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mercoledì 28 novembre 2007

il panettone del Presidente

Mancano quattro settimane al Natale ed è già tempo di pensare ai regali. La pelliccia (magari ecologica) per l'amante, il notebook ultima generazione per il figliolo, il collier per la moglie, un abbonamento a Famiglia Cristiana per la suocera e così via...Questo per i comuni mortali, ma nelle stanze del potere (leggasi Palazzo Chigi e vie limitrofe) anche i politici sono alle prese con la fatidica lista dei regali natalizi. Un vecchio modo di dire, usato con frequenza in ambito calcistico e in quello politico, coniuga egregiamente l'atmosfera natalizia con la speranza di un insuccesso altrui, paventando la possibilità che il soggetto di turno non arrivi a mangiare il panettone a Natale. Si tratta di un augurio (malevolo e cinico finchè vi pare, ma nella natura delle cose in politica...) che da alcuni mesi una pletora omogenea di tutti i rappresentanti politici (di destra, di centro, della sinistra radicale) ha in cuor proprio, finalizzandolo alla caduta del premier bolognese, possibilmente prima di Natale. Ma, a quanto pare, i conti dei vari osti, frequentatori della zona del Parlamento, sono clamorosamente errati. Infatti il buon Prodi ne ha già mangiato uno di panettone. Quello dello scorso Natale che forse sarà rimasto indigesto al cavaliere e ai suoi ex alleati, speranzosi di poter tornare ad abitare a Palazzo Chigi e di rimettere mano ai loro interessi, strettamente personali. Ora la situazione si ripete e paradossalmente è anche migliorata per Prodi, visto le mancate spallate di sua emittenza e dei suoi accoliti, considerando non pervenute e rispedite al mittente le frecce avvelenate degli emendamenti sul voto della Finanziaria appena approvata e, in ultimo, preso atto che anche Dini e Rifondazione si stanno adeguando all'umore del momento rinunciando a propositi bellicosi e ostruzionistici. Alla fine, quindi, il buon passista emiliano sta tagliando il suo secondo traguardo di questo impervio gran premio della montagna politica e, con buona pace di tutti, sta salutando con la manina e con un filo di sorriso tra il sornione e il soddisfatto, augurandoci un buon Natale (soprattutto a chi se lo potrà permettere...) e regalandoci un virtuale panettone, quello che avrebbero voluto non fargli mangiare...

martedì 27 novembre 2007

Petruccioli & la Ciociara




Il presidente della RAI, Claudio Petruccioli, ha scelto ieri la sala mensa dell'ottavo piano di viale Mazzini a Roma per esternare un suo pensiero sulle recenti polemiche seguite alle intercettazioni RAI-Mediaset. Davanti ad un'assemblea di dipendenti tristi, incazzati e leggermente demotivati (almeno questi erano gli umori captati dai giornalisti presenti) il buon Petruccioli se ne esce con un'affermazione a dir poco infelice e senz'altro poco appropriata al momento, soprattutto dopo la manifestazione di sabato scorso contro la violenza sulle donne. Testualmente: "...la RAI è stata violentata in modo brutale e non da uno solo. Come la Ciociara si è rimessa in piedi e ha continuato a camminare. Capita purtroppo che per i benpensanti quella che ha subìto violenza, proprio perchè l'ha subìta, è una puttana e va trattata come tale. Un'ignominia alla quale mi ribello...". Ora, tirare in ballo un film culto, come quello di Vittorio De Sica, per dar man forte ad una tesi accusatoria come quella del presidente dell'azienda pubblica (una reprimenda di facciata, secondo me ovviamente) e garantirsi così un alibi eventuale a fronte di una probabile sfiducia (pesa ancora molto all'interno del CdA la vicenda del consigliere Petroni...) è un pò come -mi permetta, signor Presidente- farla fuori dal vasino...Parametrare le violenze subìte dalle donne, sia fisiche che psicologiche, con le beghe da quartierino mediatico dei due colossi televisivi è francamente un insulto alla coscienza e all'intelligenza di tutti noi, in particolar modo di quelli che continuano a pagare il canone RAI pur non avendo in cambio nulla, ma proprio nulla dal servizio pubblico radiotelevisivo. E certamente non possono bastare i vari Fiorello, Celentano, Fazio e Benigni ad indorare la pillola, amara e non digeribile, per sciropparsi programmi spazzatura e maleodoranti, privi di qualsivoglia etica di professionalità e di buon gusto, con l'aggravante anche dei costi milionari (in euro) elargiti a mani basse a tutti i componenti (compresi coloro che non ne hanno titolo) di oceaniche rappresentanze tecniche e giornalistiche made in mamma RAI. A questo punto era molto meglio l'era di Bernabei e di Agnes. A volte bisogna scegliere il male minore...

