dopo aver fatto l'amore, il cervello è più creativo, più appagato e più calmo, e, soprattutto, è in grado di prendere decisioni più razionali. Al contrario, fumare marijuana o guardare le soap opera o programmi simili in tv (e le televisioni del cavaliere ne hanno a bizzeffe...) annichilisce i neuroni! Perfino il famigerato sudoku non stimola il cervello quanto una sonora risata. A ben vedere il cavaliere se la ride spesso, ma le situazioni giudiziarie, qualche soap opera di troppo e magari qualche fumatina non proprio ortodossa, generano in lui complicazioni cerebrali, con i risultati che tutti noi abbiamo sotto gli occhi...Buona lettura, cavaliere!

bisonti sulla strada (e nell'animo)


Come si poteva ampiamente prevedere, questo sciopero dei camionisti, iniziato lunedì scorso e che sembra andrà avanti nonostante la precettazione del ministro Bianchi, sta raccogliendo solo proteste e ire da parte dei cittadini, alla ricerca di un goccio di benzina o del latte fresco che non si trova oramai più. La categoria dei cosiddetti "padroncini", vale a dire i proprietari degli stessi mezzi di trasporto su gomma adoperati per la consegna in tutta Italia delle varie merci, sta protestando (non troppo civilmente, a quanto pare) per le difficoltà economiche che incontrano nel loro lavoro. Si lamentano del caro-gasolio, delle troppe tasse da pagare e dell'effetto (nefasto per loro) delle liberalizzazioni volute dal ministro Bersani (e secondo me questo è il vero "tallone d'Achille" della categoria) per permettere una più ampia deregulation nel settore del trasporto merci, fino ad ora vero e proprio "fortino" corporativo presidiato dai camionisti, nella loro totalità di categoria. I cosiddetti bisonti della strada (e autostrada) quasi mai sono stati simpatici agli automobilisti in genere, forse a causa del loro modo non proprio oxfordiano di guidare in autostrada, infischiandosene delle più elementari regole di civiltà (sia del codice della strada che di quello del comportamento tout court) e di rispetto nei confronti degli altri utenti della strada. Molti incidenti sono stati proprio addebitati al modo inurbano dei camionisti di sfidarsi in gare di velocità tra di loro, a scapito dell'incolumità degli automobilisti, con risultati perlopiù tragici. Ora, con questo blocco (camuffato da sciopero) selvaggio, stanno alienandosi ancora di più le poche simpatie rimaste a loro disposizione: la vera ragione di tutto ciò non è tanto la lamentela del prezzo del gasolio o delle tasse da pagare (il discorso vale per tutti i cittadini che circolano sulle strade) ma, a mio giudizio, dalla percezione della categoria dei bisonti di aver perso, a seguito delle liberalizzazioni, quel potere di contrattazione ricattatoria nei confronti del governo (come nel passato) quando si discuteva di rinnovi e di contratti. La corporazione dei camionisti, come tutte le altre che finora hanno scioperato tipo tassisti, medici, piloti e altri ancora, ha eretto un fortino virtuale pensando di reggere anche contro la precettazione del governo, facendo intendere che loro sono forti, duri e puri. Insomma sono dei bisonti anche nell'animo: non sanno che forse questa volta le corna se le potranno rompere per davvero e che difficilmente ricresceranno...E questa volta gli automobilisti non saranno tanto dispiaciuti.

martedì 11 dicembre 2007

quanti usano il web?


Nel post di ieri vi avevo messo a disposizione i dati ufficiali dell'Auditel per il mese di novembre 2007, circa le tv più viste e i relativi indici di gradimento (share) più alti. Oggi, per i curiosi di statistiche, vi metto a disposizione (http://www.primaonline.it/allegati/file9593325057847.xls) i dati concernenti le rilevazioni Audiweb sui visitatori e sulle pagine viste relativi ai siti di ogni singolo editore. Una fotografia numerica abbastanza interessante, per farsi un'idea su come viene usato (per l'informazione, per il gioco, per l'interesse personale) il mondo del web e dei satelliti che gravitano intorno ad esso. Spero di avervi fatto cosa gradita. Buona lettura.