domenica 25 novembre 2007

alla ricerca del sesso (perduto)


Oggi voglio tornare a scrivere di un argomento, importante e scabroso, che già martedì scorso avevo in parte analizzato (vedi il post "modelli (dis)educativi") alla luce di un'inchiesta-sondaggio condotta dalla Società Italiana di Pediatria che ci ha svelato, purtroppo, un inquietante e inimmaginabile mondo degli adolescenti (o per meglio dire, bambini e bambine tra gli 11 e i 14 anni) infarcito si sesso, alcol e trasgressione. In altre parole una sorta di Italia in miniatura, una replica in formato mini della società attuale e del mondo degli adulti mutuato come esempio da imitare e sbandierato come accettazione dello status di integrato nel branco adolescenziale. Come se non bastasse, ieri sera su Rete 4 la trasmissione Tempi moderni, condotta da Ilaria Cavo (molto brava nel ruolo di introduttrice dei servizi, già nota firma del Secolo XIX di Genova e autrice del best seller, edito da Mondadori, dal titolo "Diciassette omicidi per caso" dedicato al caso del serial killer Donato Bilancia) si è occupata, in apertura, delle lolite e della mercificazione del sesso, dei rapporti non protetti e degli sballi con pasticche di ecstasy e alcol, hashish e sbronze colossali, gare insensate di sesso multiplo e senza precauzioni. Insomma, per dirla tutta, un vero e proprio shock da immagini, almeno per me, che non riuscivo a credere a quello che vedevo e, men che meno, a quello che sentivo. L'intervista alla giornalista del Messaggero, Marida Lombardo Pijola, autrice di un libro dedicato proprio a questo fenomeno ("Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa" edito da Bompiani), è stata chiarificatrice ed esaustiva sul mondo delle baby assatanate di sesso, le bambine che escono di casa in jeans e maglietta (per non allarmare i genitori) e che nei bagni delle discoteche si trasformano in lolite con tacchi a spillo e mutandine interdentali, calze a rete e trucco pesante, scimmiottando il mondo degli adulti e prendendo in prestito i modelli della società del tubo catodico : veline e letteronze, webcam girls ed escorts. Una sfrenata corsa alla ricerca del sesso, un pallottoliere senza senso di rapporti non protetti, una gara senza premi e senza vincitori nel nome di un'accettazione da parte dei loro simili, per non rimanere ai margini della nuova società dei baby trasgressivi, per non perdere il treno dell'effimera presenza nell'arido deserto rappresentato dai filmati di You Tube o di Myspace, icone snaturate e diseducative della comunicazione del ventunesimo secolo!

venerdì 23 novembre 2007

le mutande di Amanda


La bulimia giornalistica che circonda il caso Meredith da ormai tre settimane, in maniera ininterrotta, ha prodotto anche oggi un nuovo mostro mediatico, un nuovo anello satellitare inglobato e fagocitato dai mass-media ed in particolare dal telegiornale (a mio avviso) più alla ricerca di scoop di basso livello. Stiamo parlando del commerciante di Perugia che ha segnalato, agli inquirenti che si occupano del delitto della giovane universitaria inglese, la presenza di Amanda e di Raffaele nel suo negozio il giorno dopo il fattaccio. La sollecitudine e la puntigliosità nella testimonianza resa alle forze dell'ordine, da questo integerrimo negoziante di mutande e di autoreggenti, ha fatto sì che gli affamati di notizie morbose e scollacciate siano stati messi nella condizione di sapere che Raffaele Sollecito aveva regalato un paio di mutande ad Amanda Knox. Ma il gesto, forse naturale per i feticisti o per gli amanti dell'intimo, non è sfuggito al solerte negoziante che, in un attacco di voyeurismo commerciale, si è affrettato a far sapere che il tenore della conversazione tra i due giovani era imperniato sulla richiesta di una notte di sesso selvaggio di Raffaele ad Amanda, le cui mutande dovevano essere il là propiziatorio all'evento pruriginoso. Come se non bastasse, il telegiornale (forse più pruriginoso che ci sia sulla piazza) di Italia1, Studio Aperto, ne ha dato oggi ampio risalto, aumentando il convincimento in chi vi scrive che, da quando è rimasto orfano del direttore Mario Giordano (passato a dirigere il Giornale di Paolo Berlusconi) il tg di Giorgio Mulè abbia proprio imboccato una ripida discesa verso il fondo della scadente qualità di telegiornaletti da avanspettacolo. E tutto questo anche grazie alle mutande di Amanda.

chi è l'esperto di parrucche?


Mi sono fatto questa domanda stamattina non dopo essermi guardato allo specchio ma semplicemente dopo aver visto in tv (Canale5, ore 9) l'intervento di Pierferdinando Casini nel corso della trasmissione Panorama del giorno condotto da Maurizio Belpietro. Disquisendo del più e del meno, analizzando gli effetti politici e non, derivanti dalle dichiarazioni del cavaliere (a proposito di parrucconi e parrucche, immagino sia certificata la competenza in materia del novello Re Sole meneghino...) elargite a piene mani negli ultimi giorni, lasciandosi andare a questa sorta di boutade post finanziaria, con strizzatina d'occhio alla francese, che hanno suscitato clamori e risentimenti all'interno della ormai ex coalizione di centrodestra. Casini ha testualmente risposto alla domanda di Belpietro: "...io la parrucca non ce l'ho, qualcun altro non lo so. Chieda a lui, l'esperto di parrucche è lui, non io..." rincarando poi la dose di critica prettamente politica affermando. "...Berlusconi ha fondato un partito dal tetto di una macchina e oggi si pone invece il problema che, nell'obiettivo di aggiungersi qualcuno, rischia di perdere qualcun altro..." ponendo l'attenzione sulla acclarata insoddisfazione (sua e di Fini in primo luogo) e fastidio, politicamente elevato, generato dalla mossa a sorpresa del cavaliere di decretare la fine di Forza Italia e di dar vita ad un nuovo (anche se è un semplice restyling) partito, del popolo e della libertà, almeno stando alle intenzioni di sua emittenza. Lo scenario che si presenterà, a mio modesto avviso, sarà quello di una triplice formazione di aggregazione politica. Lo schieramento veltroniano dell'appena costituito Partito Democratico (e dei suoi satelliti orbitanti, come Rutelli, Fassino e forse D'Alema), quello berlusconiano (con i soliti noti, come Bondi, Bonaiuti, Brambilla e forse Storace) e infine l'ultimo schieramento chiamiamolo finiano (con partecipazione forse di Casini) che avrà peso soprattutto come ago della bilancia in una eventuale contrapposizione elettorale del prossimo anno tra i due principali contendenti (Veltroni e Berlusconi). Speriamo che qualcuno si ricordi che ci sono anche gli elettori...