elogio (semiserio) del viagra


Nella vita ci sono date importanti che ognuno di noi vuole ricordare:il proprio compleanno (naturalmente), l'anniversario del matrimonio, la laurea e così via. Ci sono anche avvenimenti (anche non personali) che vengono ricordati e celebrati dai mass-media e dall'opinione pubblica: la nascita della Repubblica italiana, la conquista della luna, la vittoria dell'Italia ai Campionati del mondo di calcio, la scoperta del DNA, Internet e così via. Ma c'è una ricorrenza che forse può essere ricordata più piacevolmente da molti uomini (e di conseguenza dalle proprie compagne...) ed è quella del viagra. Ebbene sì, sono 10 anni che la magica pillola blu è stata introdotta sul mercato mondiale, dalla multinazionale americana Pfizer, a beneficio di tutti quegli uomini che avevano qualche problemino di natura (diciamo così) erettile, intervendo prontamente alla risoluzione di fastidiose brutte figure, nell'intimità dei talami nuziali (o delle alcove...) e salvando anche molti rapporti in crisi. Ho letto, in proposito, un bell'articolo su Max di dicembre, a firma di Carlo Falciola e Manuela Lehnus, in cui si sottolinea anche l'efficacia del viagra sul nostro organismo con un effetto anti-aging, contribuendo a "ringiovanire" il cuore e le arterie, migliorando la memoria e addirittura riducendo l'effetto jet lag (ma questo, purtroppo, solo sui criceti, per ora...), oltre al rinomato e benefico afflusso di sangue nell'organo genitale maschile, che sentitamente ringrazia. Dal 1997, anno di entrata sul mercato mondiale, sono statie vendute circa un miliardo e mezzo di pillole blu! Un successo planetario, confortato anche in ambito nazionale: 44 milioni quelle vendute in Italia (la media praticamente di quasi una pillola a testa, esclusi neonati e centenari) e, sempre stando alle statistiche dei ricercatori dell'Azienda opedaliero-universitaria Santa Chiara di Pisa, circa 27 milioni di uomini hanno avuto totalmente risollevata (evitiamo facili ironie...) la loro vita sessuale, a beneficio anche delle rispettive donne. Che dire: una volta c'era l'unguento magico, usato dalle nostre nonne, per le scottature, lo sciroppo miracoloso per la tosse, la supposta taumaturgica che ci faceva andare in bagno; ora, invece, c'è la favolosa pillola blu, amica e compagna risolutrice dei nostri (grandi e piccoli, a seconda delle misure...) problemi di disfunzione erettile e di magre figure. Da qui il famoso slogan: più viagra per tutti!

lunedì 10 dicembre 2007

quanti guardano la tv?


Questo post è dedicato principalmente a tutte quelle persone che, oltre a guardare la televisione distrattamente o con partecipazione attiva, amano leggere anche le statistiche. Sapere cioè qual'è il programma più visto della serata, la percentuale di share più alta, l'indice di gradimento. A tutto ciò contibuiscono i dati che vi propongo, estrapolati dalle rilevazioni dell'AUDITEL, l'organo preposto a questo tipo di statistiche. Per chi volesse saperne di più può cliccare qui (http://www.primaonline.it/allegati/file1313925047840.xls) e farsi un'idea degli ascolti delle principali tv. Buona lettura.

officina Italia


La politica italiana sta attraversando ultimamente un periodo frenetico e laborioso, stranamente oserei dire. Eravamo abituati, 30 anni fa, ad una sorta di immobilismo politico e partitico (il pentapartito, Andreotti, Berlinguer, Forlani, la DC, ecc...) che, paradossalmente, infondeva una certa sicurezza di stabilità e di efficienza nei cittadini ed elettori italiani. Esisteva una cristallizzazione di partiti e di uomini di potere che oggi, dopo l'era di Mani pulite, a volte rimpiangiamo e di cui avvertiamo una latente nostalgia. Recentemente, invece, siamo stati bombardati, mediaticamente parlando, da una sfilza di annunci di cambiamenti, di ristrutturazioni, di restyling politici che ci hanno un pò fatto girare la testa (oltre che altri organi di noi maschietti...), lasciandoci alquanto impreparati davanti a questo tourbillon senza sosta (e senza costrutto). Sembra proprio di trovarci davanti a una mega officina-carrozzeria in cui uomini, in tuta e con le mascherine sulla bocca e la vernice in mano, lavorano alacremente per ripresentare ai possibili acquirenti (elettori) le loro automobili (partiti) nuove, fiammanti, con il luccichìo della carrozzeria appena riverniciata, che nasconde, all'occhio distratto dei compratori, le magagne e le ammaccature della precedente mano di vernice...L'ultima utilitaria entrata nella mega officina Italia era targata AN. Ora, con la nuova punzonatura e con il nuovo restyling, la fiammante vettura del neopapà Fini si chiamerà "Alleanza per l'Italia" pronta a seguire la scia delle precedenti vetture, uscite dalla carrozzeria del Belpaese, dai nomi accattivanti: Partito del popolo e della libertà, Arcobaleno, partito della pagnotta...anzi no, quest'ultimo non mi pare...E adesso che queste fiammanti autovetture, con il loro nuovo libretto di circolazione, se la spasseranno nelle strade e autostrade italiane, alla ricerca di aree di servizio per fare il pieno (di voti) ingolfando il già caotico traffico politico, che succederà della officina-carrozzeria Italia? Verrà dismessa (magari ci sarà un piano di salvataggio affidato alla Fiom) e abbasserà la saracinesca, oppure rimarrà aperta ma inattiva, in attesa di nuovi clienti?...Propendo per la seconda ipotesi. Il lavoro (almeno in questo settore) non mancherà di certo, con tutte le auto (partiti) di grossa, media e piccola cilindrata in circolazione. E parcheggiate.