giovedì 22 novembre 2007

il grande orecchio


Non ne sentivamo proprio la mancanza. Il valzer delle intercettazioni, riguardanti le conversazioni telefoniche tra la responsabile RAI dei palinsesti (Debora Bergamini) e il responsabile delle informazioni Mediaset (Mauro Crippa) avvenute tra il 2004 e il 2005, pubblicate su la Repubblica a firma Walter Galbiati ed Emilio Randacio, ci hanno fatto ritornare con la memoria all'estate di due anni fa. L'estate dei furbetti del quartierino, il periodo del famoso bacio in fronte di Giampiero Fiorani ad Antonio Fazio, delle telefonate che a volte, leggendole con un misto di rabbia e ilarità, mi facevano pensare più a quelle che faceva Teo Mammucari nelle prime due edizioni del programma televisivo di Raidue Libero che non a quelle tra personaggi dell'alta finanza, della politica e della odontoiatria...No, proprio non ne sentivamo la mancanza, oggi, di tutta la girandola telefonica (ascoltata in gran segreto dalla Guardia di Finanza nell'ambito di un'inchiesta sul fallimento della HDC di Luigi Crespi, ex fidato sondaggista di Berlusconi...) che ci ha svelato una centrale unificata d'informazione (Rai-Mediaset), omologata e addomesticata, al servizio cieco e totale del berlusconismo in quel momento al potere (mi sarebbe sembrato strano il contrario). Un altro caso, tanto per cambiare, di malcostume politico targato biscione, dove sua emittenza, in barba al conflitto d'interessi più volte segnalato, pilotava in forma occulta una squadra di manager dell'informazione (di Mediaset, ma con la connivenza dell'azienda radiotelevisiva di Stato) che, con mosse concordate sui palinsesti televisivi, coprivano notizie politicamente sfavorevoli al cavaliere. Niente di nuovo, comunque, visto la nota recidività in materia di sua emittenza e della sua corte dei miracoli. Ormai ci stiamo morbidamente adagiando in un'assuefazione da scandalo (o presunto tale) politico e mediatico, dove tutto viene triturato e metabolizzato, dove il più pulito ha la rogna e dove ancora esistono figure (o per meglio dire, loschi figuri) alla ricerca della prima pietra da scagliare...Eh sì, in questo momento avverto la mancanza di Stefano Ricucci. Speriamo torni presto sulla scena. Almeno ci facciamo due risate di vero cuore!

mercoledì 21 novembre 2007

un altro inciucio?


E ormai non si parla d'altro. Il possibile (e temuto, dalla sinistra radicale) incontro tra Walter e Silvio, annunciato da destra, non ancora confermato da sinistra, con lo scopo politico di preparare una sorta di nuova Bicamerale per evitare il possibile referendum sulla legge elettorale della prossima primavera (la Corte di Cassazione si pronuncerà tra non molto) e per parlare di nuove riforme a 360°, sta mettendo in fibrillazione non solo le segreterie politiche di alcuni partiti, ma sta anche solleticando l'interesse giornalistico di firme di primo piano di quotidiani di prestigio, connotando il momento particolarmente frizzante di dialettica e discese in campo nell'alveo della res publica. Ho letto stamani tre articoli di ottima fattura (condivisibili o meno) che riguardavano gli echi politici e d'informazione scaturiti dalla furbesca mossa del cavaliere di far nascere il Partito del popolo della Libertà. Il primo che ho letto, in prima pagina su Il Foglio diretto da Giuliano Ferrara, è intitolato "A pensar male" (un incipit mutuato dalla famosa frase di Giulio Andreotti "...a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina..."): in questo articolo l'estensore (probabilmente lo stesso Ferrara) mette in risalto quello che a suo giudizio è lo stato d'animo attuale di Prodi, un pò nervoso e un pò preoccupato per la mossa di Berlusconi (già fatta) e per quella di Veltroni (che potrebbe fare), in una sorta di partita a scacchi dove sovente (nei momenti canonici di difficoltà) è richiesto imperativamente l'arrocco. Il secondo articolo che ho letto è quello a firma di Stefano Cappellini su il Riformista, sempre in prima pagina, intitolato " Silvio e Walter: incontro vicino, intesa lontana " dove si analizza (con l'humor politico riconoscibile del giornale diretto da Paolo Franchi) il febbrile lavoro degli sherpa (proprio così li ha definiti Cappellini) dei due schieramenti, Goffredo Bettini per l'ala veltroniana e Gianni Letta per l'ala berlusconiana. Ma l'articolo che più mi è piaciuto (e di cui sottoscrivo anche le virgole) è quello sul Corriere della Sera a firma Aldo Cazzullo dal titolo " Silvio e Walter i nemici destinati a dialogare ", un lungo ritratto (occupa praticamente l'intera pagina 6 del Corriere) dei due attuali contendenti della scena politica in odore di alleanza o, peggio ancora, d'inciucio. Lo stile giornalistico di Cazzullo è risaputo: asciutto, ironico, mai sopra le righe. Tende a far capire al lettore quello che veramente è da intendere e non da sottointendere, usando, quando serve, il bastone della critica feroce ma anche la carota della lode e del riconoscimento dovuto ai personaggi in questione. Ciliegina dell'articolo è una foto che ritrae Berlusconi e Veltroni ad una festa dell'Unità del 1986 in atteggiamento confidenziale. Che sia una ouverture di cui preoccuparsi o solo un innocuo amarcord politico degli anni Ottanta? Chi vivrà...

martedì 20 novembre 2007

modelli (dis)educativi


La notizia che oggi mi ha fatto più riflettere (e lasciato anche un pò sconcertato) è quella pubblicata a pagina 8 del Corriere della Sera a firma Alessandra Arachi, dove si analizza un fenomeno che mai avremmo voluto commentare. Quello delle ragazzine (12-15 anni) che, secondo un rapporto del 2006 a cura della Società dei pediatri italiani, su un campione di 1.251 bambini (maschietti e femminucce) l'84,9% ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali non protetti! E come se non bastasse, quasi il 90% di loro fa abitualmente uso di canne (non certamente con la funzione di rabdomante...), bevono alcolici con naturale frequenza, escono da soli la sera tardi, si fanno piercing, tatuaggi e quant'altro per poter essere accettati e riconosciuti dai rispettivi gruppi che frequentano. Il tutto, come giustamente sottolinea lo psichiatra dell'età evolutiva Gustavo Charmet, grazie anche (esclusivamente) all'eredità diseducativa lasciata in dote da molti genitori come quelli, in particolare, post sessantottini o post-movimentisti (1977) che volevano diversificare i modelli culturali in auge nel periodo storico in cui avevano vissuto e che, forse sperando in un salto generazionale senza rete, volevano trasmettere ai loro figli (le bambine di oggi appunto) accelerandone la capacità di socializzazione e integrazione, scevra di paure, sensi di colpa e di falsi miti. Oggi, bisogna ammetterlo, le bambine sono molto cambiate sia nei gesti che nelle parole che nel look, in particolar modo coadiuvate anche dalle loro seconde mamme (la tv delle veline e delle letterine) tutte paillettes e lustrini, minigonne e tette al vento, labbra carnose e sguardi ammiccanti, senza più remore o freni inibitori, mettendo paradossalmente in difficoltà i maschietti odierni, impreparati ad una totale esplosione di usi e costumi che rasentano l'hard, con tutto ciò che ne consegue. Immagino la reazione di qualche genitore che oggi per caso sta leggendo questo blog e non il pezzo sul Corriere, e che magari si trova impreparato ad affrontare l'argomento e la soluzione che se ne richiede. Posso suggerire di leggere un libro inchiesta di Marida Lombardo Pijola, giornalista del Messaggero, dal titolo "Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa" edito da Bompiani. A volte anche un buon libro può essere un coadiuvante per guarire (o cercare di farlo) da una malattia che non va via come un semplice raffreddore di stagione. La malattia del cuore arido e della incomunicabilità.

lunedì 19 novembre 2007

chi ha paura di Saviano...