domenica 9 dicembre 2007

cara cocaina,...


...ti ho vista questa sera in tv. E non mi sei affatto piaciuta. Ti ho vista attraverso l'occhio impietoso e sincopato di una telecamera nascosta. Ti ho vista bramata dall'operaio e dal fighetto milanese. Ti ho vista anche finire in un attimo nelle narici di un ex carcerato, che si alza la mattina presto per andare a consegnare elettrodomestici. Ti ho vista appallottolata nella carta stagnola, passare rapidamente di mano da un marocchino a un pirla quarantenne, con il figlioletto in macchina. Ti ho vista cercata e scovata, dal fiuto di un cane poliziotto, in un'intercapedine di un appartamento. E ti ho vista, infine, all'interno di una busta di cellophane, sul tavolo freddo e spoglio di un commissariato di polizia di Milano: eri lì inerme ed immobile, non più coccolata e desiderata (stoltamente) dalle persone comuni, che hanno bisogno di te per sentirsi accettati dalla società (irreale) mentre la società (reale) riesce benissimo a vivere senza di te, e gira la testa per non guardarti in faccia mentre strappi la vita ad un altro tuo amante, illuso e abbandonato. Ti sto scrivendo queste poche righe, cara cocaina, perchè spero che tu possa leggermi questa sera, questa notte. E magari, leggendomi, troverai anche tu il coraggio di voltare la testa, lo sguardo, in modo tale da astenerti, almeno per questa notte, dal tuo macabro lavoro di mietitrice spietata e irrispettosa della vita altrui. Spero che dopo averti vista in tv questa sera, molti altri voltino lo sguardo al tuo passaggio, non facendosi abbagliare dal tuo diabolico candore e si affranchino definitivamente da te, cara cocaina...

la morte non ha colore


L'incendio di mercoledì notte, avvenuto nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, ha provocato 4 morti che sono state catalogate (dalla stampa, spero non dall'opinione pubblica) come morti bianche, intendendo con questo termine le vittime di "incidenti" sul lavoro ed ha riportato all'attenzione di tutti (in particolar modo del presidente del Consiglio) una piaga sociale ed umana talmente evidente da essere stata segnalata (poco tempo fa) addirittura dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che si era speso in parole, discorsi ed accorati appelli affinchè si intervenisse, con strumenti legislativi e di controllo, per porre fine a questo scempio che non ha precedenti. Le cifre parlano chiaro: nei primi 8 mesi di quest'anno ci sono stati 811 morti sul lavoro (esemplificativa la puntata di Speciale TG1, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=25943&idCnt=65559&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^SPECIALE+TG1#1) e 1 milione di infortuni. E tutto ciò, come se non bastasse, ha provocato (oltre all'umano cordoglio per le famiglie delle vittime) un danno economico alla collettività (vale a dire a noi) di 40 miliardi di euro, tra risarcimenti e danni alla produzione. E' proprio il caso di dire che la morte non ha colore. Non può essere nè bianca nè gialla nè nera: quando muore un operaio in una fabbrica per mancanza dei mezzi di sicurezza, quando muore una donna sulle strisce pedonali falciata da un rom ubriaco o quando muore una ragazza di 14 anni per colpa della malasanità no, non ci possiamo limitare al colore della morte, perchè la morte non ce l'ha. O meglio, il colore (purtroppo) è uguale per tutti, senza distinzioni nè di età nè di condizione sociale ed economica. Le morti dell'acciaieria torinese fanno rabbrividire ancor di più se si pensa che molti degli operai che vi lavorano hanno denunciato le condizioni di insicurezza e di stress, dovuto a quella folle corsa al ribasso dei costi e degli investimenti, dovuti per una qualsiasi azienda (in particolare nei settori dell'edilizia e della siderurgia), sacrificati sull'altare della competività e del risparmio, a fronte delle continue minacce di riduzione dei posti di lavoro, fino allo smantellamento totale. Con buona pace dei sindacati di categoria, arma spuntata ed inoffensiva, nelle mani ormai di un neocapitalismo dal volto feroce e dal cuore di pietra. E senza colore.

sabato 8 dicembre 2007

quel recidivo di Daniele Luttazzi...