Il mio post odierno trae spunto da una notizia pubblicata di spalla a pagina 20 del Corriere in edicola oggi. Il libro di Roberto Saviano (che tra l'altro consiglio caldamente a quei pochi che ancora non l'avessero letto) è stato al centro di un colloquio (intercettato dagli inquirenti) tra un boss della camorra (Stefano Ranucci) e l'avvocato di fiducia di Antimo Ranucci, attualmente in regime di 41 bis nel carcere di Novara. Cosa ha a che fare il libro di Saviano Gomorra con l'avvocato e il boss? Di sicuro non era un semplice "consiglio per gli acquisti" dato da Ranucci per favorire le letture dell'affiliato detenuto, ma semplicemente era l'oggetto della preoccupazione del legale, che avendo presentato al Tribunale di Sorveglianza una richiesta di revoca del regime di 41 bis, aveva auspicato che il libro non fosse capitato nelle mani del presidente del Tribunale medesimo, proprio perchè c'è un capitolo dedicato a Sant'Antimo e al clan Ranucci. Ovviamente immagino che il legale abbia fatto incetta del best seller di Saviano in tutte le librerie di Novara, per evitare che una copia potesse arrivare sul tavolo del Giudice. Intervistato sulla inusuale forma di pubblicità, scaturita dalla intercettazione dei carabinieri, il giovane scrittore di Casal di Principe ha fatto presente "...che è partita una tendenza che sta mettendo molta paura a questi clan...Soprattutto, ed è l'aspetto determinante, il pubblico vuole sapere..." Sollecitato dal giornalista in ordine al suo stato attuale di scortato e di protezione, Saviano ha risposto che "...non ci si abitua mai ad essere minacciato, ma rifarei tutto quello che ho fatto anche se riconosco che a volte questa condizione mi pesa...". Un ottimo esempio di civiltà e di coraggio da parte di Roberto Saviano, che alla sua giovane età (27 anni) ha voluto dare un segnale quasi mai recepito dalle istituzioni e dalla politica in generale, ma che, indubbiamente, il grosso successo editoriale di Gomorra ha contribuito a risvegliare le coscienze di molti italiani. Un esempio che mi auguro non rimanga isolato...

domenica 18 novembre 2007

un saluto ad un amico


Ho deciso di pubblicare questo breve post unicamente per salutare un caro amico che è tornato a leggere questo blog (e spero gli altri due) dopo la mia forzata assenza. Caro Mauro, mi rivolgo proprio a te: grazie prima di tutto per la tua amicizia e la tua stima, che non hai mancato di dimostrarmi in questi anni. Grazie in secondo luogo per avermi mandato il tuo commento sul mio precedente post (che ho prontamente pubblicato), poche righe ma sentite e sincere, come d'altronde in tutte le altre occasioni in cui hai lasciato dei tuoi pensieri a sostegno dei miei scritti. Spero, paradossalmente, che in qualche occasione ci sia anche un tuo dissenso, su quello che scrivo, altrimenti potremmo dare l'impressione di essere proni verso le nostre rispettive tesi telematiche. Bentornato dunque, caro Mauro, e in attesa dei tuoi prossimi commenti, ti saluto e ti ringrazio ancora con un fraterno abbraccio.

Severgnini e l'ipnosi


Un bell'articolo di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera di oggi, intitolato "Perugia e la forza di un delitto perfetto" mi riporta a interessarmi dello strascico mediatico enorme, e non sempre comprensibile, seguito all'omicidio di Meredith Kercher , la giovane studentessa inglese uccisa il primo novembre scorso. La tesi giornalistica enunciata in questo articolo da Severgnini è che siamo di fronte a una sorta di delitto perfetto e pressoche globale, visto il coinvolgimento (tra vittima e presunti autori) di una ragazza americana di 20 anni (Amanda Knox), di un congolese di 38 anni (Lumumba Diya detto Patrick) di un italiano di 23 anni (Raffaele Sollecito) oltre alla 22enne anglosassone Meredith, per non parlare del codiddetto quarto uomo, africano anche lui. Dicevo dell'enorme attenzione mediatica: proprio l'altra sera Enrico Mentana, nel suo Matrix, ha riproposto l'ennesima puntata sul delitto di Perugia, ospitando Barbara Palombelli (per una volta orfana di Bruno Vespa) e Massimo Picozzi, criminologo e scrittore. Seguendo gli sviluppi dell'indagine, gli approfondimenti sia televisivi che della carta stampata, oltre che agli interventi nella blogosfera (soprattutto in merito al blog di Sollecito), preso atto che la stampa inglese segue con inusitata attenzione questo caso, sottolineato che anche la CNN (nella fattispecie il suo sito) dedica ampio spazio all'evento, mi chiedo: è in atto una globale richiesta di sapere chi è l'assassino/a o è solo una pantagruelica e pruriginosa voglia di sapere i retroscena, magari a luce rossa, di quella tragica sera? Il buon Severgnini la vede in modo giornalisticamente ineccepibile, diversamente da me che non sono un professionista del settore, ma gradirei sapere su questo tema qualche esternazione di chi sta leggendo questo post, anche per dare una diversa chiave di lettura al delitto di Perugia.

sabato 17 novembre 2007

e bravo Fini!...


Una notiziola da leccarsi le orecchie (come direbbe il buon Greggio) che più gossippara non si può: il leader di AN sarà di nuovo padre a 55 anni suonati grazie alla sua nuova fiamma (non c'entra nulla il partito...) Elisabetta Tulliani, 20 anni di meno, bionda, abbastanza procace, show girl con in tasca una laurea in Giurisprudenza,all'ottavo mese di gravidanza. Insomma, come dire: e bravo Fini, proprio un bel colpo ha dato, ritrovandosi suo malgrado nei discorsi non prettamente politici o conferenzieri, ma più prosaicamente in quelli da parrucchiere o da bar. Certo, ora quadrano i conti dei discorsi allusivi che si facevano questa estate dopo la clamorosa separazione dalla sua legittima consorte Daniela Di Sotto in Fini, con tanto di comunicato stampa letto dal noto avvocato (in quota AN) Giulia Bongiorno che a metà giugno alimentò il placido stagnante laghetto del gossip estivo post-Corona. Le notizie di stampa riportano che la liason amorosa tra il leader di AN e la Tulliani risalirebbe a due anni fa, nascosto ai riflettori della cronaca rosa, ma non evidentemente alla signora Daniela...A quanto pare quindi, con il senno del poi, il presunto flirt con la Stefania Prestigiacomo era tutta una manovra per sviare e per allontanare l'attenzione mediatica dalla Tulliani, una strategia ben riuscita a quanto pare. Proprio di ieri la notizia che i vertici Mediaset si sono scusati con Fini per il servizio di Striscia la Notizia che aveva fatto infuriare non poco Gianfranco (che aveva sottolineato l'attacco strumentale e inconcepibile alla sua privacy e a quella della sua compagna) soprattutto perchè molti avevano letto tra le righe una longa manus da parte del cavaliere, forse leggermente geloso del fascino e del carisma da conquistatore di cuori femminili di Fini, che a questo punto metteva in discusione anche la leadership in fatto di topa di sua emittenza (che notizie non infondate dicono collezionista di una venticinquina di amanti o presunte tali) e quest'altro affronto, dopo la mancata spallata al governo Prodi, non se lo poteva proprio permettere...Attendiamo ora fiduciosi una notizia di gossip che magari proprio Striscia potrebbe dare. Il Berlusca diventa di nuovo padre a 71 anni grazie alla sua nuova compagna Mara Carfagna...Che scoop! E poi ci si lamenta di non incentivare le nascite...