Ma allora è un vizio! Sono bastate appena quattro settimane per far scoppiare un "nuovo caso Luttazzi" e per far scandalizzare ancora i vari benpensanti e massmediologi di turno. Certo, stavolta Daniele Luttazzi l'ha fatta grossa e maleodorante (per usare un riferimento a lui caro...), visto che nel corso della scorsa puntata del suo programma Decameron (in onda il sabato in seconda serata su la7) ne ha dette di cose un pò pesanti e poco eleganti, parlando della guerra in Iraq, di Berlusconi e di Giuliano Ferrara (per chi lo vuole riascoltare: http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=15157) e non facendo certamente felici nè gli estimatori del direttore del Foglio, nè tantomeno le alte sfere della televisione di Tronchetti Provera, che in un comunicato hanno deciso la sospensione del programma di Luttazzi "...per aver gravemente insultato e offeso Giuliano Ferrara che con la7 collabora da anni come coconduttore di 8 e mezzo. Le espressioni usate sono palesemente in contrasto con la satira e si configurano come una provocazione alla dignità e all'onore personale di un nostro collaboratore..."; il comico, plurirecidivo nelle sue performances un pò troppo sopra le righe, si ritrova ora ancora nell'occhio del ciclone politico e mediatico, con un serio danno alla sua immagine e con una conseguente (e altrettanto inevitabile) epurazione dagli schermi televisivi, dopo il famoso editto bulgaro di Berlusconi del 2002. Caro Daniele, va bene la libertà di espressione, di satira politica, ma effettivamente quando si scade di livello insultando e offendendo le persone, beh...una piccola riflessione la dovresti pur fare! Auguri.

venerdì 7 dicembre 2007

scalfari vs. bertinotti




Il grande vecchio del giornalismo italiano (dopo la scomparsa di Enzo Biagi) e fondatore de la Repubblica, nonchè scrittore e maitre à penser, Eugenio Scalfari, ha dedicato questa mattina l'editoriale del quotidiano romano al presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, dal titolo (che è tutto un programma) "Bertinotti e il dovere del silenzio". Non lesina virtuali legnate l'ottantatreenne giornalista di Civitavecchia all'ex segretario di Rifondazione Comunista, accusato di uso improprio di linguaggio e, soprattutto, di inopportunità istituzionale a proposito della famosa intervista, concessa proprio a Repubblica l'altro giorno, con la quale tratteggiava una situazione politica di governo molto vicino all'agonìa parlamentare. L'invito al silenzio, contenuto nel titolo del pezzo di stamani, sta proprio nell'indicare, all'ex segretario, il dovere (morale, personale e istituzionale) che un'alta carica dello Stato dovrebbe osservare, astenendosi da improprie "invasioni di campo" sul terreno dell'operato del governo Prodi. Giustamente, secondo me, Scalfari rimprovera aspramente Bertinotti, facendogli notare che l'indicata premorienza governativa è del tutto fuori luogo. In primis perchè in un anno e mezzo di operato, Prodi ha ottenuto significativi successi politici come ad esempio l'approvazione di due finanziarie (senza la richiesta del voto di fiducia), il recupero di un accettabile risanamento finanziario, una politica redistributiva non trascurabile, più equa e, in secondo luogo, perchè ha restituito all'Italia un ruolo predominante e primario sullo scacchiere della politica internazionale. Le continue, sterili ed inutili polemiche, all'interno della maggioranza, tra la sinistra radicale (di cui Bertinotti è punto di riferimento per il segretario di RC Franco Giordano) e gli altri componenti della coalizione hanno provocato, almeno agli occhi dell'opinione pubblica, un chiaro offuscamento dei risultati ottenuti dalla compagine governativa, a tutto vantaggio dei detrattori dell'opposizione e in particolare della banda berlusconiana. L'effetto collaterale dell'intervista di Bertinotti è stato quello di provocare un indebolimento anche del suo ex partito (Rifondazione), unito ad un inevitabile fallimento della strategia politica adottata dalla sinistra radicale, smentita sul campo dalla perdurante stabilità del governo Prodi, al di là di sgambetti, minacce di dimissioni e mancate spallate. E intanto il presidente del Consiglio comincia a scartare il panettone...Temo che una fetta, nonostante tutto, resterà indigesta al vecchio Fausto.