venerdì 16 novembre 2007

le previsioni (rovinose) del cavaliere


Debbo confessare che attendevo con malcelata ansia, mista a speranza, la votazione finale sulla Finanziaria al Senato. Avevo seguito negli ultimi giorni le votazioni (troppe) e gli interventi (prolissi e ripetitivi dalla Cdl) che si sono susseguiti fino a ieri sera. Grazie al canale di SKY (824 del bouquet) mi sono immerso nell'aula del Senato con una non-stop fino alle ore 23 e oltre, apprendendo con soddisfazione che il governo Prodi aveva superato l'esame, con 161 voti favorevoli contro i 157 contrari, a dispetto delle funeree attese del centrodestra (in particolare di sua emittenza) che sperava nella famigerata spallata con cui far cadere l'Esecutivo. Le ha provate tutte il centrodestra per far implodere (termine molto caro al berlusca) il governo Prodi: prima una sfilza interminabile di emendamenti e subemendamenti (fortunatamente ridotti della metà), poi con gli interventi di senatori di Forza Italia (in particolare si sono distinti Azzollini e Novi) oltre che di Alleanza Nazionale e della Lega Nord (in primis Castelli) finalizzati a chiedere verifiche, postille, aggiunte o cambiamenti agli ordini del giorno per poter creare quel pericoloso reticolo di melina politica e istituzionale cercando, inutilmente però, di sfiancare la resistenza di quei senatori che ancora erano incerti se votare SI' alla Finanziaria ( vedasi DINI e BORDON). La coalizione di centrosinistra ha retto benissimo l'onda d'urto delle 700 e più votazioni, solo in due occasioni la maggioranza è andata sotto, gli emendamenti più importanti hanno superato i trabocchetti melliflui disseminati dal centrodestra e alla fine, l'applauso liberatorio del semicerchio del centrosinistra ha salutato la comunicazione della votazione da parte del presidente Marini (che addirittura era stato criticato per non aver fatto rispettare la giornata del 14 novembre come data della votazione finale) con buona pace, immagino, di sua emittenza che ha dovuto mandar giù un bel rospo (nessun riferimento a Dini...) aiutato, presumo, nell'operazione da quel simpaticone di Sandro Bondi e dal suo portavoce-ombra Bonaiuti. Credo che ora ci sarà un serrato confronto tra i due galli nel pollaio della Cdl (Fini e Berlusconi): il primo ha già chiesto una verifica e una svolta all'interno della coalizione, il secondo ha risposto a brutto muso che non cambia niente e che lui rimane sempre il capo e che il capo non si discute, anche perchè "...l'unico che si sia dato da fare nella direzione indicata dagli italiani sono stato io. Il resto è soltanto politichese da professionisti della politica ormai lontani dalla realtà." Non vorrei sbagliarmi, ma il bue che diceva cornuto all'asino è sempre esistito anche prima della discesa in campo dell'unto dal Signore...

giovedì 8 novembre 2007

il cavaliere dalla memoria corta


Ci voleva la morte di Enzo Biagi per far affiorare a livello di galleggiamento mnemonico il famoso editto bulgaro emanato dal cavaliere nel 2002 in occasione di una visita a Sofia. Interpellato dai cronisti sui sentimenti che poteva provare alla notizia della morte del famoso giornalista bolognese, sua emittenza ha colto l'occasione per smentire clamorosamente quello che tutte le televisioni avevano mandato in onda in quella sciagurata occasione. Praticamente la sua memoria presentava una gigantesca falla, un ciclopico buco nero che aveva misteriosamente risucchiato le parole (quelle sì criminose, altro che) dette in quella conferenza stampa e passate alla storia (non certamente con la esse maiuscola) determinando l'allontanamento dal video di Stato per 5 anni per Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, quest'ultimo ritornato da sabato scorso su la7. Devo dire che l'espressione usata recentemente da Rutelli (faccia di bronzo) nei confronti del cavaliere è quantomeno light rispetto a quello che meriterebbe davvero sentirsi dire uno che fa un uso criminoso della menzogna, uno che riesce a dire il falso anche sotto giuramento in un'aula giudiziaria, uno che smentirebbe anche la madre se mai dicesse che è stato un bravo bambino e che non ha mai messo le mani nella marmellata...Aspettiamoci dal cavaliere prossimamente un suo discorso sulla piazza Rossa di Mosca, davanti al gotha sovietico, mentre dichiara davanti a tutte le televisioni del mondo che in fondo Stalin non ha fatto un uso criminoso della dittatura. Era solo un pochino irrequieto, niente di che...